Una circolare del questore di Napoli Broccoli fissa in otto cartelle, nel dicembre 1945, le regole del parlar chiaro e scrivere con concisione, «condizione essenziale perché il lavoro proceda rapido». Eccone un breve estratto.
L’ordine consiste nel proporzionare armonicamente le parti secondo l’importanza, eliminando il superfluo, lasciando nello sfondo l’accessorio e collocando in primo piano l’essenziale. E nello stesso tempo stabilirne la successione secondo un criterio logico ‘da causa ad effetto’(…). Per concisione va inteso che bisogna dire tutto quello che occorre e solo quello. Ed è perciò che, oltre a ricorrere al metodo, deve qui intervenire il personale intuito dello scrivente e quell’abito mentale che si acquista con la pratica per sceverare il necessario dal superfluo ed esporlo poi ordinatamente. La chiarezza deve ricercarsi prima nel contenuto e poi nella forma. Quest’ultima va curata col sopprimere preamboli, soprastrutture e ripetizioni, nonché aggettivi ed avverbi, specie al superlativo, quando non corrispondono all’ufficio di completare o di modificare il senso delle parole cui si riferiscono (…). Depurando il testo delle solite scorie, spesso veri e propri errori di grammatica o di sintassi, o rifuggendo da quelle frasi e da quelle parole che per lunga tradizione di pigrizia burocratica sono divenute quasi istintive, si raggiunge, attraverso la chiarezza, la concisione e la proprietà del linguaggio, ed anche l’eleganza dello stile.
Il testo della circolare è citato in M.E. Piemontese, Il linguaggio della pubblica amministrazione di oggi. Aspetti problematici della semplificazione linguistica, in «Lingua d’Italia». Usi pubblici e istituzionali. Atti del XXIX Congresso della Società di linguistica italiana, Malta. 3-5 novembre 1995, a cura di G. Alfieri e A. Cassola, Roma, Bulzoni, 1998, pp. 269-270.