
Tra le varie iniziative volte alla digitalizzazione dell’Italia, assume centralità la c.d. Strategia Banda Ultra larga, progetto pluriennale che ha ricevuto nuova linfa grazie al PNRR. La Strategia ricomprende più misure, con diverse fonti di finanziamento e diverse modalità di attuazione. In questa sede, si propone una ricognizione dei principali interventi, partendo dal contesto europeo di riferimento, per evidenziare i risultati raggiunti e le criticità emerse, anche alla luce dei risultati registrati dall’Italia nel report 2024 sul Decennio digitale e con uno sguardo agli obiettivi futuri.
Il complesso percorso verso la digitalizzazione del Paese si articola in diverse linee di intervento, tra cui rileva quella volta alla creazione e diffusione delle reti ad altissima capacità. Si tratta, in dettaglio, delle misure rientranti nella c.d. Strategia Banda Ultra Larga (di seguito, in breve, BUL), adottata inizialmente nel 2015 (Strategia BUL 2015), rivista nel 2021 (Strategia BUL 2021) per far proprie le misure introdotte dal PNRR e, infine, aggiornata nella sua ultima versione ad agosto 2023 (Strategia BUL 2023).
La Strategia si inserisce in un percorso più ampio e complesso che prende le mosse dalla Comunicazione “2030 Digital Compass: the European Way for the Digital Decade” con cui la Commissione europea ha fissato traguardi e obiettivi concreti volti a guidare la trasformazione digitale dell’Europa (si veda, A. Palladino Europa digitale 2030, la Commissione propone una “Bussola” per la sovranità digitale), , a sua volta ispirata dalla “European Declaration on Digital Rights and Principles”. Si tratta, in particolare, di quattro goals da raggiungere entro il 2030: competenze digitali, infrastrutture digitali sostenibili, trasformazione digitale delle imprese e digitalizzazione dei servizi pubblici. Per facilitare il conseguimento degli obiettivi del Digital Compass, il successivo “Digital Decade Policy Programme 2030” ha inoltre stabilito un meccanismo di monitoraggio e governance, grazie a indicatori di prestazione, la cui definizione è basata sul DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società), quest’ultimo confluito dal 2023 nella Relazione annuale sul Digital decade (per un approfondimento si v. indice DESI). Sulla scorta di tali atti programmatici, ciascuno Stato membro ha dovuto pertanto stabilire delle traiettorie nazionali in coerenza con le direttive fornite in sede europea: in tale contesto è stata dunque approvata la Strategia BUL.
Muovendo le mosse dalle considerazioni già svolte da questo Osservatorio in merito alla strategia BUL e al suo rapporto con il PNRR (S. Del Gatto, Lo Stato Digitale nel PNRR – La banda ultra-larga), si rende necessario evidenziare i vari progressi compiuti negli ultimi anni e lo stato di avanzamento di tali misure, mettendo in luce le varie difficoltà emerse. Le misure che caratterizzano la Strategia si distinguono in due famiglie a seconda della tipologia di finanziamenti che alimentano i diversi investimenti; si tratta, da un lato, di misure preesistenti al PNRR, sostanzialmente finanziate grazie al Bilancio dello Stato e a fonti europee (in particolare, il FSC, FEASR e FESR) e dall’altro, di misure di nuova introduzione per mezzo del dispositivo di Ripresa e Resilienza. In particolare, rientrano nel primo pacchetto di misure il c.d. Piano “Aree Bianche” e il Piano “Voucher” (C. Ramotti, Il MISE, il COBUL e la pandemia: il Piano Voucher per la banda ultra larga); mentre di matrice PNRR sono gli interventi denominati “Sanità connessa”, “Scuola connessa”, “Collegamento isole minori”, “Italia 5G” (P. Bonini, Lo Stato Digitale nel PNRR – Il 5G) e “Italia a 1 Giga” (quest’ultimo, tuttavia, preesistente all’introduzione del Piano).
Dalla differente fonte di finanziamento deriva una diversa modalità di monitoraggio: le misure proprie del PNRR ben possono essere controllate grazie alla natura dello stesso piano “performance based”, grazie al raggiungimento delle prefissate milestone e target; sul punto, risultano infatti attualmente completati gli obiettivi stabiliti per le misure coinvolte, con risultati più che positivi anche per quanto attiene alla realizzazione fisica di tali interventi (come emerge dall’ultima Relazione del Governo sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, scaricabile dal sito Italiadomani).
Più complesso è invece il monitoraggio sulle misure preesistenti, le cui risorse seguono percorsi finanziari diversificati e le cui procedure risultano più complesse; sul punto, i ritardi su tali interventi – per quanto attiene, in particolare, i collegamenti in fibra (c.d. FTTH) e quelli con tecnologia FWA – sono stati in più occasioni sottolineati, sia dalla stessa Strategia nel 2023 che a più riprese dai magistrati contabili (si veda la delibera n. 4/2024 del Collegio del Controllo concomitante e l’Audizione parlamentare sul DLB per il 2025).
Le difficoltà hanno trovato altresì conferma nei vari report pubblicati dal soggetto attuatore della misura (Infratel Italia S.p.A.), tra cui nell’ultimo pubblicato a novembre 2024 (Relazione Stato avanzamento Bul novembre 2024). In dettaglio, nonostante la fase esecutiva (progettazione ed esecuzione dei cantieri) sembra essere stata pressocché completata – seppur con difficoltà e vari ricorsi giudiziali intervenuti che hanno posticipato nel corso degli anni la scadenza finale sino ad arrivare a settembre 2024 – le principali criticità permangono circa i profili di concretezza della misura; si fa riferimento all’effettivo avvio dei servizi che si attesa, secondo i dati di novembre, intorno al 62 per cento rispetto al totale delle unità immobiliari da raggiungere. La mancata attivazione, si legge nella Relazione Infratel, è dovuta principalmente ai rifiuti dei clienti successivi all’ordine e alla bassa qualità della toponomastica locale che presenta una alta percentuale di indirizzi senza numero civico (SNC).
Tali criticità si affievoliscono guardando la Strategia da una prospettiva più ampia, quella che emerge dai risultati DESI del 2024 conseguiti dall’Italia (Italy 2024 Digital Decade Country Report), ove si registrano miglioramenti sugli indicatori digital connessi alla Banda Ultra Larga (quale la copertura in fibra ottica, che si attesta al 59,6 per cento) seppur inferiori alla media europea (lo stesso indicatore arriva infatti al 64 per cento).
In conclusione, le ingenti risorse e le strategie messe in campo negli ultimi anni non sempre hanno rispettato i risultati attesi, da un lato, per difficoltà attuative dei soggetti coinvolti, comportando numerosi ritardi, dall’altro, perché non sempre la conclusione delle opere e l’utilizzo delle risorse si riflette nella concreta operatività della misura; per quanto attiene poi alle misure PNRR, si dovrà attendere il 2026 per una più attenta valutazione sull’outcome degli interventi.
Va, infine, sottolineato come la creazione e la diffusione delle reti ad altissima capacità di copertura e, più in generale, di politiche volte alla digitalizzazione del Paese divenga una necessità ancora più imminente alla luce degli obiettivi prefissati da ultimo nel Piano strutturale di bilancio e di medio termine 2025-2029 – il documento previsto dalle nuove regole europee di riforma della governance – con cui l’Italia, tra i vari progetti, ha altresì rinnovato il suo impegno a investimenti e riforme dedicati alla transizione digitale. Sarà pertanto richiesto un ulteriore e forse (non) ultimo sforzo da parte di tutti i soggetti coinvolti, per non disattendere le aspettative riposte nella Strategia.
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