Montesquieu: governare con la lentezza delle leggi

Elogio della lentezza nell’arte di governare gli uomini, si potrebbe intitolare questo passo interessantissimo di Montesquieu. E degli «eroi» della lentezza, che qui sono i magistrati, ma che potrebbero essere benissimo (forse già li si intende evocare, senza nominarli) i burocrati. E delle leggi come della fitta trama di regole che, frenando la «prontezza», garantiscono dalla precipitazione frettolosa e dagli abusi. E gli organismi collegiali, i corpi, come la sede della saggezza che risiede nella riflessione.

 

Capo X,  Della prontezza dell’esecuzione nelle monarchie.

 

Il governo monarchico ha un grande vantaggio sul repubblicano: dato che uno solo dirige gli affari, si ha una prontezza maggiore nell’esecuzione. Ma, siccome questa prontezza potrebbe degenerare in rapidità, le leggi vi introdurranno una certa qual lentezza. Esse non solo devono favorire la natura di ogni costituzione, ma anche rimediare agli abusi che da questa medesima natura potrebbero risultare. Il cardinale di Richelieu vuole che nelle monarchie si evitino i tormenti delle compagnie,  buone solo a creare su tutto delle difficoltà. Quest’uomo, anche se non lo avesse avuto nel cuore, avrebbe avuto il dispotismo nel cervello.

I corpi cui è affidato il deposito delle leggi non obbediscono mai tanto bene, come quando procedono lentamente e come quando apportano, nello sbrigare gli affari del principe, quella riflessione che non ci si può aspettare dalla mancanza di lumi della corte sulle leggi dello Stato, né dalla precipitazione dei suoi consigli.

Come sarebbe diventata la monarchia del mondo, se i magistrati con la loro lentezza, coi loro reclami, con le loro preghiere, non avessero arrestato il corso delle stesse virtù dei sovrani, quando costoro, senza consultare altro che la loro anima grande, avrebbero voluto compensare smisuratamente dei servigi resi con una  fedeltà, un coraggio del pari smisurati?

Montesquieu, Lo spirito delle leggi, a cura di Sergio Cotta, Utet, 1952, pp. 133-134.