“Born to run”: la corsa degli U.S.A. alla leadership nell’I.A. e gli ostacoli della regolamentazione

Un recente Research Paper (disponibile qui) del Prof. Christopher S. Yoo e della Dott.ssa Alicia Lai, dell’Università della Pennsylvania, offre una descrizione piuttosto esaustiva dello “stato dell’arte” della regolamentazione del settore dell’Intelligenza Artificiale (“I.A.”) negli Stati Uniti d’America.

 

 

L’approccio adottato dagli Stati Uniti nella regolamentazione del decision-making algoritmico è caratterizzato dalla fiducia in “soft standards and certification”.

La strategia americana in materia di I.A. nasce nella Casa Bianca e al titolare pro tempore è affidato il compito di definire, con atti di indirizzo, ordini esecutivi e direttive riguardanti specifici settori, le azioni e i principali obiettivi cui i livelli inferiori della regolazione debbono attenersi.

Uno dei più rilevanti interventi in tal senso è l’Ordine Esecutivo 13859 del febbraio 2019 emanato dell’ex Presidente Trump. Il decreto prospetta una strategia coordinata, al livello federale, denominata “American AI Initiative”, volta al raggiungimento di alcuni obiettivi: la promozione degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore dell’I.A., in collaborazione con l’industria, l’università e partner internazionali; il miglioramento nell’accesso ai dati; il mantenimento della sicurezza da attacchi informatici; la creazione dei presupposti per la crescita di una nuova generazione di ricercatori e utenti, mediante percorsi formativi ad hoc; il mantenimento del vantaggio degli U.S.A. nel settore e la protezione delle tecnologie di sicurezza nazionale più critiche dai competitor strategici e dagli avversari stranieri.

La strategia delineata dall’Ordine presidenziale è finalizzata a nutrire le aspettative di leadership degli U.S.A. nel settore dell’I.A. e riflette in più punti le preoccupazioni di ordine geoeconomico – e geopolitico – del gigante nordamericano rispetto alla rapida crescita di alcuni agguerriti competitor globali, prima tra tutti la Cina. I temi dei limiti alla pervasività degli strumenti di I.A. e della tutela dei diritti dei cittadini vengono genericamente affrontati rimandando al rispetto dei “valori americani”, formula che appare ambigua e priva di alcuna portata precettiva, al di là del sound patriottico.

In esecuzione del decreto presidenziale, l’Office of Management and Budget (“OMB”) ha pubblicato, nel gennaio 2020, un Draft of Guidance for Regulation of Artificial Intelligence, il quale ha fissato una cornice di principi destinati alle agenzie federali coinvolte nella regolazione dell’I.A. nel settore privato. L’approccio utilizzato è stato quello di evitare una regolamentazione “top-down” e “one-size-fits-all, tenuto conto del carattere trasversale della tecnologia in questione.

A sua volta, il National Institute of Standards and Technology (“NIST”) ha sviluppato nel 2019 un Piano finalizzato all’individuazione di standard tecnici per la realizzazione di sistemi di I.A. il più possibile affidabili e “robusti”, cui si è aggiunto il successivo “Four Principles of Explainable Artificial Intelligence”, in cui sono stati identificati alcuni principi per un uso “comprensibile” di sistemi di I.A..

Prima ancora dei decreti del Presidente, alcuni Dipartimenti federali si erano occupati di delineare il quadro regolatorio di specifici settori, come ad es. è stato fatto dalla Food and Drug Admnistration, in materia di Clinical Decision Support technologies, e dal Department of Transportation, in materia di veicoli a guida autonoma (si veda invece qui per una panoramica d’insieme sulle agenzie federali).

Nel passare in rassegna le principali misure adottate in tema di I.A. – e persino le proposte di legge ancora in discussione – il documento in esame riflette uno scenario piuttosto vivace, contrassegnato dalla tensione tra il consueto approcciolight-touch” – ma convintamente promozionale – del governo federale e l’interventismo dei governi dei singoli stati, che hanno dato vita a numerose leggi per disciplinare gli utilizzi di alcune tecnologie basate sull’I.A., come ad esempio il riconoscimento facciale (su quest’ultimo tema, l’esempio dello Stato di Washington è oggetto di approfondimento qui. Per una panoramica extra-U.S.A., si veda qui).

Per ora, fatta eccezione per alcune iniziative internazionali aventi ad oggetto la condivisione di principi in materia di I.A., il quadro normativo interno sembra assegnare maggiore importanza ai potenziali benefici dell’innovazione tecnologica piuttosto che al calcolo dei costi potenziali. Nell’ottica degli Autori (e non solo), il progresso della regolazione dell’ecosistema algoritmico dipenderà dal successo o meno della ricerca di un punto di equilibrio tra garanzia della sicurezza pubblica, trasparenza, promozione dell’innovazione e competitività su scala globale.

Lo scenario sembra destinato a mutare con l’elezione del Presidente Biden che, fin dalla campagna elettorale, ha a più riprese fatto riferimento alla necessità che lo sviluppo delle tecnologie di I.A. sia perimetrato dalla legge e dall’etica, così da riflettere gli interessi e i valori democratici.

 

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