Togliatti, Nenni e la crisi del Parlamento (1964)

Nel maggio 1964 i due leader dei partiti della sinistra italiana si scambiarono tre lettere personali. Palmiro Togliatti, sull’“Unità” aveva rimproverato a Pietro Nenni (promotore della recente svolta di centro-sinistra che aveva visto il Psi partecipare per la prima volta al governo coi democristiani) la sua assenza al dibattito promosso dai comunisti alla Camera sulle violazioni e la mancata applicazione dello Statuto siciliano.

Nenni rispose giustificando l’assenza e protestando il suo interesse per il tema dell’autonomia.

Togliatti allargò il discorso a quella che definì senza mezzi termini “la decadenza del dibattito e quindi dell’istituto parlamentare”. Nenni concordò con l’analisi, ma con una puntualizzazione sui vizi della retorica parlamentare: quella dei partiti di governo ma anche quella – soprattutto – dell’opposizione.

 

Togliatti: 

Il problema che pongo è un altro. È quello della decadenza del dibattito e quindi anche dell’istituto parlamentare. Questi discorsi ad aula vuota, nell’assenza totale o quasi dei partiti governativi e dei dirigenti del governo, e i voti che intervengono poi, a corridoi affollati, su posizioni elaborate in altra sede, sono un fatto assai grave.

Sono la conseguenza, in parte, del regime di vita parlamentare instaurato da Gronchi, e della discriminazione delle opposizioni di sinistra (“faccian pure discorsi, tanto non contano niente”), ma ciò ne accresce la gravità. Sono una delle radici del qualunquismo antidemocratico, oggi così popolare.

 

Nenni:

Concordo sulla decadenza del regime parlamentare; c’è quello che tu denunci ma non c’è solo quello. Alla decadenza purtroppo abbiamo concorso anche noi, e voi più di noi, considerando la tribuna parlamentare per fini esclusivi di propaganda, non isolando mai un problema e una questione dal complesso della lotta  frontale politica, misurando i discorsi a ore e a chili, parlando in dieci dove uno basterebbe e ore ed ore dove mezz’ora sarebbe di un’efficacia esemplare.

Siamo al punto che ci vogliono tre-quattro settimane per votare la fiducia a un governo e ci vogliono dei mesi per votare una leggina.

 

Palmiro Togliatti, La guerra di posizione in Italia. Epistolario 1944-1964, Torino, Einaudi, 2014, pp. 354-355.