La Strategia nazionale sull’Intelligenza artificiale e le prossime sfide dell’Italia

Il Ministero dell’Università e della Ricerca, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e il Ministero dello Sviluppo Economico, il 24 novembre 2021, hanno delineato la Strategia nazionale sull’intelligenza artificiale. Il programma strategico nazionale esamina i punti di forza e di debolezza dell’Italia sugli investimenti nelle tecnologie AI e descrive gli obiettivi per costruire un ecosistema digitale centrato sull’uomo, sostenibile, sicuro, inclusivo e affidabile.

 

 

L’intelligenza artificiale rappresenta un fattore centrale per la transizione digitale della società.

La cd. Rivoluzione 4.0, che nell’ultimo decennio ha trasformato (e tuttora sta trasformando) la maggior parte dei settori dell’industria, ha imposto all’Unione Europea di riconoscere l’intelligenza artificiale come un’area di importanza strategica.

Invero, con la Strategia “Intelligenza artificiale per l’Europa” adottata dalla Commissione europea nel 2018, nell’ambito della strategia per il mercato unico digitale, l’UE ha predisposto un quadro generale sull’impatto – sia positivo che negativo – delle nuove tecnologie su tutti i settori economici, invitando gli Stati membri ad avviare un lavoro strategico sull’IA al fine di affrontare queste sfide e sfruttare al massimo le opportunità offerte dagli strumenti digitali.

In linea con la Strategia Europea, dunque, l’Italia il 24 novembre 2021 ha adottato il Programma nazionale strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA), nel quale si delineano le azioni comuni e coordinate che il nostro Paese si è posto come obiettivi, sia per potenziare il sistema nazionale dell’IA, sia per rendere l’UE più competitiva a livello globale (sulle prime proposte delineate per la Strategia nazionale sull’Intelligenza artificiale, ne abbiamo parlato qui su questo Osservatorio).

La Strategia nazionale, in particolare, prevede 24 politiche da implementare per il triennio 2022-2024 e stabilisce le condizioni abilitanti per lo sviluppo e l’adozione dell’IA nel nostro Paese, concentrandosi sulla creazione e sul consolidamento di tre aree di intervento: le competenze, la ricerca avanzata e le applicazioni pratiche dell’IA.

Secondo il programma nazionale, pertanto, in primo luogo è necessario che l’Italia investa nel sistema di formazione e nello sviluppo delle relative competenze per i cittadini. La strategia dedica particolare attenzione al settore della ricerca e del knowledge sharing sull’IA: sarà fondamentale ampliare e migliorare i programmi di dottorato, trattenere i ricercatori all’interno dei confini nazionali e rafforzare la componente STEM nel sistema dell’istruzione, così da favorire lo sviluppo di una forza lavoro in grado di interagire con l’IA e sfruttarne i benefici.

Il digital gap italiano – e in parte europeo – (ne abbiamo parlato qui su questo Osservatorio), infatti, è basato anche sulle poche risorse umane a disposizione nel settore dell’IA e sulla bassa capacità delle imprese di offrire loro un adeguato portafoglio di opportunità lavorative e di crescita professionale (per un focus sull’importanza delle competenze digitali all’interno della PA, si veda qui su questo Osservatorio).

In secondo luogo, la Strategia – dopo aver evidenziato i punti di debolezza dell’ecosistema italiano dell’IA, quali: la frammentarietà della ricerca, l’insufficiente attrazione di talenti, il significativo divario di genere e la limitata capacità brevettuale – illustra le politiche che mirano a colmare il divario tra ricerca generale e ricerca applicata e a favorire le collaborazioni tra il mondo accademico, l’industria, gli enti pubblici e la società. Il futuro dell’IA, infatti, implica necessariamente una forte sinergia tra centri di ricerca pubblici e privati, ricerca industriale, centri di innovazione, start-up e PMI.

Per tale ragione, si auspica che le aziende italiane diventino leader nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione dell’IA, in modo da promuovere sempre di più i partenariati pubblico-privato necessari per lo sviluppo di sinergie tra enti di ricerca e imprese.

In ultimo, seguendo la logica del govern IA and govern with IA”, il settore pubblico, da un lato, dovrà governare l’intelligenza artificiale per attenuarne i rischi potenziali che da essa derivano, dall’altro dovrà migliorare le proprie politiche e i propri processi interni grazie ad un uso responsabile dei dati e della tecnologia IA.

Le tecnologie da adottare, dunque, non devono solamente promuovere la crescita economica ma assicurare che essa sia inclusiva e sostenibile, nel rispetto dei principi contenuti nell’articolo 3 della Costituzione e negli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Secondo la Strategia, l’IA deve pertanto essere progettata e implementata in modo responsabile e trasparente, (sul timore circa l’affidabilità e la controllabilità delle nuove tecnologie, ne abbiamo parlato qui su questo Osservatorio). A tal fine, l’Italia ha aderito alle “Linee guida etiche per un programma di orientamento e attuazione affidabile dell’IA” definito dall’High Level Expert Group on AI.

Per riassumere, come definito dalla Strategia, l’Italia deve:

  • aumentare l’innovazione basata sull’IA e lo sviluppo della tecnologia di IA;
  • promuovere misure per trattenere e attrarre ricercatori di IA in Italia;
  • aumentare l’adozione dell’IA tra le imprese e la pubblica amministrazione e favorire la creazione di imprese innovative;
  • sviluppare e adottare un’IA antropocentrica e affidabile;
  • sviluppare politiche e servizi basati sull’IA nel settore pubblico.

Tali obiettivi, se correttamente perseguiti, non solo stimoleranno la crescita italiana in materia di intelligenza artificiale, ma aiuteranno le aziende italiane a diventare leader nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione di IA, agendo concretamente sulla trasformazione digitale del nostro Paese.

 

 

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