
Donato Menichella e Ugo La Malfa, l’amicizia di una vita. Il primo (Biccari, 1896) è stato tra i fondatori dell’Iri ai tempi di Beneduce e poi nel dopoguerra governatore della Banca d’Italia dal 1948 al 1960, e come tale fondamentale protagonista della rinascita del paese dopo il fascismo e la guerra. Il secondo (Palermo, 1903) ministro più volte, vicepresidente del Consiglio, leader politico, conoscitore profondo dei mali antichi e nuovi dell’Italia del dopoguerra. È Menichella, il più anziano dei due, che parla in questa lettera: ma la consonanza di idee, finalità, valori etici è palese.
Roma, 6 dic. 1962. Caro La Malfa, grazie del libro e grazie della dedica gentile. Il vecchio amico, sempre più vecchio, ma anche sempre più amico, non ha bisogno di leggere nel libro le testimonianze della continuità e della inflessibilità della Sua linea di pensiero e di azione che mai si smentì, perché grande e insostituibile appoggio essa gli diede negli anni difficili nei quali anche lui cercò, come poteva, la strada migliore per contribuire a rendere il nostro Paese più moderno, e quindi più efficiente e più giusto. Continui a batterla, caro amico, questa strada, con la passione e la competenza che la distinguono, e il successo non le mancherà. Del che sarà più di tutti lieto chi, come me, l’ha sempre seguita con ammirazione grandissima e con affetto veramente sincero. Suo Donato Menichella.
Archivio centrale dello Stato, Archivio Ugo La Malfa, serie II, b. 6, Epistolario, Donato Menichella a Ugo La Malfa, 6 dicembre 1962.