
Santi Romano (1875-1947) è stato uno dei maestri della scienza giuridica in Italia e altrove. Nel 1909, tenendo all’Università di Pisa una celebre prolusione intitolata Lo Stato moderno e la sua crisi, pose le basi della teoria del pluralismo degli ordinamenti giuridici, cogliendo acutamente le trasformazioni allora in atto nelle società contemporanee e nel mondo del diritto moderno. In questo breve passaggio, tratto appunto dalla prolusione appena citata, egli avvertiva quanto problematico e denso di difficoltà fosse lo studio delle istituzioni politiche e quanto complesso e mutevole ne fosse l’oggetto.
Forse nessuna sfera della conoscenza umana somma in sé così copiose e perenni fonti di illusione come quella che ha per oggetto lo studio delle istituzioni politiche. Si tratta di fenomeni di cui anche la semplice descrizione è difficilissima, sia perché la forma spesso ne cela e travisa la sostanza, sia perché, risultando dalla lotta continua e mai composta di principi irreconciliabili, si presentano sotto aspetti nello stesso tempo molteplici e fuggenti. Le previsioni poi, che sembrerebbero più ragionevoli, sono non di rado turbate dal rivelarsi di elementi nuovi, che, anche quando son preparati da processi secolari, si manifestano all’improvviso; dall’incontro e dalla fusione di correnti già fra di loro lontanissime; da ricorsi storici insospettabili; da miraggi ingannevoli, la cui vita è soltanto fittizia o la cui morte, viceversa, è soltanto apparente.
Santi Romano, Lo Stato moderno e la sua crisi, Milano, Giuffrè, 1969, pp. 5-26.