23 dicembre 1852. Queste parole di Cavour, pronunciate a Torino nel corso della discussione alla Camera subalpina di quella che sarebbe divenuta la legge 23 marzo 1853, n. 1483 (riordinamento dell’amministrazione centrale e della contabilità generale dello Stato) rappresentano – si potrebbe commentare – la visione primigenia di quello che sarebbe poi stato l’apparato ministeriale nella storia stessa d’Italia. Il Regno di Sardegna mutava con quella legge il sistema “misto”, per ministeri (le vecchie segreterie di Stato) e aziende (agglomerati di materie affidate a organismi semi-autonomi) e adottava in modo consapevole il modello franco-belga del ministero, cioè l’articolazione gerarchici-piramidale delle funzioni distribuite nei gradi (solo di lì a qualche anno ripartiti anche secondo livelli di istruzione). La ragione della modifica era prettamente “costituzionale” e si collegava al concetto, introdotto nello Statuto del 1848, della “responsabilità ministeriale”: al ministro, nominato dal Re e verso di lui responsabile occorreva conferire l’unità della direzione e della esecuzione, in rappresentanza piena dell’intera amministrazione da lui dipendente. Ciò comportava che quest’ultima fosse concepita priva di autonomia propria, mero apparato di trasmissione della volontà del ministro e fedele esecutrice dei suoi comandi. Il Rgeolamento successivo (rd 23 ottobre 1611) avrebbe provveduto a calare nelle minute disposizioni organizzative e disciplinari questa visione generale dell’amministrazione. Nasceva di fatto, da quel primo germe, la burocrazia italiana.
Ho di già iteratamente accennato […] che l’istituzione delle aziende fu un immenso progresso nell’amministrazione pubblica. Ma, come ognun vede, siffatto sistema non è più compatibile sotto il reggimento costituzionale colla responsabilità del ministero. Diffatti questa, ove si conservassero le aziende, verrebbe sino ad un certo punto divisa, imperocché il ministero avrebbe soltanto la responsabilità della direzione e non già quella dell’esecuzione.
Atti parlamentari Camera dei deputati, Leg. IV, sess. 1852, Disc., tornata del 23 dicembre 1852, p. 1792.