Il ‘Chi è Chi’ della tecnologia nell’amministrazione italiana – il caso del Ministero della Cultura

Qual è lo stato di avanzamento delle amministrazioni italiane nella pratica tecnologica? A che punto siamo? Conosciamo i dati aggregati, sappiamo quali lacune è urgente colmare e quali obiettivi considerare prioritari. Manca invece – o è approssimativa – un’analisi granulare, attenta alla permeabilità delle amministrazioni italiane rispetto le tecnologie di uso corrente. Il censimento dell’Osservatorio propone una preliminare, ma necessaria, mappatura delle tecnologie in uso nelle pubbliche amministrazioni centrali, a servizio di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. L’analisi è basata prevalentemente sui dati disponibili presso i siti web delle amministrazioni interessate. Può dunque presentare lacune o mancanze – che si provvederà a colmare in una seconda fase. In questo post presentiamo il Ministero della Cultura. L’analisi include 13 casi, relativi soprattutto ad open data, ma anche ad applicazioni e procedure digitali.

            L’analisi delle tecnologie (qui e qui gli screenshot dell’indagine) in uso presso il Ministero della Cultura – MiC è stata condotta mediante la consultazione del suo sito istituzionale, in particolare nell’apposita sezione Open Data e Linked Data presente tra i Servizi e nella sezione Amministrazione trasparente.

            Complessivamente sono stati rilevati diversi ambiti di attività in cui il Ministero fa uso di tecnologie. Si tratta principalmente della raccolta massiva, e dello scambio tra amministrazioni, di dati e informazioni relative a musei, aree archeologiche, complessi monumentali e collezioni di opere d’arte, fruibili e scaricabili in modalità aperta. I dati disponibili sul sito istituzionale del Ministero possono essere usati per qualsiasi scopo personale o commerciale, al fine di conoscere più approfonditamente il mondo dei beni culturali ed elaborare servizi innovativi. Come indicato sullo stesso sito, tali dataset sono resi pubblici con l’obiettivo di rendere disponibile e riutilizzabile il patrimonio informativo posseduto dal MiC e dai suoi istituti territoriali allo scopo di promuovere un modello di “governo aperto” che, intensificando la collaborazione tra pubblico e privato, rinnovi il reciproco rapporto di fiducia.

All’interno di queste attività sono stati censiti 13 casi di applicazione di tecnologie, tra cui sono presenti anche casi di uso congiunto di almeno tre tipi di tecnologie (“procedura digitale” e “identità digitale”, “app” e “open data” oppure “open data” e “identità digitale”). Si registra una prevalenza di open data, in 11 casi. Seguono un caso di utilizzo di un’applicazione e uno di procedura digitale.

L’utilizzo di open data è finalizzato a mettere a disposizione dati a chiunque ne abbia interesse. Sono riconducibili a tale tecnologia la piattaforma dati.beniculturali.it; il Sistema Informativo Integrato; l’ex DBUnico (attuale LARAVEL); l’Anagrafe Biblioteche Italiane – ICCU; Internet Culturale; il Progetto Michael; il Linked Open Data del Sistema Archivistico Nazionale – SAN LOD; l’open data del Sistema Archivistico Nazionale – SAN; la Banca Sati Open dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – ICCD; i Dataset ANAC; il progetto Vincoli in rete.

La tecnologia open data è in un caso associata all’identità digitale: si tratta del Sistema Informativo Territoriale Ambientale e Paesaggistico– SITAP, finalizzato alla gestione, consultazione e condivisione delle informazioni relative alle aree vincolate ai sensi della vigente normativa in materia di tutela paesaggistica. L’interfaccia web del SITAP è articolata in un’area pubblica e un’area riservata, per il cui accesso sono necessarie le proprie identità digitali.

Si registra un solo caso di procedura digitale, inoltre congiunto con l’identità digitale: mediante il Sistema Informativo degli Uffici Esportazione – SUE vengono gestite on-line le procedure di importazione ed esportazione di beni culturali.

            L’identità digitale non è pertanto utilizzata in via prevalente e unica in nessun caso.

            L’unica App utilizzata, unitamente alla tecnologia open data, è la Banca Dati Open dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – ICCD, che ha avviato un processo di condivisione dei dati di catalogazione dei beni culturali, predisponendo una serie di strumenti finalizzati a soddisfare le esigenze di utenti che si presentano diversificati per caratteristiche e aspettative. L’applicazione, sviluppata sulla piattaforma open source Dkan, espone dataset riferiti a diverse tipologie di contenuti: dati di catalogo, statistiche, soggetti produttori, vocabolari, schemi di tracciati schedografici in formato XML.

 

            Le tecnologie censite sono in massima parte rivolte all’interlocuzione con soggetti terzi rispetto all’amministrazione (nel caso del SITAP, per esempio, l’uso della tecnologia risulta essere sia interno, sia esterno) e nella totalità dei casi non è prevista la partecipazione dei soggetti portatori di interessi.

            Quanto a chi fornisce la tecnologia, quasi in tutti i casi non è stato possibile rilevare tale dato. Solo nel caso del Linked Open Data del Sistema Nazionale Archivistico e del progetto Vincoli in rete, è stato esplicitato l’utilizzo di tecnologia outsourcing.

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