Facebook, il ban per Donald Trump non convince l’Oversight Board: poca trasparenza sul funzionamento del sistema XCheck

Il Comitato per il controllo di Facebook (cd. Facebook’s Oversight Board) ha pubblicato i primi Report trimestrali sulla trasparenza. A seguito di recenti rivelazioni pubblicate a metà settembre dal Wall Street Journal,  il Comitato ha ravvisato molteplici omissioni del social network sul sistema dei controlli incrociati “XCheck”, adoperato anche per la sospensione degli account dell’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il caso offre spunti di riflessione per valutare il ruolo del Comitato nel più ampio processo di “istituzionalizzazione delle piattaforme”.

 

A distanza di circa nove mesi dalle prime decisioni rilasciate, il Comitato per il controllo di Facebook (cd. Facebook’s Oversight Board) ha pubblicato i primi Report trimestrali sulla trasparenza. Tali report riguardano il quarto trimestre del 2020, oltre al primo e al secondo trimestre del 2021 e forniscono utili dettagli in merito ai casi ricevuti e alle decisioni assunte.

Nel complesso, il Comitato ha ricevuto, in meno di un anno (da ottobre 2020 a fine giugno 2021), circa 524 mila casi, variamente segnalati dagli utenti delle piattaforme Facebook e Instagram, rilevando un progressivo aumento dei ricorsi, dislocati prevalentemente negli Stati Uniti e in Canada.

Come già osservato dal Garante per la protezione dei dati personali nazionale, i due terzi dei ricorsi in cui gli utenti richiedevano il ripristino dei loro contenuti hanno riguardato l’incitamento all’odio (hate speech) o il bullismo. A seguito delle decisioni assunte dal Comitato, Facebook ha riconsiderato le proprie azioni, ripristinando i contenuti in origine ritenuti lesivi (sulle censure effettuate dalla piattaforma nell’ambito dell’Olocausto, si veda qui).

Al contempo, la casistica ha offerto l’occasione per formulare raccomandazioni sulle policies della piattaforma, nonché sulle modalità di collaborare alla definizione dei casi controversi.

In particolare, il Comitato ha ribadito che la trasparenza costituisce un elemento cruciale per un social network, dal momento che la scelta dei contenuti da rimuovere può pregiudicare la libertà di espressione e i diritti fondamentali di una community mondiale, composta da oltre 2,8 miliardi di persone.

            Ciononostante, a seguito di recenti rivelazioni pubblicate a metà settembre dal Wall Street Journal, il Comitato ha ravvisato molteplici omissioni del social network nelle sue risposte relative al sistema dei controlli incrociati “XCheck” (cross-check).

Il sistema XCheck, finalizzato al controllo delle decisioni sui contenuti legate a utenti di rilievo, consente una moderazione “ad personam” per gli account di persone influenti e di rilievo – come politici, attori o giornalisti – e, per l’effetto, un trattamento privilegiato: infatti, i post che violano la policy del social network non sono repentinamente eliminati o espunti nel News Feed, aggirando così le regole sulla moderazione dei contenuti.

            Le valutazioni del Comitato hanno investito anche la decisione sulla sospensione dell’account dell’ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Come è noto, l’account di Trump era stato bloccato dal social network lo scorso gennaio, per aver pubblicato contenuti che incitavano e giustificavano l’irruzione nel Campidoglio di Washington, D.C. per protestare contro le elezioni politiche concluse a favore del candidato Joe Biden.

Nel confermare la decisione di Facebook, il Comitato ha rilevato che le affermazioni di Trump incitavano alla violenza, ravvisando il rischio di reiterazione di eventi violenti e pericolosi per la pubblica sicurezza.

Tuttavia, nel sottoporre il caso al Comitato, Facebook non ha menzionato il sistema XCheck, fornendo informazioni dettagliate solo a seguito delle precise richieste formulate dal Comitato, colte a comprendere se gli account di Trump fossero soggetti alle normali procedure di moderazione dei contenuti. Inoltre, le dichiarazioni rese dal social network sui criteri per la scelta degli account o delle Pagine da sottoporre al sistema dei controlli incrociati, non sono state ritenute sufficientemente trasparenti.

Pertanto, le omissioni di Facebook inducono profonde riflessioni sul ruolo del Comitato, giacché rischiano di sminuire l’operato e l’effettività delle decisioni rese, ma soprattutto di contribuire alla compromissione della libertà di espressione online.

Per tali ragioni, il Comitato ha annunciatodi aver accettato la richiesta da parte di Facebook, sotto forma di parere normativo, di controllare il sistema dei controlli incrociati dell’azienda e fare raccomandazioni su come modificarlo”, allo scopo di assicurare la giustizia e l’oggettività nei controlli incrociati.

In conclusione, il caso dell’ex presidente Donald Trump offre spunti di riflessione per valutare il ruolo del Comitato nel più ampio processo di “istituzionalizzazione delle piattaforme”, che da meri attuatori di logiche di mercato si elevano a nuova tipologia di istituzione, tesa al perseguimento e alla regolazione di interessi pubblici primari tipici.

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