Lo Stato Digitale nel PNRR – La banda ultra-larga

Il 27% delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono dedicate alla transizione digitale, sviluppata lungo due assi: la banda ultra-larga e la trasformazione della PA in chiave digitale. Altri fondi sono destinati dal Piano all’innovazione digitale di infrastrutture, il fisco, sicurezza, sanità pubblica, turismo e cultura, sistema scolastico e ricerca universitaria. L’Osservatorio propone una ricognizione dei principali interventi di digitalizzazione del PNRR, del loro impatto sulle amministrazioni, dei tempi di realizzazione e del confronto con misure analoghe adottate da altri paesi europei. In questo post presentiamo gli interventi previsti dal Piano con riferimento agli investimenti a sostegno della banda ultra-larga.

Al fine di dare un impulso decisivo al rilancio della competitività e della produttività del Paese, il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano (PNRR – definitivamente approvato il 13 luglio dal Consiglio UE, che ha recepito la proposta della Commissione europea), ha previsto la “Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” (sul PNRR si vedano i contributi pubblicati sul Focus dell’Osservatorio sulla Stato digitale).

In particolare, in linea con gli obiettivi fissati dalla Comunicazione “2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade” per il 2030 (su cui in questo Osservatorio si v. A. Palladino, Europa digitale 2030, la Commissione propone una “Bussola” per la sovranità digitale), e nella consapevolezza che le reti a banda larga ultraveloce rappresentino una “general purpose technology”, in grado di innescare guadagni di produttività e di crescita su larga scala in tutti i settori dell’economia, la Componente 2 della Missione 1 del PNRR promuove l’innovazione e la digitalizzazione del sistema produttivo attraverso investimenti finalizzati a garantire la copertura, entro il 2026, di tutto il territorio nazionale con reti a banda ultra-larga (fibra FTTH, FWA e 5G) e più in generale, a realizzare l’obiettivo di una “gigabit society”.

In quest’ottica, il PNRR destina più di 6 miliardi di euro (un quarto delle risorse assegnate alla transizione digitale) per portare la connettività a 1 Gbps a circa 8,5 milioni di famiglie, imprese ed enti nelle aree grigie e nere NGA a fallimento di mercato (c.d. Piano “Italia a 1 Giga”); per assicurare la connessione in fibra a 1 Gbps ai 9.000 edifici scolastici rimanenti (c.d. Piano “Scuole connesse”); per garantire un’adeguata connettività (da 1 Gbps fino a 10 Gbps simmetrici) al Servizio sanitario nazionale (c.d. Piano “Sanità connessa); per dotare 18 isole minori di un backhauling sottomarino in fibra ottica (c.d. Piano “Collegamento isole minori”); e per incentivare lo sviluppo e la diffusione dell’infrastruttura 5G nelle aree mobili a fallimento di mercato (c.d. Piano “Italia 5G”).

Di queste risorse, due iniziative “Italia a 1 Giga” e “Italia 5G” assorbono più dell’80% dell’intero budget e la prima delle due oltre il 60%. Inoltre, al fine di colmare i divari territoriali, oltre il 45 % degli investimenti nella connettività a banda ultra-larga si svilupperanno nelle regioni del Mezzogiorno.

Gli obiettivi del PNRR sono stati recepiti nella nuova Strategia per la banda ultra-larga “Verso la Gigabit Society dove si affiancano ai due obiettivi già previsti dalla precedente Strategia BUL del 2015, adottata in attuazione delle indicazioni formulate dalla Commissione europea (si v. la Comunicazione sulla Connettività per un mercato unico digitale europeo – cd. ‘Gigabit Society’ e la già ricordata Comunicazione sul decennio digitale – c.d. “Digital compass”).

L’effettiva realizzazione dei piani previsti dal PNRR e in generale, degli obiettivi previsti dalla Strategia BUL 2021, appare quanto mai necessaria per l’Italia in ragione del ritardo in cui ancora versano alcune aree del Paese, come testimoniato dai dati risultanti dall’indice DESI 2020 (per cui l’Italia, seppur in miglioramento, risulta ancora in largo ritardo rispetto alla media europea. In argomento su questo Osservatorio, B. Carotti, Le confessioni dell’indice DESI).

Si tratta tuttavia, di obiettivi ambiziosi che peraltro l’Italia si propone di realizzare in anticipo (2026) rispetto alla deadline europea (2030). Per garantirne il successo alcuni passaggi appaiono imprescindibili: un’efficiente e rapida gestione dei programmi da parte dei ministeri competenti e delle autorità nazionali ed europee coinvolte, l’adozione di impegni trasparenti e di scelte di investimento coerenti da parte degli operatori privati e, infine, il sostegno delle amministrazioni locali e periferiche coinvolte nel rilascio delle autorizzazioni e dei permessi. Questo punto in particolare, è cruciale. Lo stesso PNRR al riguardo, sottolinea che gli investimenti dovranno procedere di pari passo con “un percorso di semplificazione dei processi autorizzativi che riconosce le infrastrutture per la cablatura in fibra ottica e per la copertura 5G come strategiche, velocizzandone così la diffusione sul territorio”. E che “al fine di fornire la realizzazione e la migliore gestione di infrastrutture strategiche nel settore delle telecomunicazioni si renderà necessario adottare norme finalizzate a garantire, in coerenza con una logica competitiva, il più rapido e capillare sviluppo delle reti di telecomunicazione nelle aree ancora prive di copertura, sia attraverso la riduzione degli oneri amministrativi per la loro installazione, sia stimolando la domanda di connessione alla banda ultra-larga”.

La prassi di questi anni ha, purtroppo, evidenziato quanto il mancato rispetto dei termini da parte degli enti locali abbia ostacolato la realizzazione delle infrastrutture di TLC (cfr. Banda ultralarga, cantieri bloccati dalla burocrazia: «Otto mesi per le autorizzazioni» – Il Sole 24 ORE). Un’inversione di tendenza è quindi, necessaria, con l’auspicio però, che le nuove disposizioni accelerino e semplifichino effettivamente i procedimenti, e non contribuiscano invece, a rallentarli introducendo norme di difficile interpretazione per le amministrazioni chiamate altresì ad una difficile opera di coordinamento con quelle già esistenti e non abrogate.

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