Giorgio Amendola (1907-1980) era, nel 1952, deputato e già affermato dirigente del Partito comunista italiano. Come tale si oppose al disegno di legge governativo per la modifica della legge elettorale con introduzione del premio di maggioranza (poi noto come “legge truffa”, mai entrata in vigore dopo il vistoso calo della Dc e dei suoi alleati nelle elezioni politiche del 1953). Dal suo discorso in aula, nel dicembre 1952, un testo per altri versi molto “militante”, è tratto questo commosso ricordo di Errico Presutti, uno dei maestri del diritto pubblico allontanato dalla cattedra universitaria per la sua opposizione al regime fascista.
Sono stati citati molti illustri maestri di diritto costituzionale. Vorrei solamente ricordare il mio professore di istituzioni di diritto pubblico dell’università di Napoli, Errico Presutti: un maestro che non solamente insegnava dalla cattedra, ma dimostrava con l’esempio come si difende la libertà.
Io ricordo il mio professore con commossa devozione e con gratitudine per il suo insegnamento. Era un democratico sincero, aveva combattuto con coraggio la battaglia antifascista, ed era stato eletto anche nel 1924. Prima, aveva seduto in questa Camera sui banchi della democrazia liberale. Lo ebbi come mio professore per pochi mesi, nell’autunno del 1926, all’università di Napoli. L’aula dove insegnava era sempre affollata di giovani, richiamati dal suo nome e dalla sua combattività democratica. Ma il fascismo trionfante lo cacciò dall’università, con arbitrio palese, perché deputato aventiniano, prima ancora di imporre il giuramento e la tessera ai professori universitari. Nel 1926 il Presutti fu cacciato dall’università di Napoli e al suo posto – al posto di uomini come Presutti, come Ruffini, come Orlando – vennero nelle università italiane i Tesauro ad insegnare la democrazia integrale del fascismo!
Io continuai con altri giovani a frequentare il suo studio, anche dopo che egli fu cacciato dall’università. Molti studenti antifascisti si ritrovavano nel suo studio a piazza Dante, a Napoli, nello stesso palazzo dove ora ha sede la federazione socialista. La sera egli ci intratteneva, e ci parlava del diritto e della storia costituzionale italiana. Ricordo che egli soleva dire che non esistono leggi elettorali perfette. I sistemi elettorali sono tanti e ognuno ha le sue deficienze: ma, fra i tanti sistemi elettorali escogitati nei diversi tempi, il giudizio che in concreto si deve dare di una determinata legge elettorale è quello di vedere, in quelle determinate condizioni, se essa sia strumento di sviluppo democratico o di regresso politico e sociale, intendendo per sviluppo democratico la sempre più larga e consapevole partecipazione del popolo alla vita politica dello Stato e alla direzione della cosa pubblica. E Presutti ci indicava come in Italia la lotta per un progresso della democrazia, per permettere a sempre nuovi strati della popolazione italiana di partecipare alla vita politica e di potervi quindi liberamente difendere i propri interessi e diritti, è sempre stata accompagnata – questa battaglia per l’allargamento della base politica dello Stato in Italia – da lotte per ottenere leggi elettorali più democratiche, per l’estensione del suffragio universale a tutti i cittadini e per la conquista della proporzionale, per un sistema che permettesse la piena rappresentanza di tutte le opinioni politiche esistenti nel paese e per la difesa di questo sistema contro i ritorni offensivi della reazione, organizzati dai ceti minacciati nei loro privilegi da questa più larga e consapevole partecipazione popolare alla vita politica.
Atti Parlamentari Camera dei Deputati, Leg. I, Discussioni, seduta pomeridiana del 15 dicembre 1952, pp. 43843-43844.