Francesco Coletti commemora il “gran lombardo” Luigi Bodio fondatore della statistica di Stato

Un grande economista e statistico, Francesco Coletti (1866-1940) commemora un altro grandissimo statistico ed economista italiano, Luigi Bodio (Milano, 1840-Roma, 1920). Dopo Pietro Maestri, Bodio fu il secondo fondatore della scienza della statistica di Stato in Italia. Fu lui a dirigere il piccolo ma attivissimo ufficio centrale dipendente dal Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, poi nominato da Crispi primo responsabile della Direzione generale di statistica. Lui a creare attorno a sé uno straordinario, irripetibile gruppo di giovani ed entusiasti funzionari che avrebbero riscosso ammirazione e stima in tutti i congressi internazionali di statistica a cavallo tra Otto e Novecento (Alessandro Aschieri, Augusto Bosco di Ruffino, Rodolfo Benini, Luigi Perozzo, ma anche Bonaldo e Vittorio Stringher, Carlo Francesco Ferraris, Vittorio Ellena). Lui a porre le basi per il radicamento della scienza statistica anche nelle cattedre universitarie, nelle quali molti dei suoi collaboratori divennero apprezzati professori e maestri di intere generazioni di studenti. L’intero stock delle statistiche italiane del periodo costituente – specie di quelle relative al momento del primo decollo industriale – nacque sotto grazie alla sua promozione e sotto la sua guida sapiente. Morì a Roma, il 2 novembre 1920. Ai primi di marzo la salma fu traslata a Milano per esservi sepolta nel Cimitero monumentale. Coletti scrisse in quei giorni il commosso necrologio sul “Corriere della sera” qui in parte riprodotto, ricollegandone la formazione e la cultura pragmatica e liberale alla tradizione dei “grandi lombardi”.

I grandi lombardi della sua giovinezza, dal Romagnosi al Cattaneo e al Correnti, gli avevano fissato nell’animo il principio che le scienze sociali dovevano sempre proporsi uno scopo civile, cioè di progresso nazionale e sociale. Egli, coerente, raccolse statistiche atte non solo a rilevare i fenomeni e i caratteri della popolazione italiana, che in tanta parte erano ancora sconosciuti, ma anche ad illuminare e dirigere l’azione dello Stato e quella dei privati. I suoi corregionali stavano ancora creando la grande industria per la conquista dei mercati dentro e fuori  del paese. Silenzioso e pronto, il Bodio, dall’ufficio di Roma, collaborava con essi per dare l’ossatura economica all’Italia nuova.

Francesci Coletti, Un grande lombardo: Luigi Bodio, in “Corriere della sera”, 8 marzo 1921.