Recensione: Tom Wheeler ‘From Gutenberg to Google’, Brookings Institution Press, 2019

Quella contemporanea è la terza rivoluzione tecnologica vissuta dall’umanità. La prima risale al quindicesimo secolo, quando Johannes Gutenberg brevetta un macchinario capace di stampare un testo scritto, abbattendo costi e tempi di produzione. Decreterà in tal modo la fine del monopolio della Chiesa cattolica sulla conoscenza – aprendo la strada alla divulgazione della conoscenza su larga scala. Quattro secoli più tardi, l’uomo riuscirà ad abbattere le barriere fisiche e temporali alla trasmissione delle informazioni. Il merito, in questo caso, sarà delle ferrovie e del telegrafo. Oggi, la tecnologia digitale promette – e produce – effetti altrettanto dirompenti per l’umanità. Per affrontare le sfide che la rivoluzione tecnologica pone alla società e agli individui che ne fanno parte è necessario giudicarla in prospettiva – come tenta di fare l’ultimo libro di Tom Wheeler.

Molti giudicano la rivoluzione tecnologica contemporanea un evento senza precedenti nella storia dell’umanità. Le potenzialità e i rischi dell’innovazione tecnologica, secondo costoro, sarebbero sconosciuti – e per questo motivo particolarmente insidiosi. Nel suo ultimo libro, Tom Wheeler prova a smentire questa interpretazione. Wheeler propone di porre il progresso tecnologico in prospettiva storica. Prima di quella attuale, l’umanità ha vissuto altre due rivoluzioni – a ciascuna ha corrisposto l’affermarsi di una tecnologia diversa. Si tratta dell’invenzione della pressa per la stampa, delle ferrovie e del telegrafo.

Il brevetto di Johannes Gutenberg – un macchinario capace di stampare un testo scritto – riduce drasticamente i costi di produzione e diffusione delle informazioni. Gli effetti sono dirompenti. La stampa decreterà la fine del monopolio secolare della Chiesa sulla conoscenza, aprendo la strada alla commercializzazione del sapere. Farà inoltre da volano alla Riforma luterana, prima, e poi al Rinascimento in Europa. Dopo Gutenberg, diffondere le informazioni non sarà più un’operazione costosa, frutto delle competenze di pochissimi, fruibile da un pubblico ristretto. La velocità nella diffusione del sapere, tuttavia, incontrerà ancora un ostacolo importante: i limiti naturali degli esseri umani. Per lungo tempo ancora, la diffusione di una notizia seguirà i ritmi del passato, veicolata dagli esseri umani.

Per abbattere il tempo e lo spazio sarà necessario attendere quattrocento anni. Con l’invenzione delle ferrovie non cambierà solo la percezione della distanza, ma si trasformerà l’organizzazione stessa degli esseri umani. Le piccole comunità isolate e tendenzialmente auto-sufficienti diverranno presto parti di comunità più ampie. Il progresso e il benessere collettivo dipenderanno sempre meno dalle capacità di pochi individui di proliferare in aree geograficamente circoscritte. Sarà invece sempre più il frutto dalla frequenza degli scambi di risorse tra agglomerati urbani e paesi confinanti. Con il telegrafo (e, più tardi, con il telefono) la trasmissione delle informazioni travalicherà addirittura i confini temporali. Per la prima volta nella storia dell’uomo, non saranno i limiti della natura a stabilire la velocità massima con cui trasmettere la conoscenza. È soprattutto al telegrafo che dobbiamo la nascita della società di massa nella quale viviamo oggi.

Veniamo ai giorni nostri: la tecnologia digitale promette effetti altrettanto dirompenti per l’umanità. Porre in prospettiva gli eventi storici – come fa il libro di Tom Wheeler – ci consente di affrontare le sfide che la rivoluzione tecnologica pone alla società e agli individui che ne fanno parte. Ci sono, infatti, almeno quattro elementi in comune tra le rivoluzioni del passato e quella digitale. Primo, la natura reticolare di queste. Ciascuna delle innovazioni tecnologiche che hanno trasformato la società e il pensiero negli ultimi secoli ha generato un sistema reticolare di individui, idee e risorse che ne hanno decretato la fortuna. Secondo, si tratta di rivoluzioni – è vero – ma la loro natura non è tanto (e necessariamente) dirompente, quanto piuttosto incrementale. Wheeler dimostra che la pressa di Gutenberg, le ferrovie, le infrastrutture per il telegrafo e la stessa rete digitale sono tutte il perfezionamento di idee precedenti; in tutti i casi, sommano competenze preesistenti, seppure in modo inedito rispetto al passato. Terzo, nessuna di queste invenzioni ha avuto vita facile. Per ciascuna, Wheeler documenta l’opposizione – talora feroce – o lo scetticismo di politici, aziende rivali, e più in generale dell’opinione pubblica. Si sono, infine, gli effetti di lungo periodo di ciascuna tecnologia. Quella digitale – conclude Wheeler – è lontana dall’aver esaurito la propria carica dirompente. Governarne gli sviluppi, contenendone al tempo stesso i rischi, è la grande sfida che attende la società.

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