Recensione a V. Lemma, FinTech Regulation. Exploring New Challenges of the Capital Markets Union

Nell’ultimo decennio, la regolazione finanziaria ha iniziato a misurarsi con le sfide e le opportunità poste dalla crescente applicazione di strumenti tecnologici innovativi ai tradizionali processi di intermediazione. Il fenomeno ha interessato i pagamenti, il credito, le attività mobiliari e assicurative, e oggi più che mai presenta potenziali impatti per l’utilizzo da parte del pubblico della moneta, come già si è spiegato all’interno di questo Osservatorio. Il mercato bancario e finanziario si trova dunque in uno stato di profonda trasformazione, che riguarda tanto il lato della domanda quanto quello dell’offerta – sotto l’influsso di non poco conto della pandemia – e che presenta risvolti incerti in una più ampia ottica socio-economica.

La diffusione della tecnologia nel campo della finanza impone di verificare se e a quali fallimenti va incontro il mercato, posta la crescente complessità tanto dei prodotti e dei servizi offerti quanto delle applicazioni che ne costituiscono – per così dire – il sostrato abilitante. Da questa prospettiva, il volume di Valerio Lemma, professore ordinario di diritto dell’economia presso l’Università G. Marconi di Roma e già autore di numerose pubblicazioni sui temi dell’interazione tra tecnologia e finanza, esplora con grande attenzione le molteplici dimensioni giuridiche del FinTech, specie con riguardo agli impatti per il mercato dei capitali. Nei nove capitoli, l’Autore si propone di offrire al lettore “a view of the role of the law in the technological environment, whose functioning is driven by rules encrypted in algorithms, software and any other provision used to set up any automation”. Un ambiente che, come precisato poco dopo, si connota per una mobilità e una fluidità orientate alla realizzazione di un “self-regulating system, able to overcome any possible perturbation by returning to an original state of maximization of well-being due to the ability to manage the asymmetry of probabilities”.

Idealmente, il volume appare organizzato intorno a due filoni principali di analisi.

Un primo ambito di attenzione riguarda l’emersione del FinTech e la distinzione tra i diversi approcci regolatori e di vigilanza prescelti per il suo governo. La tematica è trattata principalmente all’interno del terzo e del quarto capitolo, rispettivamente dedicati all’impatto dell’innovazione tecnologica sui driver economici che guidano le dinamiche finanziarie e alle diverse iniziative adottate dai regolatori europei in materia. Da questo punto di vista, un aspetto di originalità dell’analisi è rappresentato dalla prospettazione di una stretta correlazione tra shadow banking e FinTech, e, dunque, tra quest’ultimo e il processo di deregulation che ha interessato i mercati finanziari nella seconda parte del secolo scorso.

Il secondo filone segue invece più da vicino le principali espressioni pratiche del fenomeno FinTech. L’analisi è al contempo orizzontale, con un focus sui soggetti (i c.d. FinTechers) e le applicazioni nel campo dell’uso del denaro, e verticale, ovvero concentrata sugli usi delle tecnologie innovative all’interno di specifici ambiti dell’intermediazione, nonché sugli impatti per tematiche specifiche – quale, ad esempio, la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo.

Il volume disvela, in breve, le sfide poste da un sistema finanziario che si muove verso una crescente disintermediazione. Vi si osserva come il diritto (e il singolo individuo) si confrontano con la fluidità dei confini entro i quali operano i diversi attori del mercato, con l’elevato livello di tecnificazione e con l’immaterialità e velocità dei processi di scambio. Ciò pone la pressante esigenza di modificare i paradigmi regolatori correnti, assumendo una prospettiva che rifugga dalla mera neutralità e sia all’altezza delle sfide presenti.

Licenza Creative Commons
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale