Il ‘Chi è Chi’ della tecnologia nell’amministrazione italiana – il caso del Ministero della Giustizia

Qual è lo stato di avanzamento delle amministrazioni italiane nella pratica tecnologica? A che punto siamo? Conosciamo i dati aggregati, sappiamo quali lacune è urgente colmare e quali obiettivi considerare prioritari. Manca invece – o è approssimativa – un’analisi granulare, attenta alla permeabilità delle amministrazioni italiane rispetto le tecnologie di uso corrente. Il censimento dell’Osservatorio propone una preliminare, ma necessaria, mappatura delle tecnologie in uso nelle pubbliche amministrazioni centrali, a servizio di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. L’analisi è basata prevalentemente sui dati disponibili presso i siti web delle amministrazioni interessate. Può dunque presentare lacune o mancanze – che si provvederà a colmare in una seconda fase. In questo post presentiamo il Ministero della Giustizia. L’analisi include 15 casi, relativi ad altrettante funzionalità eterogenee tra loro.

 

L’analisi dei casi osservati (qui lo screenshot dell’indagine) – che variano dalla digitalizzazione giudiziaria; open data; archiviazione ed elaborazione dei dati; ‘app’ funzionali all’erogazione di servizi; identificazione degli utenti (operatori del settore e cittadini); all’accesso ai dati informatici dell’ente e/o alla divulgazione di notizie istituzionali; procedura digitale; ‘Identità Digitale’; pagamenti elettronici’ alle procedure digitali per il perfezionamento di transazioni economiche e ticketing – ha consentito di rilevare un approccio da parte del Ministero della Giustizia, senz’altro, orientato all’applicazione della tecnologia informatica come supporto alla organizzazione e al funzionamento dei servizi relativi alla giustizia, riservati, in via esclusiva, all’ente, dall’art. 110 della Costituzione.

Ancor più nello specifico, si tratta della informatizzazione delle seguenti funzioni: 1) consultazione, in forma sia pubblica sia riservata (tramite credenziali di accesso Login con chiavetta digitale collegata a identità/firma digitale Lextel o Inforcert), ad avvocati, magistrati o funzionari di cancelleria, dei registri, civili, lavoro, volontaria giurisdizione, procedure concorsuali, esecuzioni mobiliari ed esecuzioni immobiliari e penali, del Ministero della Giustizia per gli uffici di Corte d’Appello, Tribunale Ordinario, Sezione distaccata (Ex), Giudice di Pace e Tribunale per i Minorenni, per conoscere informazioni sullo stato dei procedimenti e consultazione del fascicolo informatico, oppure per provvedere al deposito telematico degli atti giudiziari; 2) il Registro PP.AA., ovverosia il registro contenente gli indirizzi di Posta Elettronica Certificata delle Amministrazioni pubbliche, consultabile esclusivamente dagli uffici giudiziari, dagli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti, e dagli avvocati, tramite accesso riservato con Login tramite chiavetta digitale collegata a identità/firma digitale Lextel o Inforcert; 3) Pagamenti elettronici per saldare spese di giustizia (bolli digitali, marche da bollo); 4) il Punto di Accesso alla Giustizia Digitale, per depositi di atti e documenti e consultazione dei fascicoli telematici, nell’ambito del giudizio civile); 5) area riservata ad Amministratori Giudiziari oppure 6) l’elenco delle informazioni sui servizi telematici per il processo attivi presso gli Uffici Giudiziari; 7) l’elenco pubblico dei punti di accesso; 8) la consultazione pubblica dei registri, per accedere alle informazioni (visualizzate in forma anonima) sullo stato dei procedimenti; 9) Piattaforma e-learning, ovvero il link per la piattaforma di formazione del personale della Giustizia; 10) accesso al portale per la presentazione delle richieste di liquidazione; 11) il sistema per la gestione della domanda di partecipazione all’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione forense; 12) la banca dati giurisprudenza di merito; 13) l’Archivio Digitale Intercettazioni; 14) l’identità digitale per i funzionari e dipendenti del Ministero: cambio password ADN (Active Directory Nazionale) ovvero Nome Utente e Password; 15) i documenti digitali in Intranet che offre informazioni sul rapporto di lavoro e strumenti utili nel lavoro dei dipendenti accreditati.

L’uso della tecnologia censita risulta sia interno, ossia funzionale al dialogo con i propri funzionari, con un’altra struttura pubblica, e/o anche tra uffici della stessa amministrazione, sia esterno e, quindi, dedicato all’interlocuzione con soggetti terzi rispetto all’amministrazione, che possono accedere ai servizi sia liberamente sia attraverso un sistema di autenticazione (ad esempio Lextel).

Siffatta tecnologia in uso presso il Ministero agevola la partecipazione dei soggetti portatori di interessi, ad esempio, permettendo la consultazione di fascicoli informatici, oppure l’inoltro e il deposito di atti e documenti telematici, in copia informatica conforme all’originale cartaceo o in formato digitale nativo e si rivela, direttamente e indirettamente, funzionale al miglioramento del procedimento decisionale giurisdizionale.

A differenza di quanto descritto per il caso del Ministero dell’Interno, dove si è rilevata un’elevata propensione a sviluppare tecnologie in house (ne abbiamo parato QUI), nel caso del Ministero della Giustizia non è dato evincere chi sia il fornitore della tecnologia, se la stessa amministrazione o, comunque, un soggetto pubblico, oppure un privato. Il dato non sembra pubblicato sito. Eppure, laddove disponibile, questa informazione è preziosa, per comprendere aspetti di sviluppo, di governance (in termini di controllo) e di rapporti tra pubblico e privato. Si pensi, appunto, al tema del cloud centrale nell’ambito della informatizzazione del processo giurisdizionale.

Nel complesso, dunque, al pari di quanto rileva dall’analisi di altre amministrazioni (si pensi al Ministero della Difesa – ne abbiamo parlato QUI), l’amministrazione centrale appare consapevole dell’importanza e dell’utilità di questi strumenti indispensabili, soprattutto per la semplificazione dell’esercizio di alcune sue tipiche funzioni, e che, in effetti, mostra di saper maneggiare.

Tuttavia, il dicastero potrà senz’altro implementare tali strumenti per sfruttarne a pieno tutte le potenzialità.

A ben vedere, a differenza di quanto accade in altri casi (si pensi, ad esempio, al MIPAAF – ne abbiamo parlato QUI), il Ministero della Giustizia utilizza quasi tutte le sette tecnologie, ad oggi, disponibili ed impiegabili da parte della pubblica amministrazione nell’esercizio delle proprie funzioni.

Dall’analisi dei servizi sopra descritti, rileva che l’impegno di informatizzazione da parte del Ministero della Giustizia è principalmente focalizzato sulla realizzazione della piattaforma abilitante Giustizia Digitale, attraverso una incisiva azione complessiva di informatizzazione del processo civile e del processo penale, al fine di conseguire un miglioramento dell’organizzazione dei servizi di cancelleria, di realizzare considerevoli risparmi di spesa e di raggiungere una maggiore trasparenza delle informazioni relative alle cause e alle sentenze per l’avvocatura e i cittadini.

Nell’ambito del quadro programmatico e normativo degli obiettivi fissati dall’Unione Europea, le attività e i servizi svolti in digitale dal Ministero della Giustizia si incentrano, anzitutto, nel completamento dell’iniziativa Processo Civile Telematico con la definitiva telematizzazione di Giudice di Pace ed UNEP; il potenziamento del Registro Penale Informatizzato (integrazione ed interoperabilità) con massima condivisione dei dati tra i soggetti coinvolti e la digitalizzazione degli atti, gestione documentale, gestione delle notifiche.

A tal proposito, il piano d’azione 2019-2023 (Action Plan European e-Justice), in materia di giustizia elettronica, ha ulteriormente specificato quali sono gli obiettivi cui devono tendere gli Stati membri nello sviluppo delle tecnologie per la giustizia: i) stabilire un punto di contatto centrale per i dati delle autorità competenti relativi a una serie di strumenti giuridici materia penale, come l’ordine europeo di indagine all’assistenza giudiziaria reciproca; ii) creare un motore di ricerca comune sul portale della giustizia elettronica europea per gli annunci delle vendite giudiziarie pubblicate negli Stati membri (Leila Project, di cui il Ministero della giustizia ha già assunto il coordinamento); iii) aumentare il numero degli organi giurisdizionali degli Stati membri che assegnano un ECLI alle loro decisioni giudiziarie; iv) agevolare l’accesso, la condivisione e l’interconnessione delle informazioni giuridiche pubblicate attraverso sistemi di informazione giuridica nazionale, europei e mondiali; v) sviluppare strumenti utilizzando tecnologie di intelligenza artificiale per anonimizzare o pseudonimizzare automaticamente le decisioni giudiziarie ai fini del riutilizzo; vi) sviluppare uno strumento di intelligenza artificiale per l’analisi delle decisioni giudiziarie; vii) sviluppare un chatbot in grado di aiutare gli utenti ed indirizzarli verso le informazioni che cercano; viii) consentire il pagamento elettronico delle spese di giustizia; ix) esaminare e analizzare le possibilità di scambiare dati con modalità digitali nell’ambito di procedimenti penali; x) scambiare informazioni, buone pratiche e tecnologie per rendere possibile la videoconferenza transfrontaliera; xi) gestire il sistema e- Codex per prepararlo a un passaggio di consegne.

La digitalizzazione giudiziaria non sembra, quindi, doversi limitare alla mera dematerializzazione degli atti e dei documenti tradizionalmente cartacei, ma deve produrre nuove e più ampie forme di conoscenza e di partecipazione nell’ambito del procedimento, predisponendo, quindi, un prerequisito fondamentale per l’esercizio consapevole della Giurisdizione, qualità dell’azione della giustizia e tempestività.

Come anticipato, il Ministero della Giustizia si presenta come una amministrazione centrale che può, senz’altro, ritenersi permeata rispetto alle tecnologie informatiche di uso corrente, dimostrando una propensione maggiore rispetto ad altre amministrazioni centrali nell’utilizzo e sperimentazione delle tecnologie digitali.

Si registra, infatti, una buona interoperabilità con gli strumenti di identificazione oggi disponibili (CIE, CNS, SPID – ne abbiamo parlato QUI e QUI) e le potenzialità della procedimentalizzazione digitale risultano avviate.

Tuttavia, l’uso di tali tecnologie non ha ancora raggiunto un livello ottimale. L’Amministrazione potrebbe, infatti, migliorarle e implementarle fino a sfruttare tutto il loro potenziale nell’esercizio della funzione amministrativa a cui il Ministero è preposto.

Nel rispetto del ruolo di servizio assegnatogli dalla Costituzione, infatti, il Ministero della Giustizia potrebbe utilizzare l’intelligenza artificiale come tecnologia abilitante nel processo giurisdizionale, non per realizzare processi decisionali alternativi (i.e. “giudice robot”) ma per ampliare gli strumenti di conoscenza e analisi, in fatto e in diritto, a disposizione del magistrato autonomo, così da renderlo autenticamente consapevole delle proprie scelte, migliorare il contraddittorio tra le parti (i.e. permettere l’esercizio effettivo del diritto di difesa e di tutela piena ed effettiva, art. 24 Cost., nel rispetto del principio del contraddittorio tra le parti in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale, art. 111 Cost.), nonché migliorare qualità e i tempi di risposta della Giustizia (i.e. diritto ad un giusto processo, la cui ragionevole durata è regolata dalla legge, ex art. 111 Cost.)

Da queste considerazioni discendono le scelte di indirizzo che il Ministero assumerà sul controllo del cloud, inteso non solo come spazio di archiviazione, ma soprattutto come luogo protetto di efficiente elaborazione dei dati, nonché sulla proprietà delle reti fisiche sulle quali essi viaggiano, e da cui dipenderà la reale disponibilità dei servizi ai cittadini.

 

 

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