n. 4 - 2020 ottobre / dicembre
La condizione attuale della scienza giuridica europea alla luce del saggio di Carl Schmitt
A partire dal saggio di Carl Schmitt su La condizione della scienza giuridica europea, nell’articolo si esaminano la struttura e le caratteristiche della scienza giuridica europea. In particolare, si analizzano quattro questioni fondamentali. Innanzitutto, si spiegano la funzione e l’ambito della scienza giuridica europea. Successivamente, ci si interroga su quali materie, questioni e impostazioni appartengano a tale scienza e su quali basi. Si affronta, inoltre, il tema dell’autonomia della scienza giuridica europea. Infine, si offre una disamina del problema dell’egemonia tedesca. La scienza giuridica europea di Schmitt si basa su quella tedesca, postulandone la centralità. Oggi si può dire che vi sia un’egemonia tedesca nello spazio giuridico europeo?
Il regime concessorio dei giochi e delle scommesse pubbliche
In sé l’attività ludica potrebbe essere libera perché non presuppone l’uso di una risorsa scarsa. Tuttavia il regime di riserva e la concessione come modalità di accesso assicurano un flusso costante di entrate all’erario e regolamentano l’esercizio dell’attività di gioco, impedendo che prevalgano in tale settore fenomeni illegali e clandestini. Proprio le esigenze di ordine e sicurezza pubblica sono il presupposto che rende il modello concessorio compatibile con il diritto dell’Unione europea. Muovendo da ciò nel saggio sono esaminate le tipologie concessorie, le caratteristiche del concedente, il regime delle sopravvenienze normative e dei rischi di impresa. La concessione di giochi attribuisce una «patente di legittimità» mirante a consentire l’esercizio di un’attività per sua natura vietata data l’incisione su molteplici interessi pubblici rilevanti. Per tale, si intende dimostrare come vi sia una distorsione dell’istituto concessorio in cui i vincoli pubblicistici prevalgono sull’assetto negoziale. Il concessionario è chiamato ad assumere responsabilità e rischi tradizionalmente allocati presso l’autorità pubblica in proporzione alle risorse finanziarie che il sistema economico è in grado di drenare.
Le concessioni autostradali: un paradigma autonomo?
Le concessioni autostradali rappresentano il modello prevalente della costruzione e gestione delle autostrade in Italia. L’istituto, originatosi negli anni Venti del Novecento, permette l’afflusso di capitali privati e gestioni imprenditoriali nel settore. È questa la ragione per la quale appare necessario allo sviluppo di questo settore. Il diritto europeo, in generale, qualifica le concessioni in termini contrattuali. Sicché esse si avvicinano agli appalti di lavori e di servizi. Permangono però differenze sostanziali. Nelle concessioni è trasferito sull’aggiudicatario il rischio operativo (nella specie il rischio traffico). I concessionari autostradali, inoltre, gestiscono l’offerta di un servizio di trasporto passivo. Proprio questa ultima circostanza implica che la regolazione tariffaria sia sottoposta alla regolazione dell’autorità indipendente di settore. Ne discende che una parte cruciale del contratto di concessione risulta modificabile da un soggetto diverso tra le parti del rapporto concessorio. Questo assetto, introdotto dal «decreto Genova», è controverso. Esso segna il ritorno alla logica dell’equilibrio economico finanziario in luogo della massimizzazione della rimuneratività del capitale investito.