Guido Carli e la burocrazia: un articolo del 1944

Un ancora trentenne Guido Carli (Brescia, 1914-Spoleto, 1993), uscito dall’esperienza dell’Iri, affronta sull’organo del Partito liberale a quale si è appena iscritto nel ’43 il tema spinoso della eredità burocratica lasciata dal fascismo al nuovo Stato. Carli sarà poi membro nel 1945 della Consulta nazionale, farà parte della delegazione per gli accordi di Bretton Woods e sarà direttore esecutivo nel Board  del Fondo monetario internazionale. Da lì inizierà la sua lunga e prestigiosa carriera che lo porterà tra l’altro alla presidenza della Banca d’Italia e a diversi importanti incarichi ministeriali.

 

Le esigenze della ricostruzione economica costringeranno le pubbliche amministrazioni a compiere interventi profondi nel movimento della produzione, dei traffici, dei consumi. Perché gli interventi riescano fecondi e non sortiscano gli effetti contrari di quelli voluti occorre che siano attuati da uomini adatti alla osservazione rapida dei fenomeni della produzione e del consumo, dotati di cognizioni scientifiche che consentano di interpretarla, provvisti di spirito di organizzazione e di attitudine alla trattativa commerciale.

In Italia l’estensione della ingerenza governativa prodotta dalla guerra in ogni settore e in sommo grado in quello economico si è manifestata con il crescente ampliamento delle attribuzioni della burocrazia statale, perita soltanto delle cose per lunga pratica conosciute, addestrata a trattare faccende amministrative uniformi, ricorrenti, secondo schemi costanti a lento ciclo. Né l’invocazione alla “mobilitazione dei competenti” ha sortito alcun effetto. Il divorzio tra pubbliche amministrazioni e uomini della pratica è continuato per il regime di sospetto proprio dell’amministrazione italiana.

In Stati di maggior esperienza economica i governi hanno attribuito gran arte delle funzioni suscitate dall’ampliamento  degli interventi statali a uomini di affari […]. Altrettanto dovrebbe farsi in Italia, dove la costituzione della burocrazia specificamente destinata a dirigere il fenomeno economico dovrebbe compiersi accettando in linea di massima i seguenti principii:

  • I responsabili della costituzione delle nuove organizzazioni dovrebbero disporre di piena autonomia, che consentisse loro di scegliere il personale ed assegnarlo ai singoli uffici, senza essere vincolati al rispetto di diritti di anzianità, di precedenza di ruolo e di ogni altro impaccio che ingombra la sconquassata diligenza ministeriale.
  • La scelta del personale dovrebbe avvenire indipendentemente da segnalazioni di partito. Una parte del personale dirigente dovrebbe essere tratto dalle amministrazioni private, alle quali potrebbe rientrare quando fosse venuta meno l’utilità sociale delle mansioni disimpegnate presso le pubbliche amministrazioni.
  • Le retribuzioni del personale delle amministrazioni pubbliche, o almeno di quelle che si vogliono più efficienti, dovrebbero essere più elevate, per sostenere il paragone di quelle corrisposte dalle amministrazioni private.

Ma affinché l’azione della burocrazia riesca feconda conviene che essa sappia resistere alla tentazione, che è propria di tutte le burocrazie, di allargare la propria azione. Occorre che si sgombri la mente insomma dalla fiducia ingenua che il facile meccanismo dei decreti abbia la possanza di alterare  il corso delle cose, restituendo  il moto alle fabbriche ferme […].

  1. Carli, La riorganizzazione della burocrazia, in “Risorgimento liberale”, 9 settembre 1944.