Il ‘Chi è Chi’ della tecnologia nell’amministrazione italiana – il caso di AGID

Qual è lo stato di avanzamento delle amministrazioni italiane nella pratica tecnologica? A che punto siamo? Conosciamo i dati aggregati, sappiamo quali lacune è urgente colmare e quali obiettivi considerare prioritari. Manca invece – o è approssimativa – un’analisi granulare, attenta alla permeabilità delle amministrazioni italiane rispetto le tecnologie di uso corrente. Il censimento dell’Osservatorio propone una preliminare, ma necessaria, mappatura delle tecnologie in uso nelle pubbliche amministrazioni centrali, a servizio di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. L’analisi è basata prevalentemente sui dati disponibili presso i siti web delle amministrazioni interessate. Può dunque presentare lacune o mancanze – che si provvederà a colmare in una seconda fase. In questo post presentiamo l’Agenzia per l’Italia digitale. L’analisi include 5 casi, relativi a: Open Data; Procedure Digitali; Identità Digitale; Uso di tecnologie avanzate; App.

 

Il primo dato che il sito web agid.gov.it restituisce è che AGID usa la tecnologia con il fine precipuo di divulgare informazioni (vedi qui lo screenshot dell’indagine).

In particolare, l’Agenzia chiarisce quali siano le sue funzioni, le sue competenze, i suoi organi, ecc., preoccupandosi al contempo di spiegare all’utente, in modo abbastanza semplice, il significato di alcuni concetti tecnici, ovvero il funzionamento e l’utilità di piattaforme e infrastrutture che la vedono in qualche modo coinvolta (come PagoPA e SIOPE).

Allo stesso tempo, assicura la diffusione non solo di notizie, focus e comunicati stampa, ma anche di elenchi da essa detenuti e stilati (elenco dei conservatori accreditati, dei gestori PEC accreditati, dei prestatori di servizi fiduciari qualificati attivi in Italia, dei gestori di identità digitale accreditati) e di importanti dati numerici (spesso in percentuale: ad esempio, divulga lo stato di avanzamento della trasformazione digitale italiana, che costituisce l’esito del monitoraggio dei progetti di trasformazione digitale e chiarisce, in dettaglio, tra le altre cose, quante siano le fatture elettroniche gestite, le identità SPID erogate, i Responsabili per la Transizione al Digitale, ecc.).

Di particolare rilievo, in quest’ottica, la sezione “open data” del sito web dell’Agenzia, che rimanda al portale AGID “sito dei dati aperti della pubblica amministrazione” (dati.gov.it): l’Agenzia, infatti, gestisce il catalogo nazionale dei dati di tipo aperto quale strumento di riferimento per la ricerca dei dataset resi disponibili dalle amministrazioni. Sempre in qualità di titolare di certe basi di dati di interesse nazionale, poi, rende disponibili: il repertorio nazionale dei dati territoriali, l’indice delle pubbliche amministrazioni e il catalogo dei servizi a cittadini e imprese (attualmente, tuttavia, l’ultima delle suddette basi di dati non risulta effettivamente conoscibile -e in corrispondenza della seconda, indicata nella sezione “basi di dati di interesse nazionale” del sito web, viene riportato un link che rimanda a una pagina inesistente, in luogo di quella effettivamente funzionante-).

Occorre rilevare che AGID porta avanti l’attività di dissemination anche per il tramite dei suoi (in genere costantemente aggiornati) canali social (facebook, twitter, youtube, medium, linkedin); e che molto spesso, nello spiegare modelli, istituti, strumenti e piattaforme, rimanda a sua volta ad altri siti web (maggiormente operativi) ad essi dedicati.

Dall’analisi del sito web dell’Agenzia, è possibile dedurre che AGID fa spesso uso di procedure informatizzate che non si avviano tramite l’ausilio di piattaforme ad hoc (incorporate nel sito web della stessa AGID, ovvero in altri siti), ma che presuppongono il mero invio della documentazione necessaria da parte degli interessati agli indicati indirizzi di posta elettronica dell’Agenzia (si v., ad esempio, il caso della richiesta di parere, che deve essere inoltrata all’indirizzo e-mail: protocollo@pec.agid.gov.it). Si tratta, in altri termini, di procedure che facilitano l’accessibilità dell’interessato al servizio, ma che, se non arricchite da informatizzazione effettiva delle fasi successive a quella dell’avvio del procedimento, fanno un uso della tecnologia che può dirsi marginale (alla luce dei dati rinvenibili sul sito dell’Agenzia, non è possibile affermare se sia il solo mezzo di trasmissione della richiesta a essere tecnologizzato, oppure no).

In questo senso, sembra non esservi una grossa differenza con quanto rilevato a proposito del MIPAFF, che abbiamo censito QUI.

Vi sono comunque delle ipotesi in cui le procedure sono avviabili direttamente per il tramite dell’accesso al suddetto sito web di AGID; ipotesi in cui, cioè, il sito (ovvero altra piattaforma ad hoc, da esso raggiungibile) consente all’interessato di mettersi in contatto diretto con l’Agenzia senza ricorrere alla posta elettronica. Tra queste procedure, rilevano, ad esempio:

1) la procedura telematica per partecipare alla selezione di profili professionali (attivabile per il tramite dell’accesso alla piattaforma “Selezioni online di AGID”);

2) la procedura telematica per inoltrare comunicazioni al Difensore Civico per il digitale (per segnalare presunte violazioni del CAD da parte dei soggetti tenuti a rispettarne le disposizioni; in questo caso, la segnalazione può essere inviata per il tramite della compilazione online di un apposito form; per problematiche relative alla “Dichiarazione di accessibilità”, invece, l’utente può rivolgersi al Difensore tramite un apposito link che è però reso disponibile sui siti istituzionali dei soggetti erogatori);

4) la procedura telematica per l’iscrizione, da parte delle ppAA centrali, al dominio “.gov.it”, dei propri siti web;

5) la procedura telematica per richiedere la qualificazione di CSP (cloud service provider) o per i Servizi SAAS (software as a service); essa si avvia tramite accesso alla piattaforma AGID: https://cloud.italia.it/marketplace/.

6) la procedura telematica che le pp.AA. devono seguire per redigere e pubblicare la dichiarazione di accessibilità (esse, più nel dettaglio, devono usare l’applicazione online: https://form.agid.gov.it/, realizzata da AGID nel rispetto del modello stabilito dalla Direttiva UE 2016/2102).

7) la procedura telematica che le pp.AA. devono seguire qualora debbano segnalare ad AGID la non conformità dei servizi cloud rispetto a quanto dichiarato dal fornitore in sede di qualificazione, affinché l’Agenzia proceda con la eventuale revoca della qualificazione (in questo caso, l’amministrazione dovrà accedere a un portale specifico tramite SPID: https://segnalazionicloud.agid.gov.it/login).

Anche in questo caso, non è chiaro se il procedimento si svolga grazie all’ausilio della tecnologia, una volta che l’interessato vi abbia dato avvio per il tramite dell’accesso alla piattaforma; in ogni caso, pare potersi affermare che la maggior parte di queste procedure digitalizzate (che possono essere qualificate a volte come procedure “di accreditamento” da parte della pubblica amministrazioneticketing-) è esterna: esse sono dunque utilizzabili da soggetti terzi rispetto all’amministrazione. Solo in pochi casi, infatti, queste modalità valgono a mettere in contatto AGID con altre pubbliche amministrazioni (si v. ad es. la procedura sub) 4).

Per potere accedere a queste procedure telematiche, è richiesto all’interessato il rilascio di informazioni che siano atte ad assicurarne il riconoscimento; generalmente, l’ingresso alla piattaforma deve essere effettuato tramite SPID (ad esempio, si cfr. la procedura per potere utilizzare la piattaforma tramite cui trasmettere la richiesta di qualificazione CSP/SAAS). Tuttavia, vi sono dei casi in cui la richiesta di riconoscimento è più “analogica”, nel senso che l’interessato deve manualmente inserire nel form del sito alcune specifiche informazioni che lo riguardino, al fine di autenticarsi (nome, cognome, codice fiscale, indirizzo e-mail, ecc.; si vd. il form per l’invio di segnalazioni al Difensore civico per il digitale).

Di particolare rilievo per quest’analisi appare l’utilizzo, da parte di AGID, di alcune piattaforme (come Docs Italia e Forum Italia); piattaforme che vengono adoperate dall’Agenzia per l’avvio e la conduzione delle consultazioni pubbliche (ad es., sulle linee guida sull’accessibilità delle persone disabili agli strumenti informatici delle pp.AA., ovvero sul documento riguardante le Regole tecniche per l’implementazione del DGUE elettronico italiano – eDGUE-IT). Si tratta di tecnologie che valgono ad assicurare un’ampia partecipazione degli interessati ai procedimenti decisionali dell’autorità e che tuttavia scontano il limite classico di essere non utilizzabili da parte di chi non abbia buone competenze informatiche (problema che, in un Paese come il nostro, alla luce degli ormai noti dati raccolti dall’indice DESI, di cui abbiamo parlato QUI, non è da sottovalutare).

Di particolare interesse, inoltre, la possibilità che AGID offre ai programmatori, tramite Developers (“il punto di riferimento per il software della pubblica amministrazione, a cura dell’Agenzia per L’italia digitale e del Dipartimento per la trasformazione digitale”), di unirsi a una community su “slack”.

Analizzando i dati rinvenuti sul sito web, non è possibile affermare con certezza se AGID, nello svolgere le sue funzioni, faccia uso o meno di tecnologie avanzate (algoritmi più o meno autonomi, blockchain, ecc.); neppure la sezione trasparenza del sito web sembra fornire dati utili sul punto (ovvero, se li fornisce, non pare che essi siano facilmente rintracciabili). Non è quindi chiaro, ad esempio, se le attività di raccolta e aggregazione dei dati poi diffusi dall’Agenzia sul proprio sito vengano effettuate personalmente e “manualmente” dai singoli dipendenti, oppure no. È tuttavia possibile rilevare che, in certi casi, l’Agenzia effettua la raccolta dei dati seguendo i metodi più tradizionali, ad esempio somministrando alle amministrazioni dei veri e propri questionari.

In ogni caso, l’Agenzia appare molto attenta al tema di questo tipo di sviluppo tecnologico: ad esempio, ha recentemente promosso l’istituzione di una task force sull’Intelligenza Artificiale, la quale ha redatto un libro bianco a seguito di un lavoro di consultazione, sintesi e approfondimento che ha coinvolto circa un centinaio di soggetti pubblici e privati che a vario titolo si occupano di IA in Italia.

Inoltre, con il fine di diffondere la cultura del monitoraggio statistico dei servizi digitali (e allo stesso tempo per aiutare le pubbliche amministrazioni a comprendere come migliorare l’usabilità dei siti e servizi on line grazie all’uso dei dati) AGID ha di recente sviluppato un servizio SaaS (software as a service) open source e gratuito (Web Analytics Italia) che offre alle pubbliche amministrazioni la possibilità di raccogliere, analizzare e condividere dati statistici dei propri siti web (Web Analytics Italia è una piattaforma che offre le statistiche in tempo reale dei visitatori dei siti della p.A. fornendo agli operatori dei report dettagliati). I dati sono raccolti ed elaborati dalla piattaforma centralizzata, che ovviamente ospita i dati statistici dei siti web di quelle PA italiane che abbiano aderito al progetto. Appare il caso di precisare che per potere aderire alla piattaforma, le amministrazioni dovranno accedere al portale AGID webanalytics.italia.it per il tramite di una identità SPID.

Infine, si rileva che AGID è attenta ad assicurare la formazione interna sull’utilizzo degli strumenti tecnologici (ad es., su temi di rilievo per le attività del responsabile per la transizione al digitale) e che, tramite il suddetto sito internet, si preoccupa altresì di rendere disponibili agli amministrati i moduli che possano essere utilizzati da chi debba dialogare con essa (ad es., diffonde i moduli che possono utilizzare coloro i quali, soggetti qualificati o accreditati, debbano procedere con l’invio di dati periodici, segnalazione di incidenti e malfunzionamenti -vigilanza sui servizi fiduciari ai sensi dell’art. 17 del regolamento UE 910/2014-; oppure, ancora, diffonde i moduli di implementazione che la PA deve compilare e firmare digitalmente per l’adeguamento alle misure minime di sicurezza ICT).

In conclusione, risulta che l’Agenzia, per diffondere informazioni e prestare servizi, non fa uso di applicazioni per telefonia mobile.

Licenza Creative Commons
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale