Recensione a E. Battelli, “Diritto Privato digitale”, Giappichelli, Torino, 2022

Internet, digitalizzazione, trattamento di dati personali, contratti online, responsabilità degli intermediari sono solo alcune delle questioni che quotidianamente impegnano lo studioso del diritto privato, attento all’innovazione, a trovare problemi e cercare nuove soluzioni. Si tratta di temi che vanno oltre l’attività dei soli esperti del diritto ma che coinvolgono sempre più professionisti con competenze e professionalità differenti e trasversali. Da questa considerazione è nata l’idea degli autori di “Diritto privato digitale”, intenzionati a raccogliere in un volume destinato alla formazione universitaria e non, gli argomenti di maggiore risonanza in tema di innovazione digitale rispetto all’impianto privatistico tradizionale.

Il dilagare dello sviluppo delle tecnologie, soprattutto quelle digitali e del conseguente uso quotidiano ha comportato la necessità di aprire un dialogo tra competenze e campi del sapere differenti, oggi chiamati a confrontarsi e a collaborare sinergicamente nell’ottica del raggiungimento di fini comuni, mediante linguaggi quanto più possibile reciprocamente compatibili.
È questo l’obiettivo che ha spinto Ettore Battelli, in collaborazione con Guido d’Ippolito, a dare vita al manuale di “Diritto privato digitale”, un volume in cui si coglie l’incontro, e a volte lo scontro, tra temi classici del diritto privato con l’irrompere delle tecnologie digitali. Attento e aperto alle nuove frontiere del diritto (privato) in un’ottica di inquadramento a sistema e, dove non fosse possibile, ricerca e proposizione ex novo di problemi e soluzioni. Il contributo corre lungo la trattazione di argomenti non sempre giuridicamente collegati tra loro, proprio a causa della non facile riduzione a sistema di temi che spesso il diritto si è trovato a dover confrontarsi con altri campi del sapere. Anche rimanendo all’interno della scienza giuridica, infatti, è possibile scorgere nelle pagine del volume analisi e considerazioni proprie di altre brache del diritto, inevitabilmente coinvolte nel rapporto con le tecnologie digitali, quali il diritto pubblico e l’informatica giuridica.

Nel rispetto della destinazione didattica e interdisciplinare dell’opera, gli autori sono poi stati chiamati ad illustrare temi, problemi e spiegazioni utilizzando un linguaggio semplice e un ragionamento giuridico lineare, non per questo superficiale, dunque comprensibile anche a chi non abbia specifiche conoscenze giuridiche ma che voglia intraprendere un percorso di formazione specialistica in un campo, come quello delle nuove tecnologie digitali, sempre più prolifero di nuove opportunità professionali.

Dirimente nella trattazione dell’opera è stata la necessità di contestualizzare, già nel I capitolo, i connotati spazio temporali in cui è possibile parlare di diritti digitali, al fine di dare subito al lettore gli strumenti necessari per affrontare l’intera opera. È il cyberspazio, Internet, ad aver ingenerato sin dall’origine le prime discussioni sul tema dei diritti digitali, la loro natura, il loro riconoscimento e godimento proprio attraverso il diritto presupposto dell’accesso alla rete, quale spazio i cui protagonisti sono operatori specializzati, non sempre destinatari di regole sufficienti ed adeguate. Ne è esempio il caso di utilizzo di sistemi automatizzati quali l’Intelligenza Artificiale, sempre più pervasiva nella vita quotidiana delle persone già nel semplice utilizzo di Internet. Ma cosa è l’A.I. rispetto ai classici paradigmi civilistici? Che tipo di soggettività, se possibile, bisogna ricondurle, ci si chiede del Capitolo II.

Seguendo un principale approccio privatistico l’opera affronta poi il tema dei beni e degli atti digitali (Capitolo III), tra gli argomenti che, caratterizzati da un forte attaccamento ai paradigmi giuridici del passato, hanno subito rilevanti innovazioni: basta porre lo sguardo al documento informatico, al sistema delle sottoscrizioni elettroniche e delle identità digitali, ma anche alla tutela dei beni digitali tra cui i software, le banche dati, le opere multimediali e i nomi di dominio, implicanti tutti l’utilizzo della rete.
Stretta è infatti la correlazione tra l’utilizzo di Internet, dei documenti e delle identità digitali nonché delle firme elettroniche con la possibilità di ricorrere alla contrattazione online e al commercio elettronico, argomento approfondito nel capitolo IV, per concludere in maniera semplice e veloce contratti con soggetti economici che operano online.

Del tutto avulso dai paradigmi tradizionali, invece, è il fenomeno della commercializzazione dei dati personali, trattato nel Capitolo V, il quale, divenuto possibile e rilevante per il massivo utilizzo di tecnologie digitali in grado di raccogliete i dati delle persone, ha trovato un primo fondamento nel riconoscimento nella prassi negoziale del valore di scambio dei dati personali. Si tratta di un fenomeno che pone gli studiosi  nella necessità di dare risposte, confrontandosi con dogmi apparentemente rigidi, rispetto alla maggior parte dei servizi online apparentemente gratuiti e che prevedono, invece, il trattamento di dati personali quale rimunerazione, diretta o indiretta, del servizio offerto.

In prima fila tra i soggetti che operano nel web e che, come tali, ne consentono il funzionamento e l’accesso sono gli Internet Service Provider, trattati nell’ambito del VI Capitolo, quali soggetti intermediari che, in virtù del ruolo svolto, sono assoggettati ad uno specifico regime di responsabilità civile generalmente esulante la previsione generale dell’art. 2043 c.c.

Se il web si basa sul trasferimento e sulla condivisione di dati ed informazioni all’interno di uno spazio “libero”, questo meccanismo riguarda anche beni quali opere elettroniche rientranti nell’alveo della tutela del diritto d’autore (Cap. VII), con specifiche prerogative e meccanismi, siano esse opere tradizionalmente intese, seppure in formato digitale, oppure sistemi informatici quali software o banche dati elettroniche.

Ad essere oggetto di grande circolazione sul web sono, tuttavia, anche informazioni, o meglio disinformazioni, errate, decontestualizzate o dirette semplicemente a creare odio tra i cybernauti: è questo il tema del delle fake news e dell’hate speech affrontato nel Capitolo VIII, quale fenomeno che mina il corretto e positivo funzionamento del web. A riguardo, il volume, partendo dalla previsione di un particolare regime di disciplina di responsabilità civile per le piattaforme che operano online, sottolinea la necessità di contemperamento di differenti interessi contrastanti, tra cui il funzionamento stesso del web e la sua prerogativa di spazio libero, ma anche la libertà di manifestazione del pensiero e la privacy dei soggetti interessati.

Come è stato anticipato già nel Capitolo V, la maggior parte dei servizi forniti dalle piattaforme online non sono affatto gratuiti ma sono rimunerati attraverso i più diversi strumenti di pubblicità cui il mondo digitale ha dato origine. Viene evidenziato dagli autori come il sistema di pubblicità online sia sempre più preciso ed efficace, grazie alla stretta connessione con le informazioni personali degli utenti, sfruttate da chi sviluppa e veicola la pubblicità al fine di “targettizzare” messaggi conformi al profilo dell’utente. È questo un discorso più ampio e che va oltre a quanto illustrato nel Capitolo IX, in quanto riguarda, attualmente, la sostenibilità dell’intero sistema Internet e che coinvolge diversi settori, tra cui il diritto alla protezione dei dati personali e la tutela dei consumatori.

Se su molti degli argomenti trattati nei primi capitoli del manuale lo studio ha potuto contare su una base normativa di partenza, almeno embrionale. Tuttavia, sono sempre più i campi del diritto digitale in via di sviluppo e, come tali, spesso ancora estranei al perimetro normativo. Prendendone atto, il legislatore europeo ha dato vita ad un ampio progetto di riforme, illustrato nel Capitolo X, ad esempio in tema di servizi digitali, protezione dei dati personali, intelligenza artificiale, al fine di dare risposte a chi opera in un settore in passato caratterizzato da una marcata deregulation.

Tanti, tuttavia, sono i passi avanti che il diritto deve ancora fare, così come messo in luce trattando degli smart contract (Cap. XI), di cripto-attività (Cap. XII) e di blockchain, tra i temi che, come direttamente o indirettamente evidenziato dagli autori, maggiormente chiameranno gli studiosi a confrontarsi e gli autori stessi ad intervenire nuovamente in via di aggiornamento anche della loro stessa opera editoriale.

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