Recensione: A. Di Martino, “Tecnica e potere nell’amministrazione per algoritmi”, Editoriale Scientifica, 2023

Il volume esplora il fenomeno della cd. amministrazione per algoritmi, tecnologie capaci di simulare, ovvero di automatizzare, l’attività amministrativa.

Tale tema si inscrive nella più ampia fenomenologia della digitalizzazione della pubblica amministrazione, collocandosi nel corso degli ultimi anni al centro del dibattito della scienza giuridica e della giurisprudenza. Il volume, nel complesso, analizza il fenomeno dell’amministrazione per algoritmi, stimolando riflessioni sul rapporto tra digitalizzazione e rinnovamento amministrativo, nonché sull’impiego algoritmico per ripianare le esigenze di certezza del diritto, influenzate dal presunto carattere di infallibilità della tecnica.

Il testo in recensione stimola il dibattito dottrinale e giurisprudenziale sul rapporto tra diritto e scienza, focalizzandosi su due aspetti principali: per un verso, porre rimedio all’incerta latitudine che caratterizza l’ambito applicativo delle procedure automatizzate; per altro verso, invece, addivenire all’individuazione di adeguati meccanismi di controllo e responsabilità funzionali a legittimare le decisioni algoritmiche, in una prospettiva volta a individuare un equilibrio, oltremodo necessario, tra tecnica e potere amministrativo.

Il volume offre una visione olistica del fenomeno dell’amministrazione per algoritmi, ricostruendo nei quattro capitoli che compongono l’opera la fenomenologia evolutiva del rapporto tra diritto e scienza nell’agere pubblicum.

Il primo capitolo si sofferma sui mutamenti indotti dall’incidenza tecnologica nell’organizzazione e nella tecnica amministrativa, e offre l’occasione per condurre preliminari riflessioni di sistema, al fine di inquadrare il rapporto tra diritto e tecnica.

La seconda parte del capitolo, in particolare, offre interessanti riflessioni sull’excursus storico – normativo di tale rapporto nelle pubbliche amministrazioni, calando il fenomeno dell’automazione nel più ampio processo di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche e di datification della funziona amministrativa, quali presupposti necessari per la semplificazione e la modernizzazione delle pubbliche amministrazioni, e, non da ultimo, per l’amministrazione per algoritmi.

In questo senso, il capitolo rileva due declinazioni del fenomeno della digitalizzazione, che segnano il passaggio dalla digitalizzazione del ciclo di vita documentale (digitalizzazione “orizzontale”), inidonea ad incidere sul “sostrato umano della decisione”, alla acquisizione dei fatti tramite il ricorso ai c.d. Big data e alle decisioni mediante algoritmi e strumenti di intelligenza artificiale.

Tale mutamento, che implica numerose opportunità ma, al tempo stesso, altrettanti rischi, avrebbe dovuto imporre, secondo alcuni, un ripensamento delle garanzie tradizionali derivanti dall’esercizio del potere pubblico.

Il secondo capitolo, invece, offre molteplici spunti di riflessione sul rapporto tra tecnica e potere nell’evoluzione della dottrina amministrativistica. Sulla scorta di quanto analizzato nel primo capitolo, il fenomeno dell’amministrazione per algoritmi induce ulteriori necessarie riflessioni nei casi di impiego per effettuare valutazioni discrezionali e comparative degli interessi in gioco, sulla base dei dati a disposizione. Per tali ragioni, il capitolo si propone l’intento di ricercare l’equilibrio dei rapporti tra tecnica e potere amministrativo, muovendo dalla ricostruzione dei percorsi interpretativi della dottrina che si è occupata della discrezionalità tecnica, categoria che, in ragione della sua complessità, ha generato numerosi dubbi sulla disponibilità del potere amministrativo quante volte l’amministrazione si imbatteva cognizioni tecnico-scientifiche. Tra le varie riflessioni, si segnalano quelle di Cammeo e Presutti, Ranelletti, Bachelet, De Valles, Sandulli, De Pretis e Ledda.

Il terzo capitolo si ricollega alle riflessioni sul processo di digitalizzazione, affrontando i più importanti aspetti definitori in ambito tecnico – giuridico, in ragione del carattere multidisciplinare dell’algoritmo.

Nel richiamare le diverse tipologie di algoritmi potenzialmente applicabili ai procedimenti amministrativi, nonché il Rapporto sui principali problemi della amministrazione dello Stato del 1979 e la Relazione sullo stato della pubblica amministrazione presentata al Parlamento il 30 settembre 1992 (c.d. Rapporto Cassese), il dibattito si concentra sull’automazione delle decisioni amministrative, stimolando l’esigenza di rinnovata consapevolezza sulle potenzialità decisorie degli elaboratori elettronici, che grava sulle amministrazioni – sin dalla programmazione delle risorse – che decidano di ricorrere a tali strumenti.

In particolare, la consapevolezza della potenzialità decisoria degli elaboratori elettronici ha posto al centro della riflessione della scienza giuridica il problema di “quale procedimento amministrativo automatizzare”, ovvero se fossero automatizzabili, altresì, i procedimenti volti all’emanazione di provvedimenti discrezionali.

L’analisi sulle decisioni automatizzate, inoltre, si concentra su un ulteriore profilo rilevante, maturato a seguito della casistica giurisprudenziale. In particolare, la disamina della casistica sulle decisioni automatizzate, conseguente all’introduzione della L. n. 107 del 2015 (c.d. “Buona scuola”), offre l’occasione per individuare la traiettoria ermeneutica, talvolta non perfettamente lineare, del processo di prima apertura alla algoritmizzazione dei procedimenti discrezionali al ritorno all’automazione nei casi caratterizzati da “bassa discrezionalità”.

L’indagine sull’attuale stato dell’amministrazione per algoritmi si conclude proponendo una riflessione sugli aspetti, altrettanto problematici, relativi alla organizzazione amministrativa. Nel quarto e conclusivo capitolo, l’Autore affronta il fenomeno della “detecnicizzazione” dell’organizzazione amministrativa rendendo il ricorso alle competenze esterne alla pubblica amministrazione (outsourcing) sempre più frequente e pervasivo.

La multidisciplinarietà della tecnica rende indispensabile, sul piano organizzativo, la contaminazione dei saperi delle risorse umane, strumento funzionale per l’attuazione della trasformazione digitale, suggestione colta anche dal legislatore con l’introduzione del Responsabile per la Transizione al Digitale (RTD). Al contrario, l’intervento di soggetti privati rischia di esibire dinamiche disfunzionali in relazione all’esercizio dell’attività amministrativa.

Nell’esaminare, dunque, il rapporto tra esternalizzazione della realizzazione dello strumento informatico ed esternalizzazione della funzione amministrativa, l’Autore si sofferma, altresì, sulle questioni più critiche sottese alle decisioni algoritmiche, quali (i) le esigenze della motivazione delle decisioni, (ii) l’autotutela amministrativa, nonché della (iii)responsabilità della pubblica amministrazione.

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