Il mandato parlamentare tra “contrattualizzazione” e rischi di trasformismo

di M. Macchia
Abstract

Il contratto per il governo del cambiamento e lo statuto del gruppo parlamentare M5S mettono in discussione l’articolo 67 della Costituzione, in forza del quale ogni parlamentare esercita le sue funzioni senza vincolo di
mandato per contrastare il fenomeno del trasformismo. Ma può essere privatizzata la rappresentanza politica? Può essere contrattualizzato l’indirizzo politico in modo che il titolare dell’ufficio parlamentare si autoregolamenti
aderendo volontariamente a piegare la propria libertà di mandato politico? Indagata l’indipendenza dei parlamentari e le strette connessioni con la disciplina di partito, l’articolo si sofferma sui correttivi alla tendenza trasformistica. Si dimostra in questo modo che i correttivi contrattuali sono illegittimi costituzionalmente perché il parlamentare non dispone del suo status e non è legittimato ad accettare di sottostare a sanzioni in caso di inottemperanza alle indicazioni ricevute. Mentre i correttivi di stampo istituzionale — come i regolamenti parlamentari — sono efficaci e legittimi perché, pur tutelando il libero formarsi della volontà del singolo parlamentare, razionalizzano il rapporto tra membro della Camera e gruppo di appartenenza.