Si può riformare il concorso pubblico? Qualche idea originale del 1918

Il rinnovamento burocratico di Cesare Cagli, edito nel 1918, è un libro importante: per l’autore, alto dirigente dei Lavori pubblici, autore tra l’altro di un altro volume su La Basilicata e il problema dell’immigrazione e della colonizzazione interna (Roma, 1910: Cagli era stato capo dell’Ufficio amministrativo del Commissariato civile della Basilicata istituito con la legge speciale del 1906); e per il contenuto, che era una meticolosa analisi dei problemi dell’amministrazione italiana, con frequenti citazioni di quelle estere, svolta però tutta all’insegna delle necessità dei ministeri “tecnici” (come appunto erano i Lavori pubblici) e della loro incompatibilità verso i “duplici e triplici controlli” (come li chiamò Carlo Petrocchi, altro dirigente dello stesso ministero) imposti da Ragioneria generale e Corte dei conti. Qui il tema è il concorso, descritto con parole crude e con accenti critici; e soprattutto è la sua possibile riforma.

 

È discutibile se il concorso serva realmente ad eliminare gli incompetenti. Una selezione indubbiamente avviene con questo sistema, specialmente per quanto riguarda la coltura e la capacità in genere. Non del tutto a torto, però, si osserva che gli esami sono una prova di sapere, non di competenza, e che le lunghe e faticose preparazioni, la ingurgitazione di dottrina che richiedono gli esami, rendono poi incompetenti per tutta la vita: e più che altro sciupano una buona metà della esistenza dell’uomo per fargli imparare quello che dovrà dimenticare nell’altra metà, rendendolo spesso incapace all’azione e alla lotta. La responsabilità non è tanto del sistema dei concorsi quanto di tutta la nostra educazione in genere fondata tuttora su basi troppo classiche e metafisiche, ma la dura realtà verrà ora ad affermare, con le sue dolorose ed invincibili necessità, l’obbligo di mutare rotta.

[….]

Ma l’esaminomania, che Emilio Faguet ritiene composta metà dal terrore di essere esaminati e metà dall’allegrezza di esaminare gli altri, non è conseguenza assoluta del concorso. Vi sono metodi di concorso indipendenti dagli esami in base a criteri speciali di scelta e in base a prove semplici, non richiedenti accumulamento di dottrina insaccata e mal digerita, o a tirocinio e prove già esperite in scuole apposite, o nelle scuole superiori ordinarie, o in base infine a tirocinio pratico precedente. In questo caso la garanzia di selezione, anziché nell’abbondanza della dottrina e nello sforzo mnemonico, può ritrovarsi in criteri più pratici di attitudine e in un giudizio più sintetico e complessivo da concretarsi con la maggiore possibile autorità ed imparzialità. Non sarà facile eliminare gli errori e gli abusi, ma neppure gli esami, come tutte le escogitazioni del nostro cervello, hanno il privilegio dell’infallibilità, ed il loro stesso meccanismo non è privo di quegli inconvenienti che si ritrovano in altre combinazioni. […] Più che da una prova o considerazione preliminare, qualunque metodo si segua, una buona selezione potrebbe ottenersi da esperienze pratiche prolungate.

 

Cesare Cagli, Il rinnovamento burocratico. L’ordinamento e la riforma della pubblica amministrazione, Roma, Stab. Tip. Società Cartiere centrali, 1918, pp. 66-68.