I bar dei ministeri negli anni Settanta

Troppi privilegi: il caffè a 50 Lire

Roma: guerra ai bar di lusso dei ministeri, deciso di cominciare con un censimento dei luoghi di ristoro ministeriali per decidere poi le regole. Nei ministeri, il personale ridacchia. Quasi un anno fa, l’allora ministro per la Riforma burocratica Cossiga aveva promesso la stessa cosa e non se ne fece nulla. Ma c’è un deputato testardo, il socialista Servadei, che continua a tempestare il governo di interrogazioni sul malcostume dei bar-spacci-supermercati dei ministeri, e bisogna pure dargli retta.

La riforma burocratica, visto che non riesce a partire dall’alto, comincerà dal basso, dal piano terreno dei «ministeri. «Entro breve tempo» assicura il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Bressani «sarà regolata l’esistenza, il funzionamento e l’uso di bar e spacci all’interno dei vari ministeri e degli enti, pubblici». «E’ immorale che la giornata lavorativa cominci in ritardo, venga interrotta da spuntini, si concluda col rito dell’aperitivo» dice Servadei.

Ma non c’è solo la distrazione del caffè nei bar ministeriali. Chi vuole, può passarci una buona mezz’ora a fare la spesa. Si vende di tutto, accendini, profumi, liquori, foulard, panettoni, carta igienica, pentole, detersivi. «Se non ci mettiamo un freno, tra poco avremo i cinema, e gli shopping-center ministeriali», sostiene Servadei. I bar ministeriali, nati nel 1940 quando fu introdotto l’orario unico per gli statali, sono diventati una istituzione. Dai sotterranei dove erano ubicati allora, vicino ai gabinetti (dal che, il nome di “cesso-bar”) sono saliti ai piani nobili. Con prezzi più bassi dei bar esterni, sono affollati ad ogni ora, ma soprattutto tra le 9 e le 11, quando se si telefona per cercare un funzionario, ci si sente rispondere: «Il dottore è fuori stanza».

Di bar ce n’è almeno uno per ministero, ma in molti casi ce ne possono essere anche più. L’Aeronautica Militare ne ha ben sette, uno per piano; 3 il ministero degli Esteri; due gli Interni, 1 Trasporti, il Tesoro. Ma hanno i loro luoghi di ristoro anche gli enti pubblici. Uno dei migliori bar statali è quello della Corte dei Conti, in viale Mazzini. C’è un disadorno bar alla presidenza del Consiglio, nel cortile di palazzo Chigi (rum cubano a 3500 lire la bottiglia), c’è un piccolo bar al Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro. Gli esempi più prestigiosi di bar statali, comunque, rimangono la «buvette» di Montecitorio e l’accogliente bar del Senato: caffè e cappuccino (cattivo) a 50 lire, panini al prosciutto 100 lire, spremuta di arancia a 150 lire, un uovo sodo 50 lire.

La Stampa, 3 giugno 1977