Una regolazione europea dell’AI come veicolo di eccellenza e affidabilità. Gli obiettivi del Libro bianco della Commissione europea sull’intelligenza artificiale

La Commissione europea ha approvato un pacchetto di misure in materia di intelligenza artificiale. Tra le misure adottate, il Libro Bianco sull’AI contiene numerose proposte e idee ambiziose. L’obiettivo è di raggiungere un sistema eccellente e allo stesso tempo affidabile attraverso un approccio regolatorio, a dimensione sovranazionale e basato sul rischio.

Il 20 febbraio scorso la Commissione europea ha pubblicato il Libro bianco sulla Intelligenza artificiale, destinato ad una consultazione pubblica sui probabili scenari di disciplina europea sul tema e delle sue applicazioni nel mercato. Il Libro bianco fa parte di un pacchetto di misure composto, altresì, dalla Comunicazione “A European Strategy For Data”, che delinea una strategia di misure politiche e investimenti per promuovere l’economia agile dei dati per i prossimi cinque anni; dalla Comunicazione “Shaping Europe’s Digital Future”, che fissa i tre principali target della politica (declinati ciascuno in key attivities) e dell’azione comunitaria in tema di tecnologie emergenti; e infine, dal “Report on safety and liability implications of AI, the Internet of Things and Robotics”.

Obiettivo, dichiarato dal Libro bianco sin dal titolo, è quello di raggiungere un sistema di eccellenza che sia allo stesso tempo affidabile, sul presupposto che la mancanza di fiducia dei consumatori, degli utenti e più in generale, dei cittadini nei confronti delle nuove tecnologie è un ostacolo alla loro diffusione.

Alla base delle soluzioni proposte dalla Commissione, vi è la consapevolezza, sottolineata in più punti, che l’intelligenza artificiale si sta sviluppando rapidamente portando con sé innegabili benefici (per citarne alcuni tra quelli menzionati, si va dalle implicazioni per la sanità a quelle per l’ambiente; dai servizi pubblici, alla sicurezza), ma anche numerosi possibili rischi (decisioni opache, discriminatorie, rischi per i diritti fondamentali). È quindi urgente intervenire per massimizzare i primi e ridurre, se non eliminare, i secondi.

Le azioni che la Commissione intende avviare per raggiungere questo obiettivo si muovono lungo tre direttrici. In primo luogo, la necessità di un approccio sovranazionale. In secondo luogo, l’importanza di un approccio regolatorio. In ultimo, la scelta di un approccio risk based.

La dimensione sovranazionale è necessaria per poter competere a livello globale e per evitare soluzioni normative frammentate che si traducono in barriere di mercato e conseguente frammentazione di questo. Per contrastare quella che la Commissione definisce “a fierce global competition”, serve un “solido e coordinato approccio europeo”. Si pensi agli istituti di ricerca con dimensione solo nazionale impossibilitati, secondo la Commissione, a competere a livello globale. Serve, quindi, la creazione a livello europeo, di un centro per la ricerca e l’innovazione che possa essere un punto di riferimento (a lighthouse) sulla scena mondiale.

Carattere sovranazionale dovrebbe avere anche la governance in materia di AI. Sul punto, la Commissione parla di cooperazione tra autorità nazionali competenti all’interno di un framework europeo. Una struttura europea di governance dell’intelligenza artificiale quale forum per lo scambio di informazioni e best practice, per identificare le tendenze emergenti e fornire pareri anche al fine di facilitare l’attuazione comune delle normative.

Allo stesso modo, la regolazione delle nuove tecnologie, su cui numerosi Stati membri già stanno lavorando, non può essere appannaggio solo nazionale, in quanto l’adozione di normative non coordinate e difformi ha effetti negativi per il mercato unico, essendo destinata a tradursi in barriere agli scambi, e per la stessa certezza del diritto.

Certezza del diritto che è alla base dell’importanza, evidenziata dalla Commissione, che le nuove tecnologie, il loro utilizzo e le conseguenze che da questo ne derivano siano oggetto di norme giuridiche. Attraverso la regolazione si possono ridurre i rischi legati all’intelligenza artificiale e aumentare la fiducia nei suo confronti. Tra gli oggetti principali delle norme, la protezione dei diritti fondamentali, la regolazione dei processi decisionali affinché non siano opachi e non siano influenzati da bias, la disciplina delle forme di responsabilità (sia in caso di danni materiali, sia in caso di danni immateriali). Non si tratta necessariamente di adottare nuove regole. L’Unione europea dispone di un set di discipline di riferimento (si pensi al GDPR, solo per citarne una) rispetto alle quali bisognerà chiedersi se siano adeguate “to address the risks of AI” o se siano necessari adattamenti o nuovi strumenti.

La valutazione se adottare nuove normative a livello sovranazionale deve seguire un approccio risk based. Oggetto di regolamentazione ad hoc dovranno essere le applicazioni di intelligenza artificiale considerate ad “alto rischio” sulla base dei due criteri cumulativi indicati dalla Commissione.

Tra le applicazioni ad alto rischio, per l’impatto che può avere sui diritti fondamentali, rientrano le tecnologie di riconoscimento facciale (su cui si veda sentenza della Suprema Corte di Cardiff). Al riguardo, il Libro bianco non contiene lo stop che era stato ipotizzato in una prima bozza del documento, ma la Commissione resta cauta. Conformemente alle attuali norme dell’UE sulla protezione dei dati e alla Carta dei diritti fondamentali, l’IA può essere utilizzata solo a fini di identificazione biometrica remota laddove tale uso sia debitamente giustificato, proporzionato e soggetto a garanzie adeguate.

Il Libro bianco sull’intelligenza artificiale contiene idee ambiziose e in larga misura condivisibili. Si tratta, però, di dichiarazioni di principio, proposte che restano ampiamente astratte, come del resto è connaturato alla stessa natura dello strumento che le contiene, la cui effettiva attuazione dipenderà in concreto, dagli investimenti che si deciderà di fare. Al carattere ambizioso delle proposte, si affianca però, anche un’estrema prudenza, racchiudibile nel rimando, verso la chiusura del documento, alla c.d. human-centric AI, una sorta di ossimoro, certamente comprensibile, ma, forse, dal sapore un po’ anacronistico. Come detto all’inizio Artificial Intelligence is developing fast; il regolatore è altrettanto veloce?

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