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La maggioranza dei giudici della Corte suprema americana ha “ridato il potere di regolare o proibire l’interruzione volontaria della gravidanza al popolo e ai suoi rappresentanti eletti“, come ha scritto nella sua sentenza del 24 giugno scorso.
Invece, la minoranza dissenziente ha osservato con amarezza che ora “uno Stato può forzare una donna a portare a termine la gravidanza anche se deve affrontare i più grandi costi personali e familiari, anche se il feto ha le più gravi anomalie o è il frutto di uno stupro o della violenza commessa da un padre su una giovane figlia“.
Continua a leggere QUI l’articolo del Professore sul Corriere della Sera del 27/06/2022.