La Costituzione italiana e la separazione dei poteri: le scelte dell’Assemblea costituente tra modelli storici e contesto politico

di Giacomo D'Amico e Diletta Tega

La Costituente non fu interessata ad elaborare una compiuta riflessione teorica del concetto di separazione dei poteri. La molteplicità dei poteri garantita nel nuovo testo costituzionale dimostra come venne accantonato il principio di divisione dei poteri inteso nella sua veste storica, in particolare di derivazione americana. La Costituente disegnò una sorta di pluralismo e coordinamento dei poteri. La separazione dei poteri fatta propria dalla Costituzione può essere intesa alla maniera in cui lo fa Maurizio Fioravanti, e cioè, come l’intento di impedire l’accumulo di troppo potere da parte di un soggetto politico. Pesò su tutto il dibattito costituente il complesso del tiranno: dopo la caduta del regime fascista, i Costituenti decisero di attribuire pochi poteri al governo, nel timore che condizioni di autoritarismo potessero in futuro ricrearsi. Influì molto anche il veil of ignorance in cui versavano i partiti in riferimento all’incertezza dei risultati che avrebbero conseguito nelle elezioni che si sarebbero tenute, appena conclusi i lavori della Costituente e, di conseguenza, a quale dei due blocchi in cui il mondo si stava dividendo l’Italia sarebbe appartenuta. Più in generale, nessun potere del nuovo ordinamento repubblicano avrebbe dovuto essere in grado di prendere il sopravvento sull’altro.