Le competenze contano. Per un umanesimo tecnologico

Le «competenze contano» e contano ancora di più se sono «competenze trasversali», capaci di mettere in moto il pensiero critico del lettore. È questo il compito, culturale e civile, che oggi può ancora svolgere la filosofia. Animati da questa consapevolezza, siamo partiti dieci anni fa con il fisico Carlo Rovelli. Da par suo, nel primo volume della collana Scienza e filosofia, ci ha spiegato Che cos’è la scienza (quella di ieri e quella di oggi, nonché l’atteggiamento mentale che le accomuna) con un affascinante ritratto del filosofo presocratico Anassimandro.

L’umanesimo scientifico e tecnologico di cui parliamo in questo incontro trovava già lì una coerente espressione, ed è venuto delineandosi nei diversi volumi della collana, fino alle uscite attuali. La nuova forma grafica in cui si presentano pone ancora più in risalto il simbolo scelto allora: l’«I think» con cui Darwin introduceva il disegno del suo «corallo della vita». Le idee, i pensieri, l’intelligenza, «contano» eccome, e la collana Scienza e filosofia nutre l’ambizione di coglierli nel loro stato nascente, o perlomeno di fornire gli strumenti critici necessari per riconoscerne il valore.

Così a dover «contare», in una società e con una politica che troppo spesso ha mostrato di volerne fare a meno, sono le competenze significativamente rappresentate dai protagonisti di questo incontro, tutti autori della collana Scienza e Filosofia di Mondadori Università, diretta da Armando Massarenti. Le competenze del giurista Lorenzo Casini, che nel suo libro ci mostra che nell’era di Google, della globalizzazione e del trionfo delle tecnologie informatiche, nonostante tutto, parafrasando Mark Twain, la notizia della morte dello Stato è alquanto esagerata. O quelle dell’”eticista” Vera Tripodi che si inoltra nei dilemmi etici e filosofici legati, per esempio, alla progettazione di robot capaci di svolgere attività umane, tra cui le automobili a guida autonoma. E le competenze, più che mai trasversali, di Lucio Russo, esperto di meccanica statistica ma anche grecista e storico della scienza, che in Flussi e riflussi mostra quanto della geniale teoria delle maree di Newton fosse già presente nel pensiero ellenistico; e, last but not least, di Vittorio Marchis, il cui «dizionario filosofico dell’ingegneria» è il punto di arrivo di una lunga esperienza che lo ha portato a coniugare strettamente i saperi politecnici con le scienze umane. Perché è appunto di un consapevole e profondo «umanesimo tecnologico» ciò di cui oggi – nelle università e nelle nostre vite – sentiamo un urgente bisogno.

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