Orizzonti: gli Editoriali dell’OSD – Numero 19, Dicembre 2025 – La definitiva irreversibilità dello Stato digitale

È dicembre. Tradizionalmente tempo di bilanci, ma anche di riflessioni sul futuro. Un passaggio obbligato, soprattutto in una fase di transizione del diritto amministrativo, non soltanto per registrare le trasformazioni profonde che hanno interessato le pubbliche amministrazioni, ma anche per coglierne il senso complessivo e, soprattutto, interrogarsi sul loro significato e sul modo in cui stanno ridefinendo regole, prassi e rapporti.

L’intento è di provare a intercettare i segnali che anticipano le tensioni e le sfide future a partire dalla disamina dei post scritti nel 2025, sul presupposto che la continuità delle pubblicazioni dell’Osservatorio sullo Stato Digitale, assuma un valore che travalica la semplice pluralità dei contributi.

L’Osservatorio, infatti, non è soltanto un luogo di pubblicazione di informazioni e di analisi puntuali; è uno spazio nel quale si costruisce un punto di vista collettivo attraverso la sedimentazione di preoccupazioni comuni, cambiamenti di linguaggio, prospettive condivise e proposte innovative. In tale prospettiva attraverso una visione di lungo termine appare possibile non trarne un bilancio, ma cogliere tendenze non esplicitate nella singola pubblicazione e intravvedere orizzonti che emergono dalla coerenza complessiva.

Preliminarmente, se si guarda al 2025, ciò che colpisce non è soltanto la varietà dei temi affrontati, ma la circostanza che progressivamente la digitalizzazione sembri non essere più considerata in sé come una politica pubblica settoriale ed inizi a essere percepita come una dimensione strutturale dell’azione statale. Evoluzione già desumibile dall’editoriale di apertura dell’anno nell’ambito del quale l’algoritmo non è considerato alla stregua di un semplice supporto alla decisione, incidendo sula forma stessa dell’azione amministrativa, sui margini di discrezionalità e sulla responsabilità pubblica (C.Ramotti, L’attività amministrativa algoritmica per principi: limiti e prospettive). Considerazione che non resta isolata. Anche nei contributi apparentemente più divulgativi e meno giuridici, come quelli raccolti nella serie “A passeggio con l’informatica”, confermano che la digitalizzazione non è una questione meramente tecnica, ma una forma di organizzazione che orienta comportamenti, decisioni e aspettative dei soggetti pubblici e privati (gli oltre venti post di E.Nardelli da Il galateo della comunicazioni tra automi a Governare la trasformazione digitale nell’interesse nazionale).

In tale prospettiva, esemplificativa della nuova prospettiva critica è la tematica della sovranità digitale; nell’ambito del ciclo dei “Punti di vista” nel 2025 è stata spostata l’attenzione dalla retorica della autonomia e del controllo alle sue condizioni materiali: dati, infrastrutture, software, cyberspazio (E.Schneider, La sovranità digitale. Introduzione). I singoli “Punti di vista”  rappresentano da prospettive diverse che la trasformazione digitale determina nuove forme di dipendenza, troppo spesso trascurate sia dagli studiosi che dal legislatore. In tale prospettiva, la sovranità digitale è considerata come capacità amministrativa concreta quotidiana: capacità di decidere, di contrarre, di controllare, di esercitare la funzione amministrativa senza essere costretti a delegare ai privati le attività (L.Magli, La sovranità sui dati: l’abbandono del criterio territoriale e L.Golisano, Non vi è un Re, senza uno Stato. Per governare le infrastrutture digitali bisogna prima realizzarle).

In continuità con l’esigenza di incidere sull’architettura degli ecosistemi digitali si pongono le riflessioni dedicate al Digital Service Act, ai segnalatori attendibili e alle nuove forme di responsabilità delle piattaforme (A.Pardi, Digital Services Act: riconosciuto il primo segnalatore attendibile).

Un altro tema che ha attraversato l’anno concerne il rapporto tra Stato e mercato nello spazio digitale e, in particolare, la tendenza a una strutturale concentrazione degli operatori che produce significativi effetti economici e istituzionali (ad esempio, F.Muzzati e E.Lubin, Consolidamento del mercato delle telecomunicazioni, concorrenza e digitalizzazione: un nuovo modello antitrust europeo?).

Nel complesso, dunque, emerge un ritorno alla funzione ordinante dello Stato, quale soggetto tenuto a garantire che la digitalizzazione e lo sviluppo tecnologico non comprimano il pluralismo, la concorrenza e i diritti fondamentali.

Diritti fondamentali che rappresentano una delle tematiche maggiormente trattate nel 2025. L’editoriale di ottobre mette in guardia dal rischio di una eterogenesi dei fini, laddove la digitalizzazione, anziché rafforzare le garanzie e le tutele, finisca per indebolirle o irrimediabilmente comprimerle (A.Di Martino, Digitalizzazione  e diritti fondamentali: quattro ipotesi di una possibile, ma non auspicabile, eterogenesi dei fini). Ma il rapporto tra i diritti fondamentali e la tecnologia riappare in molti altri contributi (A.Madeddu, Sanità digitale e cyber-risk: le previsioni dell’Artificial Intelligence Act, G.Fantoni, Italia come centro dell’industria spyware (insieme a Israele e India) e G.Delle Cave e G.Iozzia, Il vecchio dilemma dei cookie: semplificare senza pregiudicare i diritti), il cui significato complessivo sembra essere evidente: i diritti non devono essere considerati come un limite esterno alla tecnologia, quanto piuttosto un criterio interno di progettazione delle politiche digitali e dell’azione pubblica.

Da una disamina complessiva i post e gli editoriali del 2025 sembrano raccontare un passaggio: lo Stato digitale non sembra più un progetto da realizzare, ma una realtà ormai espansa e sviluppata (per utilizzare l’espressione con la quale è giustificata l’esigenza della pubblicazione della nuova edizione di L.Torchia, Lo Stato digitale, Mulino, 2025) che deve essere governata.

All’orizzonte appare oramai irreversibile la considerazione che la digitalizzazione non sia una tra le molteplici politiche pubbliche, ma la dimensione strutturale dell’azione amministrativa. In tale prospettiva il terreno decisivo dei prossimi anni sarà lo sviluppo di una concreta capacità amministrativa digitale pubblica, la tutela del pluralismo tecnologico e la salvaguardia dei diritti fondamentali negli strumenti digitali.

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