Un progetto di riforma degli anni Venti: concentrare gli impiegati in unici grandi ambienti di lavoro

In questo articolo, apparso nella rivista «L’Organizzazione scientifica del lavoro» nel 1929, il dottor A.M. Morgantini, seguace convinto dei nuovi metodi del taylorismo amministrativo, propugna la radicale trasformazione degli ambienti ministeriali (via le cellette isolate unite dai grandi corridoi dei passi perduti) sul modello che – lui non lo dice ma la rivista dove scrive ne ha fatto una bandiera – si impose in Europa nel corso dei primi decenni nelle banche e nelle compagnie di assicurazione e negli Stati Uniti, prima nella grande industria automobilistica di stampo fordista e poi nell’amministrazione federale. Distribuiti in grandi spazi unici, sorvegliati da un «capo» che li sovrasta e li controlla, gli impiegati lavoreranno senza sosta e potranno essere controllati in ogni momento dall’alto di una cattedra. L’articolo, del 1929, esce mentre sta finendo la sua opera un Comitato per la riforma dei metodi di lavoro, istituito nel 1926, cui il fascismo era sembrato voler affidare il compito di una radicale revisione dell’amministrazione burocratica ereditata dall’età liberale. Ma le Proposte finali del Comitato, consegnate dal suo presidente, l’ex ministro delle Finanze Alberto de’ Stefani a Mussolini nella primavera di quello stesso 1929, non sortiranno alcun effetto. Al punto che de’ Stefani ne parlerà poi, in un libro di memorie uscito nel 1960, come de La riforma al rogo.

Qualunque minuziosa razionalizzazione non può riuscire efficace se non cominciando col disporre gli impiegati, in comune, in grandi aule, il più possibile rispondenti alle principali norme igieniche di areazione e di illuminazione; mettendo a parte una volta per sempre la famosa difesa dalla distrazione e dalla necessità  di non esser disturbati da rumori e da gente. (…). Su cento uffici, almeno in 70 è possibile questo concentramento, e il capo ufficio, il direttore, il capo divisione ed occorrendo il funzionario più elevato, dev’essere posto anche materialmente a capo dei suoi dipendenti, che talvolta neppure sa dove stanno di ufficio, in qual modo e con quali mezzi lavorino.

Dott. A.M. Morgantini, La disposizione degli uffici come elemento di razionalizzazione, in «L’Organizzazione scientifica del lavoro», IV, 1929, pp. 33-34.