Guerra a colpi di tecnologia: USA e la sfida dell’IA

Secondo la Commissione per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d’America, presieduta da Eric Schmidt, ex numero uno di Google, gli Stati Uniti non sono pronti ad affrontare le sfide della nuova rivoluzione dell’intelligenza artificiale e saranno sempre più minacciati dalla potenza tecnologica della Cina e dall’impatto che l’IA avrà su ogni settore, in particolare quello economico e militare. Per tale ragione è stata presentata una strategia, volta a invitare il Presidente USA e il Congresso non solo ad accelerare lo sviluppo dell’IA, dell’apprendimento automatico e delle tecnologie associate, ma anche a massimizzare la competitività statunitense e a ridurre le dipendenze che creano vulnerabilità alla sicurezza e al benessere nazionale.

 

 

Il primo marzo 2021, la National Security Commission on Artificial Intelligence (NSCAI) degli Stati Uniti ha presentato il rapporto finale sull’intelligenza artificiale (IA).

La Commissione, rivolgendosi al Presidente USA e al Congresso, esamina nel dettaglio le sfide che la prossima era dell’intelligenza artificiale chiamerà ad affrontare entro il 2025, muovendo dalla considerazione che il governo degli Stati Uniti è ancora lontano dall’ “AI-ready e non è preparato per affrontare la più grande rivoluzione del XXI secolo.

Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, il potere economico e militare degli USA è minacciato dalla potenza tecnologica della Cina, che entro i prossimi dieci anni potrebbe diventare leader mondiale nella quantistica, nel 5G (approfondito qui e qui su questo Osservatorio), nelle biotecnologie e nell’uso delle armi autonome. Inoltre, secondo il report, un uso improprio dell’intelligenza artificiale acuisce il rischio dei cyber attacchi e delle campagne di disinformazione che principalmente Russia e Cina impiegano per infiltrarsi nella società americana, rubando i dati dei cittadini e alimentando il fenomeno delle fake news.

Le tecnologie IA, infatti, costituiscono una fonte di enorme potere per le aziende e per i Paesi che le sfruttano: la capacità di una macchina di percepire, valutare e agire più rapidamente e accuratamente di un umano rappresenta un vantaggio competitivo in qualsiasi campo, civile o militare.

Per tale ragione, la NSCAI, composta da esperti in nuove tecnologie, professionisti della sicurezza nazionale, dirigenti d’azienda e accademici, ha cercato di sviluppare una strategia globale, che possa accelerare l’innovazione dell’IA a beneficio degli Stati Uniti e vincere la più ampia competizione tecnologica per il bene della sicurezza nazionale.

Il rapporto USA, di 756 pagine, è diviso in due parti: nella prima si spiega cosa gli Stati Uniti devono fare per difendersi dalle minacce e dai rischi legati all’IA (es. deepfakes o droni letali) e come utilizzare responsabilmente le nuove tecnologie, nel rispetto della privacy e delle libertà civili. (Per un approfondimento sul rapporto tra deepfake e democrazia si veda qui e qui su questo Osservatorio).

Nella seconda parte, invece, vengono evidenziati gli elementi critici della competizione dell’IA e raccomandate le azioni che il governo deve svolgere per promuovere l’innovazione e assumere la leadership a livello internazionale.

L’obiettivo è quello di massimizzare la competitività statunitense e di ridurre le dipendenze che creano vulnerabilità alla sicurezza e al benessere nazionale: la Commissione raccomanda di investire, da un lato, nelle risorse umane, al fine di sviluppare un corpo con competenze digitali qualificato e migliorare la posizione degli Stati Uniti come centro di ricerca globale per la tecnologia emergente, istituendo una nuova Digital Service Accademia e un Istituto Multilaterale di Ricerca sull’IA; dall’altro, nell’innovazione e nella produzione di strumenti tecnologici avanzati, quali piattaforme strategiche, hardware, semiconduttori e microchip, lavorando a stretto contatto con rappresentanti del settore privato, del mondo accademico e della società civile. (Per un focus sugli scenari lavorativi alla luce dell’evoluzione tecnologica si veda qui su questo Osservatorio).

L’intelligenza artificiale, inoltre, riveste un ruolo centrale anche in ambito militare: tuttavia, se per un verso permette nuovi livelli di prestazione e autonomia per i sistemi d’arma, dall’altro solleva anche importanti questioni legali, etiche e strategiche che circondano l’uso della forza letale (su questo Osservatorio se ne è parlato anche qui e qui). In quest’ottica, la Commissione raccomanda al Dipartimento della Difesa di trovare soluzioni efficaci – entro il 2025 – per affrontare le sfide dell’IA militare, investendo strategicamente in sistemi militari di nuova generazione, progettando strumenti di guerra innovativi e armi autonome (nel rispetto dei principi democratici) e, soprattutto, definendo una linea comune con alleati e partner, che sia coerente con il diritto umanitario internazionale.

Per mantenere la leadership nell’innovazione e vincere la più grande competizione strategica, dunque, la Commissione raccomanda di agire al più presto: gli Stati Uniti devono organizzarsi con una strategia guidata dalla Casa Bianca che badi alla diffusione non solo dell’IA, ma anche delle tecnologie associate, implementando un sistema di tutela della proprietà intellettuale (IP) e costruendo una base nazionale resiliente per la progettazione e la fabbricazione della microelettronica, da troppo tempo dipendente da fonti straniere (in particolare da Taiwan che, seppur protetta dagli Stati Uniti, è considerata da Pechino parte integrante del suo territorio).

Si auspica, inoltre, che si realizzi una stretta collaborazione con diversi alleati e partner – tra cui l’Europa -, al fine di far progredire l’innovazione dell’IA attraverso il coordinamento tra le politiche e gli investimenti di infrastrutture e tecnologie digitali e la condivisione di pratiche e risorse per difendersi dagli usi impropri della scienza tecnologica degli stati autoritari.

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