Gaspare Finali: patemi e sofferenze di un ministro senza requie

Gaspare Finali (1829-1914), patriota, letterato, deputato e segretario generale nel 1865-67, senatore del Regno, presidente della Corte dei conti dal 1893 al 1907, fu due volte ministro: dell’Agricoltura, industria e commercio nel governo Minghetti del 1873-76, l’ultimo della Destra storica; e del Tesoro nel 1901, governo Saracco. Della sua lunga vita di uomo di Stato ha lasciato un denso libro di memorie, pubblicato nel 1955. Dal quale è tratta questa pagina sui suoi patemi di ministro alla sua prima esperienza.

 

Nessun dispiacere di lasciare il Ministero: ne provai anzi una reale soddisfazione, poiché in quella enciclopedia in azione, che è il Ministero d’Agricoltura e Commercio, io non aveva mai pace e requie; e mi allontanava ogni giorno dal Palazzo in via della Stamperia, preoccupato da qualche cosa più o meno urgente, rimastami indietro da fare. Era poi da tempo, che io vedeva addensarsi il nembo: lo diceva a Minghetti, offrendogli il mio portafoglio per cominciare l’opera d’una ricomposizione all’intento di migliorare il gabinetto, rafforzandolo: era Ministro, ma nella negoziazione dei trattati aveva parte Luigi Luzzatti, che era stato Segretario generale con esso Minghetti: senza dubbio il Luzzatti era più competente e dotto non solo di me, ma di quanti avessero voluto o dovuto occuparsi di quella materia; ma non ne veniva che dalla trattativa dovesse essere escluso proprio il Ministro titolare, che né allora né mai ha pensato di farsi emulo al Luzzatti, di cui ho ambita la stima e desiderata l’amicizia. Gli avrei ben volentieri e senza cruccio lasciato il mio posto; e a lasciarlo mi moveano anche le quotidiane punzecchiature, che talvolta erano sarcasmi e parevano derisioni, di acri giornali di Roma, il Fanfulla e il Popolo Romano.

Gaspare Finali, Memorie, con introduzione di Giovanni Maioli, Società di studi romagnoli. Città di Cesena, Faenza, Fratelli Lega Editori, 1955, p. 379.