“Il ‘Chi è Chi’ della tecnologia nell’amministrazione italiana – il caso del Ministero dell’Interno”

Qual è lo stato di avanzamento delle amministrazioni italiane nella pratica tecnologica? A che punto siamo? Conosciamo i dati aggregati, sappiamo quali lacune è urgente colmare e quali obiettivi considerare prioritari. Manca invece – o è approssimativa – un’analisi granulare, attenta alla permeabilità delle amministrazioni italiane rispetto le tecnologie di uso corrente. Il censimento dell’Osservatorio propone una preliminare, ma necessaria, mappatura delle tecnologie in uso nelle pubbliche amministrazioni centrali, a servizio di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. L’analisi è basata prevalentemente sui dati disponibili presso i siti web delle amministrazioni interessate. Può dunque presentare lacune o mancanze – che si provvederà a colmare in una seconda fase. In questo post presentiamo il Ministero dell’Interno. L’analisi include 51 casi censiti relativi a open data – prevalenti – seguiti da App, procedure digitali e identità digitale. In ipotesi più limitate è stato riscontrato l’uso di ticketing e pagamenti elettronici. La maggior parte delle tecnologie è sviluppata dallo stesso Ministero ed è rivolta all’interlocuzione con soggetti terzi rispetto all’amministrazione.

 

 

L’analisi delle tecnologie (vedi qui gli screenshot dell’indagine: screenshot 1, screenshot 2, screenshot 3) in uso presso il Ministero dell’Interno è stata condotta esaminando il sito del Ministero stesso, quelli dei cinque dipartimenti di cui si compone (affari interni e territoriali, per le libertà civili e l’immigrazione, della pubblica sicurezza, dei vigili del fuoco del soccorso pubblico e della sicurezza civile, per l’amministrazione generale per le politiche del personale dell’amministrazione civile e per le risorse umane e strumentali) e quello dell’Agenzia per i beni confiscati.

Complessivamente sono stati rilevati quaranta ambiti di attività in cui il Ministero fa uso di tecnologie. Occorre evidenziare che a ciascuno di tali ambiti si possono associare diversi procedimenti (come ad esempio nel caso dello sportello unico per l’immigrazione in cui attraverso l’accesso al sistema ALI – portale alimentazione delle domande – è possibile gestire, tra l’altro, domande di nulla osta al lavoro per cittadini extracomunitari; domande di ricongiungimento familiare; domande di conversione del permesso di soggiorno; richieste di ammissione al test di conoscenza della lingua italiana ai fini del rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo).

Le attività afferiscono alle materie della cittadinanza, dell’immigrazione, del rilascio passaporti e della carta d’identità elettronica, della finanza locale e degli enti locali più in generale, delle elezioni nazionali e locali, dei benefici alle vittime del terrorismo e a quelle vittime di estorsione e usura, dei beni confiscati alla criminalità organizzata, del fondo per gli edifici di culto. A queste si aggiungono diverse attività svolte dai Vigili del fuoco e dalla Polizia di Stato.

All’interno di queste attività sono stati censiti 51 casi di applicazione di tecnologie. Si evidenzia fin d’ora che sono stati censiti anche casi di utilizzazione congiunta di almeno due tipi di tecnologie (per tornare all’esempio dello sportello unico per l’immigrazione, ricorrono insieme le tecnologie “identità digitale” e “procedura digitale”)

Si registra una prevalenza di open data, in 16 casi. Seguono 11 casi di App, 10 di procedure digitali, 8 casi in cui viene fatto uso dell’identità digitale, 5 casi di ticketing e un caso di pagamenti elettronici.

L’utilizzo di open data è finalizzato a mettere a disposizione dati a chiunque ne abbia interesse o, attraverso App, a diffonderne la conoscenza (ad esempio il portale con i dati sulle aziende confiscate alla criminalità; l’archivio degli open data su elezioni, referendum, amministratori regionali e locali; il Sistema unico territoriale; le banche dati della PS su latitanti, documenti smarriti, veicoli rubati, banconote contraffatte e oggetti rubati; l’App dei Vigili del fuoco che consente di ricercare e consultare i principali testi normativi sulla prevenzione incendi e sicurezza sul lavoro); per procedure digitali (come nel caso del controllo on line dello stato della richiesta del permesso di soggiorno); per l’interscambio di informazioni fra istituzioni (nel caso del progetto OF2CEN-Online Fraud Cyber Centre Expert Network, piattaforma realizzata dalla Polizia postale e delle comunicazioni per lo scambio in tempo reale di informazioni su transazioni fraudolente tra i diversi partner aderenti).

Le App su dispositivi mobili risultano prevalentemente utilizzate dai Vigili del Fuoco e dalla Polizia di Stato e sono volte a consentire la consultazione circa lo stato di avanzamento di un procedimento (come nel caso di chi presenta domanda di prevenzione incendi); ad accedere a open data (è il caso già ricordato dell’app dei Vigili del fuoco per la consultazione di testi normativi); a interagire in tempo reale con l’amministrazione (App Youpol); a organizzare attività professionali (come nel caso dell’App NIA VVF); a far conoscere dati o informazioni (i contatti delle sedi dei Vigili del fuoco, gli interventi di soccorso dei Vigili del fuoco in corso nelle vicinanze, i servizi informativi sulla prevenzione incendi o i dati in tempo reale su operazioni elettorali).

I casi di procedure digitali consentono la ricezione di istanze o documenti e, in alcuni casi, la gestione di procedimenti o il controllo sullo stato degli stessi (si considerino ad esempio, le richieste di cittadinanza, quelle inoltrate tramite lo sportello per l’immigrazione, la richiesta di permesso di soggiorno, le istanze per la concessione di benefici per le vittime dell’usura o della criminalità, le istanze relative alla prevenzione incendi, l’estrazione a sorte dei revisori dei conti degli enti locali o l’acquisizione di certificati di bilancio da parte degli enti locali); l’invio di segnalazioni  (nel caso di reati informatici).

Con l’identità digitale si può partecipare ad almeno una fase di  procedure digitali (come nel caso delle richieste di cittadinanza; dei procedimenti presso lo sportello unico dell’immigrazione; per l’estrazione a sorte dei revisori dei conti degli enti locali; per la richiesta di benefici da parte delle vittime del terrorismo o della criminalità organizzata), ci si può prenotare (nel caso dell’Agenda Passaporti), si può accedere a open data (si veda il caso dell’Archivio digitale del fondo edifici di culto), si possono effettuare pagamenti elettronici (nel caso di diversi servizi resi dal Corpo nazionale dei Vigili del fuoco).

Il ticketing è utilizzato per la prenotazione all’Agenda Passaporti (per la richiesta del passaporto elettronico e per la carta d’identità elettronica (CIE)) e per l’Agenda on line per appuntamenti fra Vigili del fuoco e professionisti; per iscriversi alla Federazione degli erogatori di servizi fruibili tramite autenticazione con CIE; per registrarsi al Portale per l’accesso al Fondo per i benefici alle vittime di estorsione e usura.

Come anticipato sopra, in dodici ambiti di attività ricorrono congiuntamente almeno due diversi tipi di tecnologie. Si tratta in larga parte di attività in cui si usa l’identità digitale (SPID o CIE), come tecnologia preliminare, per accedere a open data (due casi, all’elenco revisori dei conti  degli enti locali e all’archivio del Fondo edifici di culto) ovvero a portali per lo svolgimento di almeno una parte della procedura in modo digitale (quattro casi – per la gestione delle domande di cittadinanza, per procedimenti presso lo sportello unico per l’immigrazione, per l’estrazione di nominativi di revisori dei conti negli enti locali, per le richieste di benefici per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata), a pagamenti elettronici (un  caso attraverso Pago Pa per servizi dei Vigili del fuoco) e a ticketing (un caso per la prenotazione all’Agenda passaporti). Nelle rimanenti quattro ipotesi, vi sono App che consentono l’accesso a una procedura digitale o a open data; oppure sono abbinati ticketing e procedura digitale (per le richieste di benefici per le vittime dell’usura o dell’estorsione)  e open data e procedura digitale (nel caso del controllo sullo stato del procedimento per il rilascio dei permessi di soggiorno).

Le tecnologie censite sono in massima parte rivolte all’interlocuzione con soggetti terzi rispetto all’amministrazione mentre sono stati individuati sette casi in cui esse sono funzionali a rapporti fra uffici del Ministero o di altra struttura pubblica (Banca Dati Unica Antimafia, Piattaforma per il progetto OF2CEN, open data per l’estrazione dei revisori dei conti degli enti locali, Sistema Unico territoriale, Albo degli operatori economici, banche dati degli enti locali, procedura per acquisizione di certificati di bilancio da parte di enti locali). In alcuni casi la tecnologia ha un uso bivalente ed è quindi in funzione sia dei rapporti all’interno dell’amministrazione che di quelli con i terzi (ad esempio nel caso del Sistema Unico territoriale i cui dati sono fruibili per esigenze del Ministero ma messi a disposizione anche di chi è interessato all’esterno, così come le banche dati su enti locali)

Non è sempre facile, invece, comprendere pienamente dai dati disponibili on line se attraverso le tecnologie sia favorita la partecipazione dei soggetti portatori di interessi. Nella maggior parte degli ambiti di attività censiti, venti, questa circostanza non si riesce a rilevare. In quattordici ambiti la tecnologia facilita la partecipazione dei portatori di interesse (soprattutto dove sono sviluppate App. procedure digitali, ticketing e open data) anche se non è agevole evincerne l’impatto su decisioni dell’amministrazione.

Quanto a chi fornisce la tecnologia, si è rilevata un’elevata propensione a sviluppare tecnologie in house riscontrata in trenta degli ambiti di attività considerati. Nelle rimanenti ipotesi il dato non è chiaramente rilevabile.

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