Il ‘Chi è Chi’ della tecnologia nell’amministrazione italiana – il caso del Ministero della Difesa

Qual è lo stato di avanzamento delle amministrazioni italiane nella pratica tecnologica? A che punto siamo? Conosciamo i dati aggregati, sappiamo quali lacune è urgente colmare e quali obiettivi considerare prioritari. Manca invece – o è approssimativa – un’analisi granulare, attenta alla permeabilità delle amministrazioni italiane rispetto le tecnologie di uso corrente. Il censimento dell’Osservatorio propone una preliminare, ma necessaria, mappatura delle tecnologie in uso nelle pubbliche amministrazioni centrali, a servizio di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. L’analisi è basata prevalentemente sui dati disponibili presso i siti web delle amministrazioni interessate. Può dunque presentare lacune o mancanze – che si provvederà a colmare in una seconda fase. In questo post presentiamo il Ministero della Difesa. L’analisi include 10 casi, relativi ad altrettante funzionalità eterogenee tra loro.

 

I 10 casi osservati (qui lo screenshot dell’indagine) consistono nella: i) consultazione on line dei concorsi banditi dal Ministero (Esercito Italiano, Marina Militare e Aeronautica Militare, Arma dei Carabinieri); ii) la banca dati “Albo d’Oro – Sistema di ricerca dei Caduti e Dispersi in Guerra del Ministero della Difesa”; iii) la banca dati di ricerca dei caduti e dei dispersi della Prima e della Seconda guerra mondiale; iv) l’archivio digitale dei Caduti italiani nelle Missioni Militari Internazionali di Pace; v) l’archivio degli Accordi internazionali in materia di sepolture di guerra; vi) l’elenco dei Drive through Difesa (“DTD”), creati con l’avvio dell’Operazione IGEA, nell’ambito della quale la Difesa ha fornito il suo supporto al Servizio Sanitario Nazionale per l’attività di screening del Coronavirus mettendo a disposizione della nazione 200 postazioni distribuite su tutto il territorio nazionale; vii) lo “SpikAD”: un sistema di messaggistica e chiamate veloci, semplici e sicure disponibili sui telefoni di tutto il mondo, pensata ed elaborata dalle Forze Armate per il ministero difesa; viii) “Archimede”, il portale intranet della Difesa che ha lo scopo di mettere a disposizione del personale dello staff uno strumento moderno, in linea con la trasformazione net-centrica in atto dell’intero sistema “difesa”, per incrementare decisamente l’efficacia delle metodologie di lavoro. Archimede nasce come mezzo di comunicazione interna e si propone come mezzo di trasformazione dell’attuale processo di staff attraverso il quale diffondere, ricevere e analizzare informazioni, elaborare strategie, proporre opzioni – verificandone preventivamente la fattibilità – con un’interazione costante con gli altri nodi della rete e delle reti collegate. Con lo strumento della “Redazione Distribuita” ciascun Ente/Comando/Reparto, al quale sarà assegnata una area all’interno del Portale, può, di fatto, svilupparla e popolarla a proprio piacimento attraverso le figure funzionali degli “Addetti all’impaginazione” (che provvedono all’inserimento dei dati) e dei “Referenti Redazionali” (che sviluppano il progetto di comunicazione e controllano il lavoro fatto dagli Addetti all’impaginazione). Il portale è raggiungibile, solo all’interno della rete DIFENET, all’indirizzo: https://archimede.difesa.it; ix) il servizio di newsletter di difesa.it che concede a tutti la possibilità di essere informati su diversi temi che riguardano le attività del Ministero della Difesa; x) l’App “AreaStorica” del Ministero della Difesa, realizzata dal Ministero della Difesa, nata per valorizzare e diffondere, attraverso contenuti studiati appositamente per i dispositivi mobili, la storia della Difesa e delle Forze Armate italiane e per approfondire i fatti, le vicende ed i protagonisti della Grande Guerra, della quale quest’anno ricorre il Centenario. Tramite “AreaStorica” è possibile conoscere i principali eventi organizzati dal Ministero della Difesa per celebrare il Centenario della I Guerra Mondiale, o accedere alle informazioni sui principali “Sepolcreti”, “Zone Monumentali” e “Monumenti e Sacrari”, o effettuare ricerche sull’Albo d’Oro dei Caduti della Prima Guerra Mondiale e sui luoghi di sepoltura dei Caduti in Guerra. Inoltre, si potranno visitare le aree storiche realizzate da Stato Maggiore Difesa, Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri. Tutte le informazioni, i video e le foto presenti sull’applicazione, potranno essere condivisi sul proprio profilo Facebook o Twitter, oppure segnalati tramite e-mail.

L’analisi dei 10 casi sopra descritti ha consentito di evidenziare alcuni aspetti peculiari dell’attuale approccio del Ministero della Difesa verso l’applicazione della tecnologia informatica. Più in generale, sembra si tratti di una amministrazione centrale che, pur avendo preso atto dell’utilità di questi strumenti, non si è, però, organizzata concretamente per sfruttarle nell’esercizio dell’attività amministrativa cui il Ministero è preposto.

A differenza di quanto avviene, ad esempio, per il MIPAAF – che, seppure non a pieno, utilizza tuttavia gli strumenti informatici anche per lo svolgimento del proprio potere amministrativo (ne abbiamo scritto QUI) –, il Ministero della Difesa, in nessuno dei diversi casi analizzati, utilizza le tecnologie individuate e a propria disposizione nell’esercizio delle proprie funzioni amministrative.

Più nello specifico, infatti, tra tutti gli strumenti tecnici (ovvero le sette macro-aree, corrispondenti ad altrettante tecnologie), a disposizione, oggi, della Pubblica amministrazione (ne abbiamo scritto QUI), la tecnologia prescelta dal Ministero della Difesa appare principalmente essere quella delle ‘App’ e ‘Open Data’, al pari di come è stato rilevato, ad esempio, per il Ministero dell’Interno (ne abbiamo parlato QUI), in cui ’utilizzo di questa tecnologia è finalizzato a mettere a disposizione, a chiunque ne abbia interesse, dati e informazioni o mettere a disposizione dei terzi (si veda la “SpikAD” sopra descritta), il know-how dell’amministrazione in materia di sicurezza e velocità delle comunicazioni; infine, della ‘Identità Digitale’, unicamente impiegato per lo scambio di informazioni all’interno del Ministero tra soggetti appartenenti all’ente, usata, pertanto, dagli uffici della stessa amministrazione, esclusi, quindi, gli esterni.

Tuttavia, l’uso della tecnologia, in questo caso, non sembra prevedere la partecipazione dei soggetti terzi, portatori di interessi, e, dunque, non appare funzionale, né direttamente né indirettamente, al miglioramento del procedimento decisionale dell’ente.

I possibili motivi di tali circostanze sono senz’altro diversi e, probabilmente, dovuti alla natura e alla dimensione tipica della organizzazione dell’ente, ovvero al peculiare tipo di funzioni svolte dal Ministero della Difesa che, a ben vedere, possono risultare del tutto incompatibili con l’uso delle tecnologie da impiegare nel processo decisionale dell’ente rivolto all’esterno, essendo tale dicastero storicamente volto alla difesa quale massima istituzione gerarchica e disciplinare in ambito militare.

Uno solo, infatti, è il caso in cui il Ministero della Difesa utilizza la procedura on line per l’acquisizione di dati, ovverosia quello in cui usa la tecnologia per la predisposizione dell’elenco dei Drive through Difesa (“DTD”), creati per supportare il Servizio Sanitario Nazionale nell’attività di screening del Coronavirus. In questo caso, dunque, la tecnologia utilizzata dal Ministero, coerentemente con i fini perseguiti dalla missione istitutiva dell’ente, viene implementata per l’esercizio di funzioni attinenti all’attività di cooperazione amministrativa con un altro Ministero (quello sella Salute) per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19 e, quindi, per il perseguimento della tutela della salute pubblica.

Come rilevato per il caso del MIPAAF (ne abbiamo scritto QUI), quindi, anche il Ministero Difesa si presenta come una amministrazione centrale che può, senz’altro, ritenersi permeata rispetto le tecnologie informatiche di uso corrente, ma ad un livello non ottimale, quantomeno in un’ottica di impiego della tecnologia a servizio dell’attività prettamente amministrativa: si pensi, ad esempio, che nessuno degli strumenti informatici di identificazione digitale, oggi disponibili (CIE, CNS, SPID), sembrerebbe essere sfruttato da parte del Ministero Difesa ovvero impiegato nella procedimentalizzazione digitale dell’attività svolta dal Ministero stesso né tantomeno per l’esercizio della funzione amministrativa.

Infine, non risulta chiara se vi sia oppure no propensione del Ministero a sviluppare tecnologie in house (tale circostanza è riscontrata, ad esempio, più chiara in trenta degli ambiti di attività considerati nel caso Ministero dell’Interno – ne abbiamo parlato QUI), poiché il dato non è chiaramente rilevabile.

In conclusione, si auspica che l’ente possa meglio governare la complessità del panorama digitale a propria disposizione, ricorrendo a tutte (non solo alcune) le forme di tecnologia esistente ma, soprattutto, implementandone l’impiego nell’esercizio delle proprie attività e funzioni amministrative tipiche, sia quelle rivolte all’interno dei propri uffici sia nel processo decisionale diretto all’esterno.

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