La Cina combatte il Coronavirus con l’IA

La Repubblica Popolare Cinese – da cui ha avuto inizio la pandemia Covid-19 – sembra rispondere correttamente all’emergenza, risultando in grado di arginarla soprattutto grazie all’utilizzo di tecnologie moderne. Lo sfruttamento di intelligenza artificiale, Big Data, robotica, conferma ancora una volta l’indiscusso primato della Cina nello sviluppo e nell’impiego di tali metodologie.

 

La Repubblica Popolare Cinese sta alacremente combattendo il Covid-19 da circa tre mesi e sta ottenendo risultati ogni giorno più significativi. Al suo fianco, può contare sul fondamentale supporto delle nuove tecnologie, del cui utilizzo è pioniera.

Risale ad inizio febbraio l’appello che Xi Jinping ha diretto ai maggiori colossi tech del Paese – Alibaba, Baidu, Tencent – i quali hanno risposto con le loro migliori proposte nell’ambito dei Big Data, dell’Intelligenza Artificiale, della robotica.

Si assiste, in prima battuta, ad un incremento delle già diffusissime (circa 200 milioni) telecamere di sorveglianza, sparse per tutta la Cina, utilizzate per obbligare i cittadini a rispettare la quarantena e per monitorare i movimenti del virus. Le telecamere intelligenti, inoltre, sono applicate anche per “scansionare termicamente” le persone, nonché per identificare i soggetti che non utilizzano le mascherine. Quest’ultimo profilo, in un primo momento ha costituito un limite al riconoscimento facciale, impedendo alle telecamere di identificare i soggetti e, così, di compiere le operazioni di sorveglianza appena descritte. In breve tempo, sempre grazie allo sviluppo della tecnologia, l’azienda cinese Wisesoft ha avviato la produzione di un sistema di telecamere intelligenti, in grado di riconoscere i soggetti – pur avendo a disposizione solamente immagini parziali, a bassa risoluzione, con volto parzialmente coperto – con un’attendibilità di circa il 98%.

Per quel che concerne le scansioni termiche, oltre alle telecamere, sono state adottate anche altre misure. Si tratta di metodi rapidi e particolarmente sicuri di rilevazione della temperatura, come, a titolo esemplificativo, l’utilizzo di TAC che permettono in circa 20 secondi di rilevare nuovi casi di Covid-19, con un’accuratezza che raggiunge il 96% dei casi. Sono stati inoltre impiegati “caschi intelligenti” in grado di rilevare la temperatura dei soggetti in un raggio di 5 metri.

Le svolte principali, tuttavia, derivano dall’utilizzo dello smartphone e di applicazioni di nuova creazione. Una di queste, denominata Alipay Health Code, consente di assegnare ad ogni cittadino un colore – verde, giallo e rosso – come se si trattasse di un semaforo, ad indicare i soggetti che possono liberamente circolare negli spazi pubblici, quelli con problemi di salute e chi invece ha l’obbligo di restare a casa, in quarantena. Un’altra applicazione permette di avvisare gli utenti di potenziali contatti con soggetti infetti, basandosi su un QR code. Il maggior operatore telefonico del Paese – China Mobile – invece, ha condiviso gli spostamenti dei soggetti colpiti dal virus, consentendo la tracciabilità delle linee di contagio.

Persino l’impiego di droni è risultata un’arma importante nella lotta al Covid-19. Una tecnologia di questo tipo ha permesso, infatti, a questi veicoli aerei senza pilota di consegnare cibo e beni di prima necessità ai soggetti in quarantena e campioni medici da un luogo ad un altro, limitando al massimo le occasioni di contatto e, quindi, di contagio. I droni sono utilizzati, inoltre, per pattugliare gli spazi pubblici. La consegna di cibo e medicinali “a distanza” è resa possibile anche grazie all’impiego di robot, che si occupano persino della pulizia delle strade.

L’utilizzo di “super – computer” dei più grandi colossi cinesi è utile anche per accelerare la scoperta di cure e vaccini, sfruttando anche il machine learning.

Insomma, una congerie di metodologie – prese ormai a modello da diversi Paesi, Italia inclusa – impiegate fino a questo momento per controllare massivamente i cittadini cinesi, che si rivelano estremamente utili nella lotta al “nemico invisibile” contro cui praticamente tutto il mondo sta ormai combattendo.

Da tecnologie utilizzate per il controllo dei cittadini, quindi, a tecnologie impiegate al servizio dei cittadini, per le quali il bilanciamento rispetto a profili riconducibili ai diritti fondamentali delle persone – tra cui primariamente la privacy – e l’equilibrio tra i vari interessi in gioco rimane pur sempre complicato e decisamente mobile.

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