Il problema dei rapporti tra la Banca centrale europea e l’Autorità bancaria europea

di Sveva del Gatto

 

A pochi anni dall’istituzione dell’Autorità bancaria europea, l’architettura europea della vigilanza finanziaria, con specifico riferimento al settore bancario, è cambiata radicalmente. Con l’approvazione del Meccanismo unico di vigilanza, il legislatore europeo si è, infatti, in parte discostato dalle scelte appena fatte e ha concentrato i poteri di vigilanza in capo a un’unica autorità, la Banca centrale europea. Il ruolo dell’ABE come regolatore europeo del settore bancario, resta, in apparenza immutato, ma il nuovo assetto pone numerosi problemi per quanto riguarda i rapporti tra ABE e BCE nell’esercizio, da parte di quest’ultima, dei nuovi poteri di vigilanza. Le norme del regolamento n. 1024/2013, al riguardo, si limitano a prevedere generici doveri di cooperazione che, tuttavia, non sembrano sufficienti. L’articolo si sofferma, dunque, sui problemi derivanti dal nuovo riparto di competenze tra ABE e BCE in materia di regolazione e vigilanza nel settore bancario. Si analizzeranno, in particolare, i casi in cui le funzione delle due autorità vengono in parte a sovrapporsi creando potenziali rischi di conflitto e di inefficienze.
Infine le conclusioni argomentano che, in un sistema di supervisione bancaria complesso, quale quello esistente a livello europeo, si pone, in modo stringente, l’esigenza di meccanismi di coordinamento e di norme chiusura che garantiscano un corretto ed efficace esercizio della supervisione. Andrebbe inoltre, perseguita, in modo più deciso, la scelta di assegnare all’ABE un ruolo di supremazia funzionale nei confronti delle Autorità di vigilanza, BCE compresa, rendendola a tutti gli effetti, nello svolgimento di alcune funzioni, l’autorità di ultima istanza e non relegarla invece, come oggi accade, al ruolo di
«overarching umbrella which had no teeth».