Il declino dei parlamenti e la “rivoluzione dei tecnici”

James Burnham (Chicago, 1905-Kent, 1987), docente alla università di New York dal 1929 al 1953, è l’autore di The managerial revolution, uscito negli Stati Uniti nel 1941 e tradotto in italiano solo nel dopoguerra.

Vi si prospettava il tramonto del capitalismo a livello mondiale e l’avvento di una nuova classe dirigente che Burnham definiva come quella dei «tecnici», intendendo propriamente la competenza manageriale collegata alla perfetta padronanza dei processi produttivi. Nel suo libro egli constatava il declino della centralità dei parlamenti e preconizzava forme socializzate di produzione, cui si sarebbe collegata lo spostamento di quello che chiamava «il luogo della sovranità».

 

In quattro delle principali nazioni del mondo moderno (Germania, Russia, Italia, Francia) la sovranità ha ormai del tutto abbandonato il parlamento; in altre due (Giappone e Inghilterra) il parlamento ne conserva un frammento; e persino nell’ultimo rifugio, gli Stati Uniti, la sovranità parlamentare (del Congresso più la Corte Suprema) è già più che a metà nella tomba.

È ben vero che in Germania, Russia, Italia, Francia un parlamento, per la forma, rimane tuttavia nell’apparecchio statale. Questi parlamenti talvolta si radunano e si spingono fino ad approvare qualche mozione – all’unanimità, naturalmente, ma anche giuridicamente, per non dire de facto, posseggono l’attributo della sovranità. Le regole (leggi) delle varie società non provengono da loro. Le loro riunioni non sono che delle operazioni di propaganda, come una parata o una campagna di radio o di stampa (…).

Questo spostamento della sovranità non è un fatto misterioso. Può venire ricollegato assai facilmente al cambiamento del carattere della attività dello Stato. Il parlamento era il corpo sovrano dello Stato «limitato» del capitalismo. Gli uffici sono i corpi sovrani dello Stato «illimitato» della società dei tecnici.

Uno Stato che costruisce strade e acciaierie e case e impianti elettrici e cantieri navali, che diventa il principale banchiere, agricoltore e produttore cinematografico, che alla fine è il «tecnico» corporativi di tutti gli strumenti principali della produzione economica non può davvero venir governato come quello Stato che esigeva alcune poche tasse, dirigeva una comoda diplomazia e perseguiva coloro che infrangevano la legge.

 

James Burnham, La rivoluzione dei tecnici, Milano, Mondadori, 1946, pp. 166 e 169.