L’amministrazione ai tempi della blockchain: il caso estone

Tra i numerosi paesi che stanno investendo nella tecnologia blockchain, l’Estonia risulta essere il leader nella digitalizzazione della pubblica amministrazione. Il particolare protocollo utilizzato si presta ad usi nei più svariati settori e, di particolare rilievo, risulta l’implementazione nel sistema sanitario, in grado di migliorare considerevolmente la vita dei cittadini.

Tra i numerosi fronti aperti dallo sviluppo dell’e-Government, di particolare interesse risultano le possibilità applicative della Blockchain. Questo protocollo, nato come strumento per la gestione della criprovaluta bitcoin, ma presto sfruttato autonomamente vista la sua grande versatilità, si prospetta come un valido supporto nella digitalizzazione della pubblica amministrazione.

A capo di questa «rivoluzione blockchain» sembrerebbe essersi imposta l’Estonia. Fin dal 1997, infatti, questa nazione ha iniziato una profonda riflessione nei rapporti con la cittadinanza, investendo in una forte digitalizzazione e, pioneristicamente fin dal 2008 nella tecnologia blockchain. La prima applicazione pratica, però, si è avuta nel 2012 con il «registro delle successioni» tenuto dal Ministero della Giustizia. Il particolare modello tecnologico seguito, in cui viene trasmesso solamente l’hash alla «catena», vista l’assenza di pesanti archiviazioni sulla blockchain, garantisce un’elevata velocità e flessibilità del protocollo. Il sistema utilizzato, denominato KSI (Keyless Signature Infrastructure), si configura come una particolare blockchain non basata sul numero delle transazioni, quanto su una scala lineare di natura temporale. Il complesso sistema di database garantisce una struttura in grado di assicurare la costante disponibilità dei dati

La ragione di un simile investimento nel settore della sanità è data dal livello di protezione e inalterabilità offerto da tale tecnologia: il protocollo utilizzato dall’Estonia permette l’immediata individuazione di eventuali violazioni o pericoli per la sicurezza, al contrario di altri sistemi tecnologici che, in media, necessitano di circa sette mesi.

Progressivamente, quindi, è stato valorizzato un numero sempre maggiore di servizi, tra cui si annoverano attualmente il registro delle proprietà (esperienza sperimentata anche in altri paesi), quello delle imprese, il digital court system, la gazzetta di stato e, infine, il registro sanitario.

Quest’ultima innovazione si pone come la riforma di maggior rilievo e interesse dell’e-Government; la qualità e la quantità dei dati correlati al sistema sanitario, infatti, impone di assicurare elevatissimi standard di sicurezza ed integrità. L’interoperabilità dei record, nonché la loro accessibilità in qualsiasi sede del sistema sanitario nazionale, assicura un abbattimento dei costi e dei tempi della burocrazia, nonché una maggior efficacia delle cure.

Attraverso il KSI è possibile garantire sia la consapevolezza in tempo reale dell’integrità dei dati memorizzati – in modo che gli amministratori possano vedere eventuali violazioni e agire immediatamente per limitare i danni- che una drastica riduzione dei costi, economici e burocratici, derivanti dalla gestione del sistema sanitario.

Quest’ultimo punto, infatti, è quello che maggiormente ha inciso sulla vita dei cittadini estoni: la natura distribuita della blockchain ha reso di gran lunga più semplice la condivisione dei dati tra i soggetti autorizzati, aumentando notevolmente l’efficienza, nonché migliorando il coordinamento delle cure. I costi complessivi delle cure mediche, inoltre, risultano ulteriormente ridotti da un migliore coordinamento tra le effettive prestazioni sanitarie rese e le richieste assicurative.

Una simile sinergia, proprio in conseguenza alla maggior certezza riguardo il profilo anamnestico del paziente, comporta, inoltre, una riduzione dei costi assicurativi anche per tutti coloro che invece decidano di rivolgersi a forme private di sanità. La certezza riguardo alla posizione sanitaria dell’assicurato, infatti, riduce drasticamente l’asimmetria informativa della compagnia assicurativa, con conseguente riduzione del rischio assunto da questa.

La volontà di promuovere un sistema virtuoso in grado di autoalimentarsi, inoltre, ha portato alla teorizzazione di un sistema di redistribuzione dei costi di mining. Infatti, sono state previste delle ricompense per l’attività di registrazione prestata dagli operatori sanitari, sotto forma di metadati anonimizzati. Tali informazioni potranno essere utilizzate per finalità di studio ed analisi, coniugando la digitalizzazione dell’amministrazione con l’investimento nella ricerca scientifica. Nei fatti, quindi, a minori costi per la ricerca, la quale ha a propria disposizione un consistente quantitativo di dati, seguono anche minori costi di gestione del protocollo a carico dell’amministrazione.

L’esperienza estone, dunque, si configura come un esempio paradigmatico per qualsiasi nazione che voglia procedere con una digitalizzazione del proprio sistema sanitario, anche nell’ottica di una progressiva riduzione dei costi e di snellimento del carico amministrativo.

Certo è, però, che tali risultati vanno valutati in un’ottica di generale avanzamento tecnologico dell’amministrazione e della cittadinanza. Basti pensare, a titolo di esempio, che l’intero territorio nazionale risulta fornito di una connessione internet, che oltre il novantanove percento dei servizi pubblici sono online, nonché che circa il novantotto percento della popolazione è dotato di una carta d’identità digitale, tanto da adottare il motto «only getting married or divorced and selling real estate cannot be done online».

Una simile opera di digitalizzazione, quindi, nonostante sul lungo periodo evidenzi degli indubbi vantaggi, pone dei problemi di implementazione nel breve termine. Infatti, oltre agli elevati costi di progettazione e installazione, si renderebbe necessaria una consistente attività di riduzione del digital divide generazionale.

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