Scelba: la magistratura è stata “debole”

I giorni concitati che seguirono l’attentato a Togliatti (14 luglio 1948) visti dall’interno del Consiglio dei ministri.

Si era all’indomani del 18 aprile, la data fatidica che aveva visto la sconfitta nelle elezioni politiche delle sinistr espulse dal governo e il trionfo della Democrazia cristiana partito di maggioranza assoluta nel Paese. Un giovane, tale Pallante, sparò a Palmiro Togliatti mentre questi usciva da Montecitorio. Vi fu un moto di indignazione e una reazione possente delle sinistre, in particolare dei militanti del Partito comunista.

Per qualche giorno si assistette a manifestazioni di massa, anche violente, specialmente nelle regioni del Nord del Paese, nelle quali era ancora recente l’esperienza della guerra partigiana. Furono occupate sedi pubbliche (la prefettura di Milano) e interrotti i collegamenti stradali. In alcune regioni la polizia dovette ritirarsi davanti alla spinta di quella che apparve una vera e propria ribellione popolare.

Interessante è questo stralcio dal verbale del Consiglio dei ministri del 29 luglio (sono le minute che il sottosegretario alla Presidenza Andreotti vergava durante la discussione): al ministro dell’Interno Scelba, che denunciava la “debolezza” della magistratura replicava duramente il guardasigilli Grassi, a difesa dei magistrati. De Gasperi, come spesso faceva, mediava tra le due posizioni. Il verbale reca poi anche altri interventi (Porzio, Pacciardi, Saragat: quest’ultimo critica il procuratore della Repubblica di Roma Aromatini per avere concesso una intervista a un giornale comunista). Emerge qui in poche battute, oltre ai contrasti tra ministri, lo stato non idilliaco dei rapporti tra governo e magistratura.

 

Scelba (ministro dell’Interno): Informa che gli arresti, su mandato dell’Autorità Giudiziaria, per i responsabili dei delitti nei giorni 14 e seguenti, sono notevoli. Egli non può non lamentarsi dell’atteggiamento dell’Autorità Giudiziaria. È stato, difatti, dichiarata la mancata sussistenza degli estremi di “blocco stradale” in un caso in cui lo sbarramento è stato effettuato da uomini armati.

Ha potuto altresì constatare che difetta la tempestività dell’intervento a parte della Autorità Giudiziaria. Il tentativo insurrezionale c’è stato, tanto che a Milano i carabinieri hanno fatto denunce per atto di insurrezione contro i poteri dello Stato. È certo che i piani esistevano e non si può – dopo aver visto in un’ora assumere dai comunisti posizioni di battaglia – negare l’esistenza di programmi prestabiliti. È convinto che senza una chiara partecipazione della magistratura non è possibile una politica interna di difesa della democrazia. Riferendosi quindi ad analoga dichiarazione fatta in altra seduta, osserva che se nel ’19 i giudici avessero condannato le spedizioni punitive dei fascisti, forse Mussolini non sarebbe andato al potere.

Grassi (ministro della Giustizia): Fa presente che gli arresti ammontano a migliaia e che a lui risultano dei casi in cui l’autorità politica si è mostrata debole, come per esempio a Varese, dove il prefetto ha ordinato al Procuratore di lasciare liberi gli arrestati. Inoltre molti deputati dei partiti di governo sono venuti a protestare per gli arresti. Bisogna perciò essere chiari (…).

De Gasperi (presidente del Consiglio): Scelba non ha mai parlato di insurrezione nazionale ordinata dal Pci o almeno non ha detto di averne le prove. Bisogna perciò esaminare i singoli casi. Non è opportuno far credere all’opinione pubblica che vi sia la possibilità di un conflitti generale.

 

Archivio centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei Ministri (18591976), Verbali delle Adunanze. Minute 1944 -1996, b. 22.