La guerra commerciale sino-statunitense raggiunge anche il mercato dei droni?

Le tensioni commerciali USA-Cina hanno trovato nuovo sfogo nel campo dei droni che operano nel settore della sicurezza. La società statunitense Skydio, infatti, si propone di sostituire progressivamente i droni della società cinese DJI nell’ambito delle forze di polizia e di sicurezza USA. Attualmente la società americana mostra quote di mercato piuttosto ridotte, ma l’intervento di varie pubbliche amministrazioni potrebbe portare ad un progressivo abbandono delle tecnologie cinesi in favore di droni di provenienza statunitense.

 

L’utilizzo di droni in materia di sicurezza potrebbe conoscere presto ulteriori sviluppi grazie al lavoro della società Skydio, fondata da due ex dipendenti di Google e finanziata con circa 340 milioni di dollari da vari venture capitalists. I droni dell’azienda, infatti, possiedono un’intelligenza artificiale di altissimo livello e operano in maniera totalmente automatizzata, senza necessità di alcun intervento umano. Dall’accesso agli atti compiuto da Forbes secondo i dettami del Freedom of Information Act (FOIA) risulta che finora più di 20 città possiedono un drone Skydio nella loro flotta, fra cui anche alcune delle più grandi come Austin o Boston.

Questi nuovi droni, d’altro canto, non comportano conseguenze solo dal punto di vista dell’automazione della pubblica sicurezza (già affrontate qui e qui), ma anche effetti geopolitici ed economici. Droni molto simili, infatti, sono prodotti sin dal 2016 dalla società cinese DJI, un’azienda che produce circa i tre quarti dei droni venduti negli USA e possiede una capitalizzazione di più di quindici miliardi di dollari e un fatturato di 2 miliardi di dollari l’anno. I droni di Skydio, in teoria, dovrebbero costare non più di mille dollari, essere in grado di inseguire i target evitando ogni sorta di ostacolo e registrare video e audio di altissima qualità, predicendo addirittura i movimenti successivi del target, anche laddove si tratti di autoveicoli. Alcuni poliziotti che hanno avuto modo di usare i droni di Skydio ritengono che questi siano superiori rispetto a quelli prodotti da DJI laddove si tratti di volare attraverso ambienti ristretti, come foreste o appartamenti.

D’altro canto, probabilmente, il successo di questa compagnia deriva in gran parte dal fatto che rappresenta un’alternativa americana a DJI. Nonostante buona parte dei droni sia prodotta in Cina, infatti, la società non subisce il ban imposto dall’amministrazione Trump nei confronti delle società che lavorano con le aziende cinesi del settore della sicurezza. Peraltro, il National Defense Authorization Act di quest’anno potrebbe introdurre un divieto generalizzato all’acquisto di droni cinesi, sulla base del timore che società come DJI siano costrette ad inviare dati rilevanti per il governo e per i cittadini statunitensi in Cina.

Al  momento, però, la tecnologia cinese risulta troppo conveniente ed efficiente rispetto all’alternativa occidentale per essere abbandonata spontaneamente dal mercato, similmente a quanto avviene nel mercato del 5G. Skydio sta provando ad espandere la sua quota di mercato regalando droni promozionali anche alle agenzie governative in cambio di video e report per i dipartimenti marketing e ricerca dell’azienda. Inoltre, l’attività di lobbying dell’azienda ha portato il Pentagono ad emanare delle linee guida per l’acquisto di droni che contengono solo modelli prodotti da società americane, fra cui Skydio. Peraltro, un numero crescente di police departments, in seguito a queste campagne dell’azienda statunitense, si mostra refrattario all’acquisto di droni cinesi per via dei timori legati alla possibile conservazione di dati sensibili e successivo invio degli stessi in Cina.

DJI ha risposto alle varie critiche e al montante sentimento anti-cinese nel settore per bocca di Brendan Schulman, vicepresidente dell’area policy and legal affairs della società, affermando che i droni possono essere messi in offline mode, così che non inviino alcunché e sottolineando che i droni sono stati sottoposti a vari controlli da parte di aziende indipendenti per sancire l’assenza di eventuali backdoor tramite cui i dati potrebbero essere inviati a server stranieri. L’affermazione più rilevante e rivelatrice di Schulman, tuttavia, sembra essere quella relativa al fatto che le preoccupazioni relative ai droni cinesi, apparse solo di recente, deriverebbero dal clima geopolitico del momento e sarebbero diffuse dai vari concorrenti sul mercato.

Quale che sia la verità, il mercato dei droni sembra rappresentare sempre più uno dei nuovi fronti della guerra commerciale sino-statunitense.

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