Ettore Lolini: è la Ragioneria generale che fa le leggi

Studioso di scienza delle finanze (autore di vari studi non banali sul tema), alto funzionario dello Stato ma soprattutto fascista della prima ora («un fascista colto e intelligente», lo definisce Giovanni Gentile), Ettore Lolini propugna nel suo libro del 1928 la piena e radicale «attuazione dello Stato fascista». Il volume è (con l’eccezione di due saggi) una raccolta di scritti già editi su riviste e giornali: vi «dominano – come rivendica l’autore nella presentazione – la passione e lo spirito rinnovatore del Fascismo, che deve avere per fine supremo il sostanziale e non formale ed effimero rinnovamento di tutta la vecchia politica italiana». In questo senso colpisce la durezza delle espressioni dedicate alla Ragioneria generale dello Stato, identificata nel libro come uno dei baluardi avversi alla piena realizzazione della «rivoluzione fascista»: la riforma De’ Stefani di appena due anni prima (il testo, riproposto nel libro del 1928, è datato però 1925) appare all’autore da revisionare profondamente.

 

Si è giunti al colmo dell’ingenuità, affidando la formulazione delle leggi sul nuovo ordinamento burocratico esclusivamente alla Ragioneria Generale dello Stato, elevando, come avevano già fatto i precedenti Governi liberali-democratici, la Ragioneria Generale dello Stato (che istituzionalmente dovrebbe essere soltanto un organo contabile) a supremo organo legiferante dello Stato. Tutta la legislazione bolscevizzante del dopo guerra in fatto di ordinamento di carriere e di personale fu opera precipua della Ragioneria Generale dello Stato ed il Governo fascista ha affidato allo stesso organo e agli stessi funzionari (che già godettero la piena fiducia del Governo di Nitti e che fecero le leggi sugli ordinamenti burocratici voluti da Cagoja) quella riforma che avrebbe dovuto rappresentare il profondo rinnovamento spirituale e materiale di tutta la nostra burocrazia!

Ettore Lolini, Per l’attuazione dello Stato fascista, prefazione di Giovanni Gentile, Firenze, Vallecchi, 1928, p. 72.