
“Il governo della non sfiducia” fu la bizzarra formula con la quale venne battezzato l’esecutivo formato da Giulio Andreotti nel 1976, l’Andreotti III, un monocolore democristiano sostenuto di mala voglia dall’esterno dai vecchi partiti del centro-sinistra ma anche dai voti di astensione del Partito comunista, senza i quali non avrebbe potuto raggiungere la maggioranza. Nel film del 2022 girato da Marco Bellocchio (il secondo, “Esterno notte”, dedicato alla tragica vicenda di Aldo Moro) la battuta è stata messa in bocca dal regista a Giulio Andreotti, nelle trattative con Berlinguer per convincerlo alla astensione. In realtà lo stesso Andreotti, nei suoi “Diari degli anni di piombo” (editi postumi da Mondadori nel 2021) ne attribuiva il conio a Luigi Cappugi, un deputato democristiano di lungo corso non alieno da simili giochi di parole. Nel diario, alla data dell’11 agosto 1976, il presidente annotava però con arguzia un suo lontano ricordo che merita d’essere citato. Un sorriso forse fuori luogo, in un contesto politico tanto drammatico che di lì a circa due anni sarebbe sfociato nel delitto Moro. Ma anche interessante – se la fonte, Piccioni, fosse attendibile – per penetrare meglio la personalità di un leader carismatico quale fu Alcide De Gasperi.
Quando [Cappugi] me la enuncia, ricordo una bonaria ironia di Piccioni che, per sottolineare la grande prudenza di De Gasperi, narrava che il giorno del suo matrimonio, alla domanda se volesse prendere in moglie la signorina Francesca Romani, aveva risposto: ‘Non dico di no’.
Giulio Andreotti, I diari degli anni di piombo. 1969-1979, a cura di Serena e Stefano Andreotti, Milano, Solferino, 2021, p. 457.