La digitalizzazione dell’industria finanziaria: un’analisi di Banca d’Italia

Su impulso della crisi pandemica, l’innovazione digitale è in forte crescita in tutti i comparti dell’industria finanziaria e sta modificando notevolmente la domanda e l’offerta di prodotti e servizi all’interno dei singoli mercati finanziari. Importanti sfide aspettano, dunque, gli intermediari finanziari tradizionali, chiamati tra l’altro a gestire nuovi rischi operativi, cibernetici, di riservatezza dei dati e a competere o collaborare con nuovi soggetti, tra cui le Big Tech. Sul versante delle istituzioni, le autorità nazionali ed europee sono impegnate ad aggiornare il quadro normativo e regolamentare in materia finanziaria e gli strumenti di controllo di nuove attività, quali ad esempio la cripto-attività e l’utilizzo della finanza decentralizzata, a cui sono legati importanti e nuovi rischi per utenti e investitori.

 

Nella Relazione annuale del 31 maggio 2022 (riferita all’anno 2021), la Banca d’Italia dedica una sezione monografica alla digitalizzazione dell’industria finanziaria (capitolo 16), in cui è analizzato il fenomeno della transizione digitale nel settore finanziario italiano, facendo il punto sulle principali evoluzioni operative ed iniziative delle autorità pubbliche competenti.

Nel settore bancario, sin dagli anni Novanta, l’attività creditizia ha conosciuto importanti evoluzioni digitali legate soprattutto all’online banking e all’utilizzo crescente dei pagamenti elettronici, che hanno determinato, da un lato, un incremento dell’efficienza di molte attività in termini di costi e tempi e, dall’altro, una riduzione degli sportelli e del numero dei dipendenti del settore.

La progressiva diffusione di applicazioni e di piattaforme digitali, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA), del cloud computing e della robotica hanno poi contribuito allo sviluppo di nuovi prodotti finanziari, modelli di business e rapporti con la clientela, maggiormente in linea con le preferenze e i profili di rischio degli utenti; hanno, inoltre, incrementato l’efficienza, ad esempio, nella valutazione e analisi del merito creditizio e l’innovazione dei servizi tradizionali di deposito, pagamento, finanziamento, investimento e consulenza.

Nel settore dei servizi assicurativi, l’adozione delle tecnologie digitali ha interessato prevalentemente i processi di erogazione delle polizze e i servizi di consulenza automatizzati mediante l’utilizzo della IA (c.d. robo-advisory). Inoltre, in questo settore, la digitalizzazione sta contribuendo, da un lato, a limitare le asimmetrie informative tra gli assicurati e le compagnie e, dall’altro, a facilitare gli accertamenti dei sinistri (ad esempio mediante la scatola nera montata nelle auto) con conseguente beneficio in termini di adattamento del premio da pagare nella singola fattispecie.

Una tale evoluzione digitale dell’industria finanziaria richiede agli intermediari finanziari tradizionali sia di controllare costantemente i risultati prodotti dalle nuove tecnologie digitali e dalle decisioni algoritmiche per evitare discriminazioni degli utenti, sia di collaborare con nuovi soggetti, quali le imprese innovative e le società tecnologiche (comprese le Big Tech). Nel 2020, gli intermediari tradizionali bancari (due terzi delle banche italiane) e assicurativi (metà delle imprese assicurative italiane) hanno investito, infatti, in progetti basati su tecnologie digitali in collaborazione con società non finanziarie, di cui hanno acquisito quote di capitale sociale o a cui hanno esternalizzato specifici servizi informatici. Occorre comunque rilevare che le imprese innovative e tecnologiche hanno cominciato a operare nei mercati finanziari, talvolta offrendo anche alcuni servizi finanziari in concorrenza con gli intermediari tradizionali.

In questo contesto, lo “Stato digitale” deve anzitutto svolgere il delicato e cruciale compito di aggiornare il quadro normativo e gli strumenti di controllo con il fine di salvaguardare l’interesse pubblico e garantire il perseguimento di un ampio insieme di obiettivi, tra cui i principali sono: contemperare la promozione dell’innovazione digitale dell’industria finanziaria con l’esigenza di tutelare i consumatori e gli investitori; evitare l’esclusione o la discriminazione degli utenti meno digitalizzati; garantire il corretto funzionamento delle infrastrutture di mercato e del sistema dei pagamenti; preservare la sicurezza e la stabilità del sistema finanziario e dell’economia nel suo complesso.

Le autorità pubbliche nazionali ed europee competenti hanno già avviato una serie di iniziative nella predetta prospettiva. A livello europeo, oltre alla strategia per la digitalizzazione dei servizi finanziari e un regolamento che introduce un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulle tecnologie DLT (distributed ledger technologies), si possono annoverare anche due proposte di regolamento sui mercati delle cripto-attività (c.d. MiCAR) e sulla resilienza operativa digitale del settore finanziario (c.d. DORA). È, inoltre, stato avviato il processo di revisione del Regolamento UE/2014/910 sui sistemi di identificazione elettronica forniti ai cittadini e alle aziende (c.d. eIDAS). A livello nazionale, tra le principali iniziative sviluppate dalla Banca d’Italia sono annoverate il canale Fin Tech, attivato dal 2017, il centro di innovazione Milano Hub, istituito a fine 2020, e la sandbox regolamentare, costituita nel 2021 su iniziativa del Ministero dell’economia e delle finanze.

In prospettiva, come rilevato anche nelle Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia, la definizione di regole direttamente applicabili in tutta l’Unione e l’introduzione di un sistema di vigilanza unico sarebbe decisivo per superare molte delle attuali difficoltà oggi legate all’operatività di alcuni soggetti su più mercati nazionali e a normative nazionali di settore non ancora pienamente armonizzate.

Licenza Creative Commons
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale