Passeggiate negli uffici: de’ Stefani scopre la miseria del Palazzo di via Venti Settembre

Il grande palazzo di Via Venti Settembre fu fatto costruire a tempi da record dal ministro delle Finanze Quintino Sella subito dopo il trasferimento a Roma della capitale (i lavori, iniziati nel 1872, si conclusero però nel 1881). Ospitava i ministeri finanziari, Tesoro e Finanze, poi unificati nel secondo soltanto, e tra le strutture loro dipendenti la Ragioneria generale dello Stato. In questo passo del suo libro di ricordi “Una riforma al rogo”, Alberto de’ Stefani, ministro delle Finanze del governo Mussolini dal 1922 al 1925, scopre le miserie del fastoso palazzo e quelle di coloro che ci lavorano.

 

Il Cavalier Donzelli mi propose di dedicare qualcuna delle mie mattine a fare il giro degli uffici. Allora il palazzo di Quintino Sella bastava ad ospitarli tutti, anche perché i Gabinetti e le Segreterie non usurpavano le stanze adibite ai servizi.

I miei giri attraverso gli uffici erano spossanti, non volendo trascurarne alcuno. Lo erano anche per un podista della mia forza: corridoi ampi, stanze capaci, qualche ascensore sgangherato, polvere dovunque. Le finestrelle spia che, secondo i Ministri dell’ultimo ventennio del secolo scorso, avrebbero dovuto permettere di ispezionare dal corridoio quel che avveniva nell’interno degli uffici, vennero poco a poco dipinte di bianco per eliminare quella trasparenza indiscreta.

Passeggiate malinconiche! Troppi volti senza espressione alcuna, troppe personalità impoverite e vuotate, mentre sarebbe stato compito mio, dei Direttori Generali e degli Ispettori superiori di restituire ad essi l’originaria freschezza e fiducia nella vita: quella che avevano i primi giorni della loro entrata in servizio, quando la gioia di un concorso vinto non era ancora scomparsa per le opprimenti delusioni.

In quei visi, spiritualmente e quasi sempre fisicamente deperiti, si erano stratificati la monotonia del lavoro, il peso delle ingiustizie patite, la penosa dissimulazione delle ristrettezze famigliari, l’avvilimento per essere adibiti a formalità burocratiche con la coscienza del loro sostanziale nullismo.

Alberto de’ Stefani, Una riforma al rogo, Roma, Il Quadrato, 1963, pp. 75-76.