La partecipazione dei privati alle decisioni pubbliche. Saggio di diritto comparato

di Sabino Cassese
Abstract

La partecipazione dei privati alle decisioni pubbliche ha duplice rilievo. In primo luogo, permette di definire l’equilibrio tra Stato e cittadino. In secondo luogo, essa si colloca sul crinale fra i tre principi che reggono i poteri pubblici, quello di autorità, quello di giustizia e quello di democrazia. L’equilibrio tra i tre principi è molto precario. Espressione di tale precarietà sono l’indebolimento dell’amministrazione che deriva dall’eccessivo affidamento sulla partecipazione dei privati, l’overjudicialisation dell’attività amministrativa provocata dall’utilizzo di formule giudiziarie per la partecipazione dei privati e i problemi suscitati dall’utilizzo della partecipazione quale surrogato della democrazia. Il modo migliore per studiare il problema è quello comparativo. L’analisi comparata dell’istituto svolta nel saggio è articolata sulla base della distinzione fra diversi modelli e non è incentrata esclusivamente sulla contrapposizione di ordinamenti statali (Francia, Stati Uniti e Regno Unito), ma comprende anche l’area sopranazionale (Unione europea) e transnazionale. Inoltre, superando il pregiudizio positivistico che spinge alla comparazione di norme, presta particolare attenzione alla giurisprudenza. Le decisioni del Conseil d’Etat, della Corte Suprema degli Stati Uniti, dell’House of Lords, del Tribunale delle Comunità europee e del Compliance Advisor/Ombudsman dell’International Finance Corporation sono poste alla base della comparazione fra gli ordinamenti. L’esame comparativo permette di evidenziare le similitudini e le differenze fra i diversi modelli e fornisce lo spunto per alcune considerazioni generali, che, nella parte conclusiva, vengono riferite alle relazioni che la partecipazione intesse con l’azione amministrativa, la giustizia e la democrazia.