Un convegno sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione

La Scuola di Specializzazione in Studi sull’Amministrazione pubblica (SPISA) ha organizzato un ciclo di seminari dal titolo “L’amministrazione pubblica alla prova dell’innovazione”, nel cui ambito saranno affrontate le tematiche relative alla informatizzazione della pubblica amministrazione (23.3.2021), al telelavoro (11.5.2021), e al carattere scientifico delle decisioni pubbliche (11.5.2021). 

 

Il 23 Marzo 2021 si è svolto, in modalità telematica, il seminario dal titolo ‘L’amministrazione nella rete’. L’incontro, organizzato dalla Scuola di Specializzazione in Studi sull’Amministrazione Pubblica dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, ha costituito l’occasione per discutere ed approfondire i diversi temi legati al processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione, anche alla luce dei nuovi obiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il seminario è stato presieduto dal Professor Filippo Andreatta, mentre la Professoressa Giusella Finocchiaro ne ha introdotto e coordinato i lavori.

L’intervento della Professoressa Leda Guidi ha riguardato il tema della comunicazione pubblica all’epoca di Internet e dei social media.

Guidi ha sottolineato l’opportunità di un aggiornamento di alcune delle procedure e degli istituti previsti dalla disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni, di cui alla Legge 7 giugno 2000, n. 150.

Nella relazione è stata inoltre affrontata la questione relativa allo sviluppo di nuovi profili professionali nell’ambito dell’amministrazione pubblica, al fine di gestire con maggior efficienza l’utilizzo dei nuovi media. Si è posta infatti la necessità di un consolidamento delle competenze digitali e di un rinnovamento generazionale dei dipendenti pubblici.

Sul punto, uno snodo fondamentale è rappresentato dalla capacità di reclutamento delle pubbliche amministrazioni di riuscire a coniugare il possesso di competenze digitali avanzate con le competenze di tipo amministrativo.

Il Professor Roberto Cavallo Perin nella sua relazione ha esaminato alcune delle sfide poste all’azione amministrativa dall’avvento dell’innovazione digitale.

Per Cavallo Perin l’elemento di fatica nel processo di informatizzazione della pubblica amministrazione risiede non tanto nella mancata erogazione di adeguati finanziamenti (che pure storicamente ne hanno condizionato l’attuazione), quanto piuttosto nella generale percezione di un mancato cambio di paradigma nell’atteggiamento di buona parte dei funzionari pubblici rispetto alla comprensione, l’impiego e la valorizzazione delle innovazioni tecnologiche per fini di pubblica utilità (a questo riguardo, si v. l’indagine della Corte dei conti relativa al divario digitale degli enti territoriali nell’erogazione dei servizi pubblici).

Tale diffuso comportamento di resistenza dei pubblici dipendenti ha radici in consolidate abitudini e impostazioni culturali, ed è potenzialmente in grado di minare il principio di effettività dell’azione amministrativa, inteso come capacità della pubblica amministrazione di rispondere con efficacia alla variegata complessità dei bisogni dei cittadini.

Il tema possiede inoltre una indiscutibile rilevanza costituzionale, attese le inevitabili implicazioni per l’osservanza del principio di buon andamento della pubblica amministrazione di cui all’art. 97 Cost.

La Professoressa Diana-Urania Galetta ha esaminato le implicazioni che sussistono tra il processo di digitalizzazione degli apparati pubblici e la garanzia del diritto fondamentale ad una buona amministrazione, stabilito dall’art. 41 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

A tale riguardo, l’utilizzo degli strumenti informatici imposto dall’art. 3-bis della L. 7 agosto 1990, n. 241 non è da considerarsi quale mera norma programmatica, ma costituisce piuttosto un obbligo la cui osservanza è indispensabile per garantire un efficace e sollecito svolgimento del procedimento amministrativo.

In quest’ottica, il responsabile del procedimento deve farsi carico di adottare le opportune soluzioni tecnologiche disponibili, al fine di tutelare la completezza, la trasparenza e l’equità del procedimento, anche allo scopo di non generare delle disuguaglianze  dovute al diverso livello di alfabetizzazione digitale e di accesso agli strumenti tecnologici dei cittadini (sul tema, cfr. G.Buttarelli, L’Italia adotta una Strategia per le competenze digitali in questo Osservatorio).

Il Professor Enrico Carloni ha ripercorso le principali tappe del dibattito dogmatico e giurisprudenziale relativo all’utilizzo degli algoritmi all’interno dei procedimenti amministrativi.

Carloni ha ricordato che l’approccio iniziale della giustizia amministrativa è stato di netta (e, talvolta, irragionevole) chiusura rispetto ad un’automatizzazione del processo decisionale pubblico, che in origine si considerava potesse dar vita ad una deleteria prospettiva orwelliana di dismissione delle redini della funzione istruttoria e di abdicazione a quella provvedimentale.

In seguito, il Consiglio di Stato ha modificato tale impostazione considerando lecito il ricorso all’algoritmo purché sia garantita la conoscibilità e la comprensibilità del suo funzionamento, il quale non deve poi assumere un carattere discriminatorio.

È inoltre necessario che venga rispettato il principio di non esclusività della decisione algoritmica, consentendo l’ingresso nel processo decisionale di un contributo umano capace di controllare, validare o persino smentire la decisione automatica dell’algoritmo.

Il Piano Next Generation EU prevede che almeno il 20% dei fondi destinati agli Stati Membri sia impiegato per la trasformazione digitale. Buona parte di questi fondi dovrà essere utilizzata per il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione, troppo a lungo disatteso e rimandato. Per questo, è necessario che le ingenti risorse finanziarie siano usate per interventi strutturali e, soprattutto, mirati.

Un forte investimento nelle dotazioni infrastrutturali, in tema ad esempio di cloud computing, potrà consentire un maggior livello di interoperabilità fra i servizi e le banche dati delle pubbliche amministrazioni, oltre che favorire una gestione più efficace dell’ampio patrimonio informativo detenuto dal settore pubblico. D’altro canto, gli obiettivi primari imposti all’azione amministrativa da tempo sembrano ripetersi come un mantra: una decisa semplificazione dei rapporti tra cittadini ed amministrazione, favorita dalle risorse tecnologiche, ed una accresciuta efficienza nell’erogazione dei servizi digitali.

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