Oggigiorno, la questione abitativa rappresenta una delle maggiori sfide per l’ordinamento nel suo complesso. Essa è generata da molteplici fattori, tra cui possono annoverarsi le scelte di autonomia privata volte a mantenere gli immobili di proprietà in stato di inoccupazione. È peculiare constatare come diversa sia l’attenzione riservata dall’ordinamento alle vicende dell’abbandono e della inoccupazione degli immobili: se il contrasto all’abbandono è assistito dalla predisposizione di molteplici poteri (finanche ablatori), al contrario non si rinvengono ad oggi strumenti realmente efficaci per avversare le scelte di autonomia privata protese a mantenere inoccupati gli immobili. Si tratta di una discrasia rilevantissima, che sottende una precisa gerarchia di valori, laddove è chiaro che primaria considerazione è riservata ad alcuni «beni» (salubrità, incolumità, decoro) e diritti (quello di proprietà) con palmare sottovalutazione di altre pretese (promananti dal diritto all’abitazione) e di primari doveri (funzione sociale della proprietà). Muovendo dalla valorizzazione della dimensione costituzionale del diritto all’abitazione e della funzione sociale della proprietà, l’articolo espone il fondamento ed i limiti dell’istituzione di un «nuovo» potere di requisizione pubblica del patrimonio privato inutilizzato, armonico rispetto agli insegnamenti di alcuni ordinamenti esteri.
Immobili inoccupati e requisizione a fini abitativi
di Enrico Guarnieri