Il ‘Chi è Chi’ della tecnologia nell’amministrazione italiana – il caso del Ministero dello Sviluppo Economico

Qual è lo stato di avanzamento delle amministrazioni italiane nella pratica tecnologica? A che punto siamo? Conosciamo i dati aggregati, sappiamo quali lacune è urgente colmare e quali obiettivi considerare prioritari. Manca invece – o è approssimativa – un’analisi granulare, attenta alla permeabilità delle amministrazioni italiane rispetto alle tecnologie di uso corrente. Il censimento dell’Osservatorio propone una preliminare, ma necessaria, mappatura delle tecnologie in uso nelle pubbliche amministrazioni centrali, a servizio di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. L’analisi è basata prevalentemente sui dati disponibili presso i siti web delle amministrazioni interessate, dati che sono stati integrati – nel caso di specie – grazie all’aiuto della Direzione generale per le risorse, l’organizzazione, i sistemi informativi e il bilancio (DGROSIB) del medesimo Ministero. Può dunque presentare lacune o mancanze – che si provvederà a colmare in una seconda fase. In questo post presentiamo il Ministero dello sviluppo economico. L’analisi include 66 casi, relativi, per oltre la metà, all’uso di procedure digitali. Non sono previsti in base ai dati in possesso l’utilizzo di tecnologie blockchain o di metodi di pagamento elettronico.

 

L’analisi delle tecnologie in uso presso il Ministero dello sviluppo economico (qui lo screenshot dell’indagine) è stata condotta in un primo momento attraverso la consultazione del sito istituzionale del medesimo dicastero. Successivamente, in analogia con quanto effettuato per il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e il Ministero dell’università e delle ricerche (ne abbiamo parlato QUI e QUI), si è proceduto a prendere contatti con la Direzione generale per le risorse, l’organizzazione, i sistemi informativi e il bilancio (DGROSIB), che con grande disponibilità ha fornito ulteriori dati utili a integrare la ricerca.

Complessivamente sono stati rilevati ambiti eterogeni di attività nei quali il MISE fa uso di molteplici tecnologie digitali. Le funzioni spaziano dall’osservazione dell’andamento di determinati settori economici alle procedure per l’erogazione di benefici pubblici, dalla selezione dei commissari delle imprese in crisi o in liquidazione alla gestione dei marchi e dei brevetti, dalle pratiche per la costituzione e il mantenimento di un’impresa a quelle per garantire l’import/export, dall’attrazione di investitori esteri alla segnalazione di violazioni, all’accreditamento di lobbisti a consultazioni sulla corretta gestione del servizio pubblico radiotelevisivo, fino alla realizzazione di una piattaforma dati sugli aiuti di stato erogati. Sulla base di tale indicatore non appare possibile identificare settore o ambiti nei quali l’uso della tecnologia assume un ruolo preponderante o comunque più semplificativo, apparendo esclusivamente frutto di un approccio episodico e non coordinato. Tuttavia, a differenza di quanto rilevato per il Ministero della difesa e analogamente a quanto censito per il MIPAFF (ne abbiamo parlato QUI e QUI) tali strumenti sono utilizzati, seppur non a pieno, anche nell’ambito delle funzioni proprie del MISE e, in particolare, nell’esercizio di potestà pubbliche (ad esempio nei procedimenti volti all’erogazione di benefici pubblici).

Allo stato sono stati censiti 66 ambiti di attività per 90 tecnologie relative, come già evidenziato, a funzioni eterogenee. Prevalente è l’uso di procedure digitali (40). 34 tecnologie sono sussumibili nella nozione di open data. Sono stati rilevati poi 11 sistemi di riconoscimento tramite identità digitale, 3 ipotesi di ticketing e 2 app. La varietà è quindi significativamente inferiore a quella rilevata per le altre amministrazioni – come ad esempio il Ministero dell’interno (ne abbiamo parlato QUI) – dal momento che non emerge alcun utilizzo di pagamenti elettronici o di tecnologie blockchain.

In analogia con quanto rilevato per il Ministero dell’interno e il Ministero dell’istruzione (ne abbiamo parlato QUI e QUI), in molti casi, in una serie di sezioni del sito, divise a loro volta in sottosezioni, sono pubblicati una pluralità di documenti digitali. Questi sono al servizio delle imprese, dei consumatori, di altre amministrazioni (anche locali), di eventuali organi straordinari o liquidatori di enti in crisi, al fine di fornire informazioni in ordine al quadro normativo, agli adempimenti amministrativi, ai prezzi e a statistiche del mercato di riferimento.

Inoltre, sono stati sanciti molteplici portali esterni al sito (33 open data) e 2 app con le medesime funzionalità informative circa il quadro regolatorio, gli adempimenti amministrativi e le statistiche in ordine alle attività del Ministero o alla situazione economica di specifici settori. Il sito del Ministero e le ulteriori tecnologie segnalate suggeriscono, dunque, che una delle finalità perseguite dall’amministrazione attraverso le tecnologie, come già rilevato anche per l’AGID (ne abbiamo parlato QUI), sia di divulgare informazioni.

Peculiari poi sono i casi nei quali la tecnologia è utilizzata dal Ministero al fine di mettere a disposizione dei cittadini strumenti per valutare l’effettiva adeguatezza dei prezzi di determinati beni o servizi (ad esempio, l’Osservatorio sui prezzi del carburante o Tuo Preventivatore, relativo alle RCAuto).

A differenza di quanto rilevato per il Ministero della difesa, il Ministero della Salute e il Ministero dell’interno (ne abbiamo scritto QUI, QUI e QUI), le procedure digitali sono la tecnologia preponderante. In particolare, le procedure digitali sono utilizzate per la ricezione di istanze o documenti (soprattutto volti a ottenere benefici), per la partecipazione alle procedure di selezione dei commissari, l’accesso ai servizi di e-governement e l’invio di segnalazioni. Tra le procedure digitali, si annovera il progetto CambieRai attraverso il quale il Ministero ha portato avanti una consultazione pubblica in ordine allo stato del servizio pubblico radiotelevisivo al momento del rinnovo delle relative concessioni.

Diversamente da quanto rilevato per il Ministero dell’università e della ricerca (ne abbiamo parlato QUI), dalle informazioni a disposizione non è possibile desumere se la digitalizzazione delle procedure digitali abbia ad oggetto l’intera sequenza procedimentale, soltanto alcune sue fasi o esclusivamente le comunicazioni. Dal sito web del Ministero è possibile dedurre che l’amministrazione fa spesso uso anche di procedure informatizzate che non si avviano tramite l’ausilio di piattaforme ad hoc, ma che prevedono il mero invio di moduli, scaricabili dal portale telematico del medesimo dicastero, a indirizzi di posta elettronica certificata ivi indicati. Come già rilevato anche per l’AGID e il MIPAFF (ne abbiamo parlato QUI e QUI), si tratta di procedure che facilitano l’accessibilità dell’interessato al servizio, ma che, se non arricchite da informatizzazione effettiva delle fasi successive a quella dell’avvio del procedimento, relegano la tecnologia ad un ruolo marginale (alla luce dei dati rinvenibili sul sito, non è possibile affermare se sia solo mezzo di trasmissione della richiesta a essere tecnologizzato, oppure no).

Quanto all’identità digitale in nessun caso tale tecnologia risulta prevalente e unica, mentre assume in tutti i casi una funzione servente soprattutto in relazione alle procedure digitali, in quanto necessaria per instaurare l’autenticazione, ovvero per accedere ai servizi on line (in casi eccezionali per accedere a basi informative, di condivisione e interscambio dei dati).

Secondo la terminologia adottata in questa indagine, l’uso della tecnologia è quasi sempre esterno; solo in 9 casi su 66, la tecnologia sembra essere utilizzata esclusivamente per finalità interne all’amministrazione, tra i quali si annoverano strumenti eterogenei: registri funzionali alle amministrazioni per esercitare le funzioni pubbliche, portali per l’affidamento e la gestione degli incarichi di commissari di imprese in crisi, strumenti per la fissazione di appuntamenti o procedimenti per il rilascio. Tuttavia, occorre verificare se tale dato è il frutto di una carenza informativo o di un effettivo mancato utilizzo di tecnologie informatiche per finalità strumentali interne all’amministrazione.

Come rilevato per il Ministero dell’istruzione (ne abbiamo parlato QUI), largamente prevalente è la partecipazione degli interessati (che alle volte sono identificati con altre amministrazioni, anche locali). Tuttavia, la lettura di questo dato deve tenere conto del diverso significato che la partecipazione assume nelle diverse ipotesi: talvolta, la partecipazione si risolve nell’avvio di un procedimento amministrativo; molte volte, nella fruizione di un beneficio economico; altre volte, in senso lato, sono considerati partecipanti, in senso lato, i destinatari di informazioni, soggetti partecipanti a consultazioni o obbligati a trasmette al dicastero dati specifici, con il ricorso alla tecnologia. Raramente è favorita la partecipazione dei soggetti portatori di interessi; conseguentemente la tecnologia non appare funzionale, né direttamente, né indirettamente, al miglioramento del procedimento decisionale dell’ente.

Quanto al fornitore della tecnologia, al pari di quanto rilevato per il Ministero della giustizia, il Ministero dell’istruzione e il Ministero della difesa (ne abbiamo parlato QUI, QUI e QUI), non si ricavano indicazioni specifiche dal sito in ordine a un’effettiva propensione a sviluppare gli strumenti in house. Tuttavia, da quanto sembra emergere dai siti e portali esaminati nell’ambito della ricerca, nella preponderanza dei casi il gestore del sistema è il Ministero dello sviluppo economico.

La ricerca ha consentito di evidenziare alcuni aspetti peculiari dell’attuale approccio del MISE e, in particolare, l’impressione che l’amministrazione pur avendo una consapevolezza maggiore rispetto agli altri ministeri fino ad ora esaminati dei vantaggi della digitalizzazione dell’attività amministrativa non sfrutti ancora pienamente le potenzialità delle tecnologie informatiche. Fermo restando che il Ministero dello sviluppo economico rappresenta sicuramente un modello positivo di amministrazione digitalizzata, non si può fare a meno di evidenziare alcune criticità.

In primo luogo, sembra mancare un adeguato coordinamento tra i diversi strumenti che sono rinvenibili sui diversi portali, che non appaiono interoperabili e soprattutto impongono un’autonoma registrazione per ogni sistema, con il rilascio di credenziali specifiche per ciascuna tecnologia.

A differenza di quanto censito per l’AGID e per il Ministero della giustizia (ne abbiamo parlato QUIQUI), l’accesso ai servizi soltanto sporadicamente (meno di dieci casi) è consentito attraverso i sistemi oggi disponibili di identificazione digitale (SPID, CNS, CIE), mentre il più delle volte è richiesta una specifica registrazione, con il rilascio di credenziali ad hoc per ogni sistema.

L’offerta di servizi poi è ampiamente decentrata, come già evidenziato, in una complessa articolazione di autonomi portali (ne sono stati censiti quasi 50). Il mancato accentramento degli strumenti sul sito del MISE rende la conoscibilità e ricerca degli strumenti difficile e, inutilmente, gravosa.

In ultimo, si auspica che l’ente possa ricorrere in modo significativo a tutte (e non solo alcune) forme di tecnologia, implementando soprattutto l’impiego di strumenti informativi nell’esercizio delle proprie funzioni amministrative tipiche e anche a uso interno, garantendo una piattaforma unica dei dati gestiti dal Ministero.

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