Prima e dopo la Costituente: il governo debole

di Guido Melis
Abstract

La parola «governo» inteso come istituto nello Statuto albertino non c’è. Appare nel dibattito di fine secolo, che risente dei modelli europei. La guerra mondiale è l’epoca del governo-protagonista. La riforma esalta la Presidenza del consiglio, mentre spinge ai margini il Parlamento. Negli anni pre-costituenti il tema ritorna ma è marginale. Vezio Crisafulli scrive nel 1944 e poi nel 1945 che il regime pre-Costituzione soffre di una difettosa legittimazione, perché esiste un governo senza Parlamento. Giorgio Amendola vede la legittimazione del governo nel CLN. Ma poi questa idea viene accantonata. Tra gli azionisti Calamandrei pensa a un governo forte, ma compensato dalle autonomie. I socialisti oscillano, con l’eccezione di Massimo Severo Giannini, l’unico che guarda anche all’apparato di governi cioè all’amministrazione. I cattolici trascurano per lo più il governo. In Costituente prevalgono due preoccupazioni: evitare l’instabilità governativa ma anche scongiurare il governo tiranno.